Elezioni, quali riforme istituzionali nei programmi dei partiti?

Non solo presidenzialismo. Cosa dicono i diversi partiti e coalizioni sulle riforme istituzionali ritenute necessarie nella prossima legislatura
Ridorme istituzionali. Aula del Senato © MARCO MERLINI / LAPRESSE archivio

Con molte probabilità la prossima legislatura porrà all’ordine del giorno alcune modifiche della Costituzione. Occorre infatti prendere per buone le dichiarazioni che vengono fatte dai capi politici delle varie liste.

L’intenzione è dichiarata; poi occorrerà verificarne la praticabilità e ciò dipende da come saranno i numeri in ciascuna delle due Camere. Ma quali sono queste modifiche costituzionali che vengono adombrate? Da una rassegna dei vari programmi elettorali, si constata che si tratta in sostanza di due grandi capitoli: una riforma istituzionale, riguardante la forma di governo o la messa a punto del parlamentarismo in relazione al meccanismo fiduciario con il governo e una riforma che porta alla modifica dell’assetto della magistratura.

Qua e là compaiono poi altri aggiustamenti. Riservandoci di entrare un po’ più nel dettaglio in articoli successivi, cerchiamo di individuare le singole proposte avvertendo che possibili omissioni sono da imputare solo alla imperizia di chi scrive.

La coalizione che i sondaggi vedono in testa, col programma marcia unita. Fratelli d’Italia, Forza Italia, Lega e Noi moderati, cioè le quattro liste di centrodestra, hanno presentato il medesimo programma. Una iniziativa ottima, visto che la legge non lo richiede; senza dubbio vuole essere un segno concreto della compattezza dell’alleanza. Purtroppo però il testo è talmente stringato da non andare oltre l’enunciazione di un titolo.

Nel capitolo “Riforme istituzionali, della giustizia e della Pubblica Amministrazione secondo Costituzione”, compare infatti la “Elezione diretta del Presidente della Repubblica”. Si tratta con certezza di una modifica costituzionale, ma dietro queste poche parole si possono nascondere scenari molto distanti: dalla modalità di individuare il Capo dello Stato, così come lo conosciamo (facendolo eleggere dal popolo anziché dal Parlamento in seduta comune con i rappresentati regionali com’è ora); a una nuova figura di Presidente della Repubblica, che riveste anche poteri di governo.

Nel primo caso governo e parlamento conserverebbero la fisionomia che hanno e il sistema resterebbe parlamentare; nel secondo caso l’Italia passerebbe dal parlamentarismo a una forma di presidenzialismo, mutando quindi la forma di governo. Data l’importanza della questione, cercheremo di saperne di più.

Nel programma di centrodestra inoltre si individuano altre possibili modifiche alla Costituzione: una riguarda Roma Capitale, questione che non si riesce a definire già da qualche legislatura. Probabilmente altre si possono annidare nel paragrafo relativo alla riforma della giustizia e dell’ordinamento giudiziario, dove subito compaiono la separazione delle carriere e la riforma del CSM, due obiettivi che possono essere raggiunti anche con legge ordinaria, ma che potrebbero invece essere ridefiniti incisivamente modificando l’attuale profilo costituzionale. Dipenderà dagli equilibri politici dei gruppi imboccare l’una o l’altra strada.

Il raggruppamento di centrosinistra non ha un programma comune. Partito democratico, Sinistra italiana – Verdi, Più Europa e Impegno civico, ne presentano quattro diversi e ognuno merita una menzione.

Nel capitolo dedicato alla “cura della democrazia”, il Pd descrive con sufficiente chiarezza come intende perseguire l’obiettivo di rafforzare la nostra democrazia (e il sistema parlamentare); tra gli interventi indicati, si possono collocare con certezza tra le modifiche costituzionali quelli definiti come “meccanismi che limitino le crisi al buio, a partire dall’introduzione della sfiducia costruttiva”.

Altri, come l’intenzione di attuare l’art. 49 sui partiti o la modifica della legge elettorale non richiedono leggi costituzionali; più incerta la modalità con cui si dichiara di voler combattere il trasformismo parlamentare ma si può escludere che si adombri l’introduzione del vincolo di mandato; si tratta di misure da predisporre principalmente con modifiche ai regolamenti parlamentari.

Delle altre tre liste alleate, solo Più Europa introduce propositi di modifiche costituzionali, circoscritte alla tema di giustizia e precisamente: “separazione delle carriere dei magistrati nelle due categorie di giudici e PM con riforma costituzionale che preveda due organi di autogoverno, la parificazione delle componenti togata e laica e distinti concorsi per l’accesso”. Il programma di Più Europa peraltro presenta molte idee su come migliorare il sistema istituzionale dell’Unione europea.

Il Movimento 5 Stelle ritiene si debba operare in più direzioni, modificando la Costituzione per introdurre l’istituto della sfiducia costruttiva, il potere del Presidente del Consiglio di revocare i ministri, l’estensione del voto ai sedicenni, il limite dei due mandati (e questa sarebbe una riforma che riguarda i partiti), la restrizione del ricorso al decreto-legge. Per quanto riguarda il punto illustrato testualmente con “Stop ai cambi di casacca”, non è chiaro se l’obiettivo si ritiene perseguibile con modifiche ai regolamenti parlamentari o se invece si intende incidere anche con regole costituzionali. È proposito del Movimento infine modificare il Titolo V della parte seconda della Costituzione per riportare a livello statale la materia della salute, sottraendola alle regioni.

Un nutrito capitolo riguardante la Costituzione è presente anche nella neonata lista che raggruppa Azione e Italia Viva (nota come Terzo polo). Riguardo la riforma delle istituzioni, ci si propone di intervenire “aggiustando” l’attuale bicameralismo diversificando le competenze tra le Camere, di rivedere il riparto di competenze tra stato e regioni là dove ha creato problemi e contenzioso, ma soprattutto di innovare il sistema con una figura di Presidente del Consiglio dei ministri eletto a suffragio universale e diretto, presentata come “Sindaco d’Italia”, guardando quindi ai sindaci delle città più popolose.

Delle altre due liste che si presentano da sole, Unione popolare con de Magistris nel programma si riferisce all’assetto istituzionale quando dichiara il proposito di “fermare l’autonomia differenziata”, obiettivo che si può raggiungere sia contrastando l’attuazione delle norme vigenti, sia modificando la Costituzione.

Decisamente più impegnative, invece, le dichiarazioni programmatiche della lista Italexit, che vorrebbe l’Italia fuori dall’Organizzazione mondiale della sanità, dall’euro e dall’Europa (previo referendum consultivo). Ci si propone inoltre di introdurre lo “statuto costituzionale dell’emergenza” e lo “statuto costituzionale dell’opposizione parlamentare” sulla base del modello inglese; superare la confusione nei rapporti Stato-Regioni riordinando le rispettive competenze sulla base della dimensione (nazionale o regionale) dell’interesse; razionalizzare la forma di Governo per rendere l’Esecutivo più efficiente e, al contempo, maggiormente responsabile di fronte al Parlamento; introdurre nell’art. 97 Cost. il principio di trasparenza dell’attività della Pubblica amministrazione e il diritto di accesso a tutti gli atti amministrativi; introdurre il principio di tutela pubblica delle acque e delle risorse naturali con divieto assoluto di privatizzazione; inserire nell’art. 32 Cost. il principio di libertà di autodeterminazione in materia di salute.

La carne al fuoco è molta. Sarà interessante entrare un po’ più nel merito delle varie proposte.

 

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