Grecia, le ferite di un’estate di acqua e fuoco

Le calamità naturali che si sono abbattute questa estate sulla Grecia sono state devastanti: incendi che hanno divorato 1,5 milioni di ettari di territorio e inondazioni che hanno distrutto 750 mila ettari, quasi tutti coltivati. Molti danni hanno subito il turismo e le strutture alberghiere.
Un signore guarda come le fiamme si avvicinano alla spiaggia di Kochyli vicino al villaggio di Limni sull'isola di Evia, circa 160 chilometri a nord di Atene, Grecia. (AP Photo/Thodoris Nikolaou)

Il nuovo governo di Kyriakos Mitsotakis pare non sia riuscito a godersi il trionfo elettorale di fine giugno a causa dei vasti e feroci incendi ai quali sono seguite tempeste e inondazioni fatali che hanno completamente devastato interi territori: 1,5 milioni di ettari bruciati e 750 mila inondati, 97 per cento dei quali intensamente coltivati.

A luglio il fuoco, durato due settimane, ha distrutto metà dell’isola di Rodi, nell’Egeo orientale, e pochi giorni dopo un nuovo enorme incendio è divampato nei dintorni di Alessandropoli nella regione di Evros (al confine con la Turchia), e in 16 giorni ha distrutto boschi, case, allevamenti e coltivazioni, fortunatamente con poche vittime – poche in confronto alla durata e alla devastazione provocata dagli incendi.

Come se non bastassero le terribili conseguenze degli incendi, in settembre la tempesta Daniel ha colpito particolarmente la regione della Tessaglia e specialmente le zone intorno a Karditsa, Larissa, Volo, l’isola di Sciato nelle Sporadi e il nord dell’isola di Evia (Eubea). Finora ci sono quindici vittime mentre il numero degli dispersi non è ancora precisamente identificato. Si dice che unalluvione e inondazioni di questa intensità non si erano registrate negli ultimi 150 anni. Si tratta di una catastrofe di proporzioni enormi.

Come succede in situazioni simili ci sono molte storie personali tragiche, come quella della coppia austriaca in viaggio di nozze che è rimasta dispersa. Gli sposi, che venivano ogni estate in Grecia anche in precedenza, quest’anno dopo il matrimonio sono venuti con i genitori, che sono ripartiti due giorni prima della tempesta, mentre la coppia è rimasta per continuare il viaggio di nozze.

Le autorità greche, incluso l’esercito e la polizia e molti volontari, fanno del loro meglio per gestire la situazione. Però, secondo l’opposizione e non solo, il governo non ha mostrato la prontezza necessaria e tempestività di intervento, anzi ha reagito all’emergenza con un ritardo di almeno tre giorni.

È vero che la catastrofe è dovuta in gran parte ai cambiamenti climatici, però questo argomento non può essere sempre usato come alibi e come l’unica spiegazione per la mancanza di prevenzione e dell’allestimento previo delle infrastrutture necessarie per affrontare disastri di tale dimensione. D’altronde la crisi climatica è nota da più di dieci anni, tempo sufficiente per predisporre le difese contro i disastri naturali.

Ma forse non è questo il momento per attribuire responsabilità, perché ora la priorità è l’assistenza alle persone che sono rimaste proprio a zero e l’intervento per riparare il più possibile i danni.

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