I cavalieri della Valle Faul

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Non sempre, e non automaticamente, il fatto di essere cittadini piccoli , è sinonimo di cittadini in scala ridotta. Lo hanno dimostrato con lampante evidenza gli alunni di una scuola elementare, la Alessandro Volta di Viterbo. Frequentavano appena la seconda classe, e già avevano iniziato a far parlare le cronache cittadine. Il motivo? Nulla di più prosaico: si erano stufati, raccontano, di mettere in sacchetti distinti la carta, la plastica e i resti delle merende, come la maestra aveva loro insegnato, per poi essere costretti a cercare col lanternino quei pochi contenitori per la raccolta differenziata esistenti allora in città. Che fare? Dopo un animato consiglio di classe, decisero alla fine di scrivere al sindaco, per loro un personaggio mitico, che immaginavano sempre indaffarato a firmare ordinanze per i cittadini. Gli inviarono delle simpatiche letterine, tutte colorate, chiedendogli, se possibile, un maggior numero di campane per la raccolta differenziata. E, particolarmente, di farne posizionare alcune nei pressi della scuola. Con nostra meraviglia – riferisce la loro insegnante Maria Letizia Benedetti Curti – il sindaco ci ha riposto con una lettera scritta di suo pugno, in cui tra l’altro ci diceva: Guarderò le vostre lettere ogni volta che le difficoltà del mio lavoro mi renderanno di cattivo umore. Sono sicuro che riuscirete a strapparmi un sorriso e a riscaldare il mio cuore, come avete fatto in questa occasione. Sta di fatto, che da allora i raccoglitori richiesti dagli alunni sono spuntati un po’ dappertutto in città. Da allora, i nostri simpatici ed intraprendenti ragazzi, nominati dal loro sindaco piccoli cavalieri e damigelle di Viterbo, iniziarono a prendersi a cuore le sorti della loro città. Un titolo che, guadagnato sul campo, in una città così ricca di tradizioni millenarie, conserva ancora intatto tutto il suo fascino. L’anno successivo, in terza elementare, i cavalieri indirizzano un’altra lettera al sindaco, per sottoporgli in progetto a cui tengono molto. Man mano infatti che procede la loro conoscenza dei quartieri in cui vivono, cresce in loro il desiderio non solo di rispettare l’ambiente, ma anche di individuare le situazioni che lo degradano e, possibilmente, di porvi rimedio. Tra questi, la Valle Faul, un territorio a ridosso delle mura cittadine ricco di una storia millenaria, ed adibito ora a parcheggio sterrato. Un desolante vuoto abitativo, dove un tempo pulsava la vita cittadina. Il suo nome deriva dall’omonima porta, una delle più antiche della cintura muraria. Basti dire che il toponimo Faul è dato dalle iniziali dei primi quattro quartieri da cui ha avuto origine la città, in un territorio abitato già in epoca etrusca. Come restituire alla vita cittadina quel sito, renderlo di nuovo un luogo di aggregazione, di incontro di grandi e piccoli, di cittadini viterbesi e di turisti? Nascono tante idee, le più disparate, e non è semplice – dice la signora Curti – mettere insieme esigenze e vedute tanto varie. C’è chi propone un laboratorio per aggiustare i giocattoli rotti; chi vorrebbe un bar dove tutti i bambini possano un giorno alla settimana consumare gratis un gelato (naturalmente il bis non è ammesso)…. È prevista, inoltre, una piscina con tanto di sdraio e scivoli, un piccolo teatro per rappresentare spettacoli scritti da bambini, un ambiente per festeggiare i compleanni, una clinica per gli animali, un museo dove mettere le macchine di santa Rosa in pensione, una fontana dove ogni turista possa lanciare una moneta da dare ai poveri… Ne risulta, infine, un mix inconsueto di spazi e luoghi di svago (ma non solo) a misura di bambino. A quel punto, il progetto viene riportato in una cartina su scala della Valle Faul, con gli opportuni chiarimenti e note riportati in calce. Un gran lavoro, che non vorrebbero però tenere appeso in una parete della loro aula, accanto agli altri lavori. Vorrebbero mostrarlo, spiegarlo al sindaco. Gli scrivono perciò una lettera, chiedendogli un appuntamento per illustragli il loro progetto: Caro sindaco, come stai? Ti ricordi di noi? Ti abbiamo già scritto l’anno scorso per chiederti di aumentare la quantità dei cassonetti per la raccolta differenziata. Ora, nel ringraziarti della tua attenzione, vorremmo chiederti un’altra cortesia. Abbiamo preso sul serio le sorti della nostra città, ci siamo messi insieme ed abbiamo elaborato un progetto per renderla più pulita a più bella. Così abbiamo pensato a Valle Faul: ci sono venute molte idee per renderla fruibile ai cittadini viterbesi e non, grandi e piccoli (soprattutto piccoli). Nell’attesa di incontrarci, ti ringraziamo anticipatamente della tua gentilezza. I piccoli cavalieri di Viterbo. Sta di fatto che il modo originale e garbato di farsi conoscere e far conoscere le proprie idee cattura anche questa volta l’attenzione del sindaco Giancarlo Gabbianelli, che decide di far visita ai ragazzi nella loro scuola. Senza lasciarsi intimidire, i ragazzi illustrano con precisione e con ricchezza di particolari il loro progetto. Dietro quelle idee, esposte con tanta freschezza e limpida ingenuità, il sindaco scorge delle precise richieste da parte dei suoi giovanissimi amministrati che non può né eludere, né deludere. Anzi, dice loro che le vostre idee, nate dalle vostra limpida fantasia, si incontrano con quelle che l’amministrazione comunale vuole portare avanti per la città. Ciò che è successo dopo, è storia di quest’ultimo anno: da quell’incontro del sindaco con i suoi piccoli concittadini, si sono notati più cantieri all’opera nella Valle Faul. Avevano chiesto al sindaco due cose: che nella fontana (quella delle monete) fosse scritto il nome della loro scuola. Ci starebbe proprio bene – gli avevano detto – e poi ci piacerebbe tanto! Potremo raccontare ai nostri figli cosa c’è dietro quel nome scolpito sulla fontana. Vorrebbero, inoltre, dare un nome nuovo alla Valle Faul così rinnovata. I bambini – spiega la loro maestra – amano molto i personaggi dei cartoni animati Gibì e Doppiaw, quelli di Città nuova. Li sentono quasi invisibili compagni di scuola, molto vicini perché amano la natura e praticano la regola d’oro che loro cercano di vivere in classe. Ma non immaginavo che tale amore giungesse al punto di chiedere che la valle così rinnovata si chiamasse Valle della Regola d’oro, e che i due personaggi diventassero il logo del nostro progetto. Con sotto braccio i due simpatici personaggi creati da Walter Kostner, i nostri bambini da un pezzo corrispondono via e-mail con una scuola elementare di Punta Grossa in Brasile. Hanno così saputo che in quelle terre il Natale è d’estate. Gli alunni viterbesi hanno invece fatto conoscere la macchina di santa Rosa, orgoglio della città. Non contenti, sono giunti a Tucuman, in Argentina, dove hanno conosciuto le difficoltà che tanti loro coetanei hanno ad andare a scuola in quella regine che si trova ai piedi delle Ande. Si sono impegnati insieme per adottarne alcuni a distanza. Avevano letto in classe la storia di Pablo, un bambino di sette anni che pesava appena quattro chili. Ed è così che i nostri piccoli cittadini hanno messo mano a imprese grandi.

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