Grazie Mino

Il ricordo di chi l'ha conosciuto in prima persona. Un uomo che ha vissuto la politica come impegno quotidiano della coerenza
martinazzoli

Leggere i numerosi commenti di chi da ieri lo sta commemorando ha rafforzato ancor di più il grazie che sento gli dobbiamo tutti: ricordare oggi quel suo modo di fare e di intendere la politica può diventare un incoraggiamento a ritrovare valori ed impegno come politici e come cittadini.

 

Ricordo che quando si alzava a parlare, da capogruppo di una Democrazia Cristiana già piegata sotto i colpi di Tangentopoli, si faceva silenzio in tutta l’aula a Montecitorio. Non solo per quel suo procedere dotto e fine nell’argomentare, ma soprattutto perché la sua “moralità civica” si imponeva, da destra e da sinistra, cristiani e non riconoscevano l’autenticità delle sue parole e l’universalità dei valori che evocava.

 

In tutta la sua vita politica non ha mai temuto di essere in minoranza, “non è l’avere la maggioranza che rende giusta un’idea”, piuttosto temeva l’ignavia del pensiero politico, l’aver, per esempio, abbandonato il progetto per detenere ad ogni costo il potere.

 

Fare politica da cristiano, per lui, era misurarsi ogni giorno con l’impegno quotidiano della coerenza, prediligendo, nel prendere posizioni, la mitezza del confronto all’enfasi della crociata.

 

Aveva scelto con coraggio la politica “mite”: uno strumento che non evita i confronti anche forti, ma misura sempre il proprio limite, che non si fa fonte dei propri valori, ma servizio non invasivo alla gente.

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