Esiste un’alternativa

La salute mentale. Una vera e propria emergenza che colpisce soprattutto i paesi poveri ma non risparmia quelli ricchi. Sui primi gravano infatti le conseguenze della miseria con malattie legate spesso alla malnutrizione e alle carenti condizioni igienico-sanitarie. Degli altri tipica è la depressione. Senza dimenticare gli effetti nefasti riscontrabili nelle popolazioni dei paesi in guerra. Un universo complesso che attende ancora soluzioni serie e adeguate anche nel nostro paese. Sulla situazione nostrana abbiamo intervistato il dott. Roberto Marchioro, medico psichiatra che lavora presso il Centro di salute mentale di San Polo di Torrile (Parma). Un esempio, il suo, di come anche in psichiatria, esistano metodi alternativi che producono risultati notevoli. “Una casa bella e spaziosa che ospita 10 pazienti psichiatrici gravi per degenze brevi (2-4 mesi) e funziona anche da centro diurno per i pazienti già dimessi, abitanti nel territorio circostante. Vi operano 11 infermieri, un educatore e un medico. Fino a un anno fa, il centro dove adesso lavoro era una struttura simile a tante residenze per malati psichici cronici che si trovano in tutta Italia: porta d’ingresso chiusa a chiave, aria viziata dal fumo intenso, richiesta insistente da parte dei degenti solo di sigarette, caffè e permessi di uscita”. Esordisce così il dott. Marchioro. Qual è stato il primo obiettivo del suo lavoro? “Siamo partiti dall’aprire le porte. Ma le resistenze e le paure erano tante. Un giorno, però, una paziente alcolista, con la gamba steccata per una contusione al ginocchio, è riuscita a scavalcare lo stesso la rete di recinzione, senza che nessuno se ne accorgesse. Ciò ci ha convinto che le restrizioni fisiche non servono a contenere le tendenze trasgressive dei nostri ricoverati. “Occorreva un cambio di mentalità; cioè il paziente andava coinvolto nella gestione della quotidianità e del centro, e anche il progetto riabilitativo andava discusso e possibilmente concordato con loro. Da allora mi trovo settimanalmente con tutti i degenti e si discutono e decidono insieme alcune cose importanti: ad esempio il regolamento interno, il divieto di fumare, come migliorare la qualità del cibo…”. In che modo i pazienti trascorrono la giornata? “Il nostro obiettivo è quello di elaborare con loro un progetto, proporre e far scegliere loro le attività di tipo abilitativo che preferiscono, concordare le uscite, le visite di parenti ecc… Per parecchi è anche fondamentale acquisire delle abilità lavorative e quindi frequentare uno dei corsi di formazione professionale attivati dalla Provincia”. Quali attività proponete settimanalmente? “Attività di tipo artistico: il teatro, gestito da una cooperativa convenzionata; la pittura, condotta da un pittore volontario; la danza, gestita da una psicologa convenzionata. Poi c’è il rapporto con gli animali: l’ippoterapia e l’addestramento cani, ad opera dei volontari del Soccorso Cinofilo Parmense, che presenteranno questa esperienza al convegno nazionale di “Cinoterapia” che si terrà a Colorno (Pr), il prossimo 18 ottobre. “Organizziamo una gita settimanale alla scoperta della natura o dell’arte) con altri pazienti del territorio; una riunione anch’essa settimanale col medico e gli infermieri in servizio; teniamo un gruppo di auto-mutuo-aiuto, in cui loro stessi, con la facilitazione dell’educatore, discutono di argomenti argomenti di loro interesse. In particolare quest’ultimo accoglie anche persone che vengono da casa loro, in prevalenza ex ricoverati nel nostro centro e si interessa anche di aiutare concretamente chi sta peggio. È il caso dell’adesione a due progetti: “Chiama l’Africa”, sostenuto da un padre missionario saveriano che abita vicino al nostro centro, e il “Progetto Africa”, sostenuto dai Giovani per un mondo unito. C’è stato quindi anche uno scatto sociale di questi pazienti, che sono diventati cittadini attivi e addirittura i più forti sostenitori di questi progetti nel piccolo paese”. Come avete conosciuto e coinvolto dei volontari, in questo campo di attività molto difficile? “Cerchiamo di essere molto aperti nei loro confronti e di sostenerli nelle loro proposte, ad esempio favorendo le loro iniziative. Il primario e la psicologa hanno organizzato due corsi di formazione per loro e l’azienda Ausl ha deliberato di venire incontro a tali volontari pagando l’assicurazione obbligatoria e rimborsando piccole spese concordate. “Vorrei sottolineare l’apporto prezioso dei Giovani per un mondo unito che hanno avviato l’esperienza pilota del complesso Onirici (vedi Città nuova n.14/2001). Ogni volontario, poi, ha invitato altri volontari e attualmente circa 20 persone collaborano più o meno con le attività del nostro centro”. Quale futuro si prospetta per i vostri degenti? “In genere vengono da noi appena superato un periodo di grossa crisi conseguente ricovero in reparti psichiatrici ospedalieri. Si favorisce quindi il recupero di una certa stabilità psicologica, un primo sviluppo di attività socializzanti e il ritorno in famiglia. “Quando le famiglie rifiutano il loro rientro, si cerca di inserirli in appartamenti protetti gestiti da cooperative convenzionate con l’Ausl”.

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