EDITORIALE

Il presente numero della Rivista Sophia è articolato in tre parti: Saggi, Forum e Laboratorio.

Nella sezione Saggi si propongono alcuni articoli in cui, oltre ai preziosi contenuti, emerge il metodo inter- e trans- disciplinare che caratterizza la ricerca dell’Istituto Universitario Sophia.

Il primo articolo è il frutto di una relazione che Piero Coda ha tenuto al Seminario Internazionale Gedanken-Gänge. Klaus Hemmerle Theologie als Projekt beweglichen Denkens (Katolische Akademie – Schwerte, 12-13 febbraio 2015). In esso si delineano gli snodi fondamentali del pensiero di Hemmerle a partire dalla sua ultima opera Leben aus der Einheit (Partire dall’unità), dove si sottolinea che è nell’abitare lo spazio trinitario, dischiuso dall’evento cristologico, che scaturisce un nuovo stile di pensare: ciascuno infatti riconosce il proprio io come un tu, interlocutore e destinatario dell’amore di Dio cui è chiamato con il suo stesso esserci a rispondere. Tale consapevolezza ha una valenza antropologica “orizzontale”, in quanto porta a riconoscere anche gli altri io come dei tu, recettori dello stesso amore e chiamati a risponderGli. Qui il pensare diventa comunitario: i singoli io, riconosciuti tutti tu, ciascuno altro dagli altri, divengono dinamicamente e liberamente uno tra loro.
Il secondo saggio, di Gianluca Falconi, docente a Sophia e all’Institut Catholique di Parigi, presenta il contributo offerto dall’autore a un Seminario tenutosi nella capitale francese in occasione della traduzione delle Thesen zur einen trinitarischen Ontologie di Klaus Hemmerle. Vi si approfondisce, a partire dalla rilettura del concetto di interesse nell’orizzonte dell’ontologia trinitaria, il tema della struttura del gioco come struttura dell’essere. Il tema viene articolato attraverso lo sviluppo del pensiero del vescovo di Aquisgrana documentato in tre sue opere: Preludio alla teologia, Tesi di ontologia trinitaria e L’Uno distintivo.
Il terzo articolo è di Gonzalo Zarazaga sj, professore di teologia trinitaria e cristologia alla Facoltà Teologica San Miguel di Buenos Aires, in Argentina. È la pubblicazione di una lezione che egli ha tenuto il 14 maggio 2015 all’Istituto Universitario Sophia, in occasione di un Seminario organizzato dal Dipartimento di Ontologia Trinitaria. Partendo dalle esigenze del pensiero contemporaneo, egli traccia nella storia della riflessione trinitaria il passaggio teologico e ontologico da un paradigma all’altro, mettendo in luce di ciascuno tanto gli snodi teoretici fondamentali, quanto le aporie. Dal paradigma della sostanza – tipico della riflessione patristica e medievale – che si è concentrato in particolare sull’unità, si è passati, attraverso la “svolta al soggetto” nel pensiero moderno, al paradigma della intersoggettività, che ha recuperato nell’unità il valore della distinzione. Quest’ultimo paradigma, tuttavia, non sembra ancora articolare in modo dinamico la relazione tra unità e distinzione, come invece avviene con il paradigma della comunione. Questa sempre nuova e profonda penetrazione della vita trinitaria è fonte anche di un nuovo modo di comprendere le relazioni sul piano antropologico, che ritrovano nella dinamica fra le tre Persone divine la loro condizione di possibilità.

Segue il contributo del prof. Donald W. Mitchell, professore emerito di Filosofia asiatica e comparata della Purdue University (Indiana – USA) e professore invitato all’Istituto Universitario Sophia. Egli illustra, alla luce della sua esperienza in Giappone e della sua competenza in materia, un possibile modo di abitare la relazione tra Buddisti e Cristiani, e il ruolo particolare che in questo dialogo interreligioso ha svolto, e continua a svolgere attraverso il Movimento dei Focolari, la figura carismatica di Chiara Lubich. Vengono inoltre evidenziati alcuni temi centrali della riflessione buddista messi in relazione a determinati aspetti del carisma dell’unità.
Il 28 marzo 2015 si è svolto all’Istituto Universitario Sophia il Seminario d’Istituto, intitolato: Pensare le relazioni economiche. Spunti per un dialogo interdisciplinare. Si è trattato di un evento a carattere inter- e trans- disciplinare, aperto agli studenti e ai docenti. Uno dei contributi offerti dal Dipartimento di Economia dello IUS, qui pubblicato, è quello di Giampietro Parolin, docente del corso Strategie aziendali all’Istituto Universitario Sophia, che ha messo in luce, grazie a un confronto con la filosofia politica, il valore che possono assumere le decisioni collegiali nell’ambito della scienza economica come possibilità concreta di transitare da un modello di competitività a uno di cooperazione.

Nella seconda parte della Rivista, il Forum raccoglie quattro interventi tenuti al Seminario svoltosi a Loppiano il 30 maggio 2015, in occasione del 50° anniversario dalla fondazione della prima Cittadella internazionale del Movimento dei Focolari: “Loppiano: disegno e profezia, a partire da alcuni testi fondativi”. Il primo è dello storico Marco Luppi, Alle origini della “profezia” di Loppiano: tra fondazione e fedeltà all’intuizione carismatica; il secondo, del teologo Piero Coda, Una Luce per far risperare il mondo; il terzo, del sociologo Bernhard Callebaut, L’idea di città in Chiara Lubich; e infine, il quarto, della storica Lida Ciccarelli, Lo sviluppo di Loppiano nella fedeltà al disegno originario.
La rubrica Laboratorio (a conclusione del presente fascicolo) accoglie un articolo di Andrea Cardinali, che esprime in modo sintetico i risultati della sua tesi di Laurea Magistrale, discussa il 6 febbraio scorso: Sul dono di scrivere tra limite e mistero. In dia-logo con Flannery O’ Connor. Le parti che ritmano l’articolo rispecchiano i tre capitoli della tesi. Nella prima, l’attenzione è rivolta alla crisi che ha investito tutte le realtà dell’umano, anche il mondo della letteratura. Nella seconda, si entra nel “mestiere dello scrittore” in dialogo con la scrittrice statunitense Flannery O’ Connor, sottolineando appunto la relazione tra dono, limite e mistero. Nella terza parte si presenta, a partire dalla testimonianza letteraria della O’Connor, la figura dell’“uomo-mondo” (così lo definisce Chiara Lubich) come risposta profetica alla crisi antropologica attuale.

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