Emergenza Covid: l’assalto della mafia

I rischi di infiltrazione criminale nell’economia sana del Paese durante il lockdown. La relazione semestrale della Dia al Parlamento fotografa alcuni dati di rilievo. Uno sguardo ai dati dell’Emilia Romagna al Nord, la Sicilia al Sud. Ecco come si muove la criminalità organizzata e quali sono le sue mire
I portici di Bologna

Nell’emergenza Covid, molte piccole imprese stanno soffrendo. Molte sono costrette a chiudere i battenti, a vendere. E, in queste maglie si insinuano agevolmente le mire della mafia, anzi delle mafie. Spesso c’è chi acquista, utilizzando anche denaro di dubbia provenienza.

Lo scenario, stavolta, non è quello delle Regioni del Sud. C’è l’esempio della ricca e prosperosa Emilia, terra di promesse e di potenzialità. I tentacoli della criminalità organizzata sono arrivati anche qui.

L’Emilia finora è sempre stata ritenuta meno a rischio rispetto ad altre Regioni, ma qui la criminalità organizzata avrebbe fiutato la possibilità di fare dei buoni affari sfruttando il particolare momento di crisi che molte aziende stanno attraversando a causa della pandemia. Chi non ce la fa più a mantenere i costi di gestione, senza poter avere adeguati ricavi, è costretto a chiudere i battenti, a cedere la propria attività.

Secondo la Dia «piccole e medie imprese a prezzi di saldo potrebbero diventare un potenziale “affare” per la criminalità organizzata, sempre pronta ad approfittare della crisi economico-finanziaria, speculando sulle inevitabili difficoltà che hanno colpito moltissimi imprenditori». Molte piccole ditte commerciali o imprese del settore alberghiero, turistico, o imprese di servizi, «per far fronte a spese di gestione ordinarie, pur in assenza di ricavi, potrebbero essere svendute alle associazioni malavitose».

Il rischio di infiltrazione è concreto. Intere aziende potrebbero passare di mano ed entrare a far parte di un sistema che, da sempre, si rivela pericoloso per l’economia sana.

La criminalità, inoltre, ha puntato lo sguardo sul fiume di risorse che si riverseranno nel nostro Paese nei prossimi mesi. I risichi maggiori, in Emilia come altrove, sono quelli dell’infiltrazione mafiosa nel settore sanitario che, anche nei prossimi mesi, sarà quello dove si concentrerà la maggiore quantità di denaro. Il settore sanitario e quello della cosiddetta “green economy”, con la riconversione energetica che si sta sostenendo, potrebbero diventare dei bocconi ghiotti anche per la malavita. Lo sguardo è puntato anche sugli appalti per le grandi opere che si vorrebbero realizzare.

Dall’Emilia Romagna alla Sicilia. Qui è molto alto il rischio che le conserterie mafiose allunghino i tentacoli sulle amministrazioni locali. I mesi del lockdown hanno rappresentato uno spartiacque. «Il lockdown – scrive la Dia – ha rappresentato l’ennesima occasione per sfruttare la situazione ed espandersi nei circuiti dell’economia legale e negli apparati della pubblica amministrazione».

Emerge anche il dato riguardante i reati di riciclaggio, corruzione, e anche gli scambi elettorali politico-mafiosi. La mafia ha cercato di accedere ad appalti e finanziamenti pubblici. Nel mirino anche i contributi per l’agricoltura che potrebbero aver favorito non solo l’economia sana, ma anche quella che ha addentellati con le cosche. «Nel biennio 2016-2017 – scrive la Dia − sono stati distribuiti circa 270 milioni di euro ad una platea di 15.494 beneficiari senza un apprezzabile riscontro positivo negli indicatori produttivi e innovativi delle imprese agricole e zootecniche siciliane». Lo sguardo degli analisti si volge anche ad anni più lontani. Non è difficile ricordare il grande business della mafia dei pascoli e il lavoro svolto negli ultimi anni sia dall’azienda “Parco dei Nebrodi”, sia dal Comune di Troina (EN) per cercare di sottrarre vaste estensioni di terreno fertile ai tentacoli della criminalità organizzata che li acquisiva e controllava, a prezzi stracciati.

La mafia ha subito duri colpi. Lo Stato ha condotto un duro ed efficace assalto ai beni e ai patrimoni dei mafiosi: negli ultimi anni sono stati sequestrati beni per 60 milioni di euro e altri 20 milioni sono stati definitivamente confiscati.

Molti mafiosi sono finiti in carcere. Questo ha minato dalle fondamenta le consorterie criminali che però non hanno rinunciato ad allungare i loro tentacoli. Si sono riorganizzati ingaggiando manovalanza giovane e reinserendo i mafiosi più anziani, coloro che magari hanno lasciato il carcere dopo aver scontato la loro pena. La Dia ha espresso preoccupazione anche per le scarcerazioni future di personaggi che potrebbero dare una mano alla riorganizzazione dei clan. Il controllo del territorio è stato esercitato, di recente, anche con una sorta di “welfare parallelo”, la distruzione di pacchi spesa ai familiari dei mafiosi finiti in carcere o di coloro che si trovavano in difficoltà economica.

La mafia, inoltre, ha rinsaldato le sue alleanze, anche con Cosa Nostra americana. Tutto ruota, come negli ultimi decenni, attorno alle famiglie dei Gambino, dei Genovese, dei Lucchese e dei Colombo di Palermo, ma anche i Bonanno di Castellammare del Golfo. Il dato nuovo è il superamento delle divisioni del passato. Gli esponenti dei cosiddetti “perdenti” sono nuovamente in stretto contatto con i loro ex alleati. Le nuove leve hanno superato le guerre sanguinarie del passato che hanno portato anche a una reazione forte dello Stato che è costata cara alle consorterie criminali. Anche le divisioni del passato con le cosche della “Stidda”, inizialmente nata in contrapposizione a Cosa Nostra nei territori di Caltanissetta, Gela e Vittoria, sembrano superate. Le cosche tendono ad allearsi: può essere vantaggioso per gli affari.

Due Regioni (e non sono le sole): perché la relazione punta lo sguardo anche su altre zone del Paese. Ma i dati che emergono, pur se diversificati, sono preoccupanti. Ma denotano pure un elemento inequivocabile. Gli organi investigativi conoscono molto bene il territorio, ne controllano i movimenti e gli orientamenti. I successi investigativi degli ultimi anni consentono oggi di avere uno spaccato importante della situazione nelle varie regioni, di intercettare situazioni, cambiamenti, orientamenti. La mafia non agisce più indisturbata come accadeva qualche decennio fa. Oggi lo Stato sta alle calcagna.

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