Europa: chi inquina paga

Storica intesa nella Ue sulle emissioni. Raggiunto un accordo dopo una maratona negoziale di quasi 36 ore: addio quote gratuite nel 2034. Nasce il fondo sociale per il clima da 86 miliardi
Inquinamento
(Foto: Pixabay)

L’Unione europea compie un importante passo in avanti per arrivare alla neutralità climatica entro metà secolo. Da venerdì scorso e fino a domenica mattina si è svolta una seduta non stop fra le istituzioni europee le quali hanno raggiunto un accordo sui connotati del nuovo mercato della CO2 dei Ventisette Paesi membri. È dal 2005 che esiste un prezzo alle emissioni di CO2, basato sul principio “chi inquina paga”.

L’Emission trading system (Ets) che nasce oggi dopo questi giorni di lavoro intenso in ambito europeo sarà il principale strumento dell’azione climatica Ue dei decenni a venire. Una delle novità riguarda l’allargamento del campo, non più solo su industria ed energia. Per la prima volta al mondo infatti un mercato della CO2 coprirà anche i trasporti via mare, quelli via gomma, il riscaldamento e, negli anni a venire, gli inceneritori.

Un’altra grossa novità mai avvenuta prima è la creazione di un Fondo sociale per il clima con oltre 86 miliardi di euro. Un portafoglio di cui l’Ue e gli Stati disporranno per tutelare i cittadini dagli aumenti del costo dell’energia per interventi strutturali, ma una parte (37,5%) potrà essere usata per erogare veri e propri aiuti diretti alle famiglie.

Il terzo originale contenuto è la Cbam, ovvero la “carbon tax” alle frontiere che applicherà il prezzo della CO2 dell’Ue ai prodotti importati di alcuni settori, per consentire alle imprese europee di competere il più possibile ad armi pari con quelle di Paesi dove le politiche del clima sono meno stringenti. Questo è utile per evitare la perdita di posti di lavoro.

La Cbam in realtà già esisteva ma c’era bisogno di formalizzare alcuni aspetti per renderla operativa il prima possibile portando alla corrispondente eliminazione dell’attuale sistema anti-delocalizzazione, quello delle quote gratuite di emissione. Il passaggio tra un sistema e l’altro sarà molto graduale, dal 2026 al 2034.

Quindi entro il 2030 la grande industria e il settore energetico dovranno diminuire le proprie emissioni del 62% rispetto al 2005, anno di inizio del sistema del prezzo alle emissioni Co2. Ad oggi il taglio è stato di quasi il 43%, ma la velocità della riduzione dovrà aumentare notevolmente per raggiungere gli obiettivi.

Le compagnie di navigazione pagheranno per tutte le loro emissioni di CO2, metano e protossido di azoto dal 2027, cioè il sistema coprirà il 100% delle emissioni dal 2026.

Dal 2027 un Ets separato riguarderà trasporti su strada e edifici, cioè le emissioni dei carburanti alla pompa e il combustibile da riscaldamento. Il sistema è studiato per incidere sui fornitori di carburante e non sulle famiglie. L’unico problema che emerge dalle valutazioni di impatto della Commissione europea riguarda gli aumenti del costo della benzina. Se i costi dovessero rivelarsi insostenibili, l’entrata in vigore del sistema sarà rimandata di un anno.

Una nota alla fine del comunicato stampa del Consiglio Ue riguarda in modo particolare l’Italia. «Dedicato alla memoria di Mauro Petriccione», si legge. Un omaggio al direttore generale della Direzione Generale Azione per il clima della Commissione europea, scomparso improvvisamente il 22 agosto scorso

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