In attesa di risposte vissute e imitabili

Una democrazia ancora fragile, un popolo ricco di umanità. La presenza dei Focolari.
Maria Voce

«Siamo un popolo che cerca disperatamente la salvezza. Ma il principale ostacolo nel trovarla è la nostra mentalità, non la mancanza di persone che possono e vogliono aiutarci». Così Billy Esposo, popolare editorialista del The Philippines Star, conclude un fondo in occasione della visita di Maria Voce, presidente dei Focolari.

Il Paese, negli ultimi decenni, è passato dalla dittatura di Marcos alla rivoluzione pacifica che ha portato Cory Aquino alla testa della democrazia ritrovata. Per continuare con vicende alterne di Ramos ed Estrada. Gli ultimi anni sono stati caratterizzati da un processo di sfiducia nelle istituzioni. L’attuale presidente Arroyo si è rivelata abile e capace nel “manipolare” le persone giuste nei momenti e nei luoghi giusti. Ha tentato di cambiare la Costituzione per restare al potere, ma ciò le ha alienato le simpatie della gente.

Il Paese ha conosciuto, lo si deve riconoscere, un notevole balzo in avanti, ma restano contraddizioni profonde: l’80 per cento della ricchezza è in mano al 5 per cento della popolazione e non sono pochi quelli che possono permettersi un solo pasto al giorno. A questo si aggiunge la posizione geografica, che non di rado significa calamità naturali.

L’economia filippina oggi regge per i proventi dei sette milioni di cittadini impiegati all’estero e nei call-center, entrate legate cioè a fasi storiche che possono mutare in tempi brevi e che creano problemi sociali non indifferenti, in particolare alle famiglie. E il consumismo rampante distrugge i valori tradizionali.

Le elezioni presidenziali previste per maggio sono una grossa incognita. Da una parte, il funerale di Cory Aquino ha lanciato sulla scena il figlio Noy Noy, volto pulito che può essere un potenziale candidato alternativo alla Arroyo. I giochi, però, non sono così facili e l’opinione pubblica è facilmente manipolabile.

 

In questo contesto tutt’altro che sereno, che comunque resta ancorato alla natura gioiosa di un popolo unico nel contesto asiatico, opera da 54 anni il Movimento dei focolari. La recente visita di Maria Voce è stata l’occasione per un bilancio. Ciò che senza dubbio impressiona è la diffusione del movimento non solo in ambito prettamente religioso, ma anche in contesti quali economia, politica e media.

Ho conosciuto esperienze a non finire, tutte di gruppo, segno di una scelta non solo personale, ma di una mentalità diffusa ed acquisita. «Ho visto una vera rivoluzione svilupparsi nelle carceri dove da quarant’anni portiamo questo spirito evangelico – racconta ad esempio Renè, uno dei primi giovani ad aver conosciuto i Focolari nel 1967. Oggi con un viso ormai incorniciato da una barba bianca, racconta come «ogni mese decine di carcerati si incontrano per comunicarsi come vivono lo spirito evangelico. Quando escono vengono accolti dalla comunità dei Focolari».

Teresa Ganzon, con il marito e due figlie, sostiene il Bangko Kabayan, un istituto bancario rurale che fa parte del progetto dell’Economia di Comunione, con 10 mila clienti. L’85 per cento sono donne di ceti poveri: dotate di coraggio ed intraprendenza, sono riuscite a costruirsi una dignità sociale grazie al programma di micro-credito della banca. Neanche la recente crisi ha minato la fiducia nel Bangko Kabayan, che, in collaborazione con altri istituti bancari, ha contribuito in modo decisivo a salvare l’industria sul territorio in cui opera.

Sono solo due esempi, ma esplicativi, di una penetrazione progressiva all’interno di un tessuto sociale, che, come sottolinea Esposo, ha senz’altro bisogno di una iniezione di proposte vissute credibili ed imitabili.

 

Davanti a 5500 preti

Maria Voce ha partecipato al World Trade Center di Manila al II Congresso nazionale del clero filippino: 5500 sacerdoti e 87 vescovi. È  stata invitata a dare la sua testimonianza come laica. Il card. Rosales, arcivescovo di Manila, ha accolto la presidente con grande calore e ha sottolineato come la vocazione del movimento sia quella di contribuire a formare comunità che, grazie alla vita concreta del comandamento dell’amore reciproco, possono dire di camminare con il Santo in mezzo a loro. In questo sforzo costante realizzato da tutti c’è la possibilità altrettanto concreta, ha concluso, di contribuire a far sì che «la Chiesa oltrepassi i confini degli edifici di culto e, nella piena comunione fra clero e laici, si fa più vicina all’umanità di oggi. E insieme rispondiamo alla chiamata di evangelizzare il mondo».

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