Democrazia diretta e mutualità. Il volto sconosciuto di un Paese

Continua l‘intervista sul referendum svizzero che ha imposto uno stop agli stipendi d’oro dei manager. “Cosa fa l’Italia?”, se lo chiede l’economista elvetico Luca Crivelli
Swiss air lines

L’analisi sul risultato del referendum svizzero contro i megastipendi e i bonus milionari, passato con il 68 per cento dei voti a favore, ci pone alcune domande sulla democrazia diretta. Continuiamo l’approfondimento con l’aiuto del professor Luca Crivelli, ordinario di economia politica presso l’università svizzera italiana.

Come funziona il meccanismo del referendum in Svizzera?
«La democrazia diretta in Svizzera contempla il diritto di iniziativa, che offre ai comuni cittadini la possibilità di proporre una modifica della Costituzione raccogliendo 100 mila firme. A questo punto il Parlamento ed il governo sono tenuti ad indire una votazione popolare. Per arrivare all’entrata in vigore del cambiamento della Costituzione è necessario registrare una doppia maggioranza: devono esprimersi in favore dell’iniziativa il 50 per cento più uno dei partecipanti al voto (non degli iscritti agli elenchi elettorali!) e almeno 12 cantoni sul totale dei 23. Il Parlamento ha la possibilità di recepire le principali istanze del progetto di modifica della Costituzione e di contrapporre all’iniziativa un controprogetto più moderato».    

Il referendum è nato dall’iniziativa di un piccolo imprenditore di 52 anni, Thomas Minder, a capo di un'impresa familiare nel cantone di Schaffhausen, nonché parlamentare conservatore indipendente. Quali sono le origini di una tale proposta?
«La storia di Minder è emblematica. La sua azienda di famiglia produce dentifrici e nel 2001 il suo cliente più importante si chiamava Swissair. In quell’anno il Consiglio di amministrazione della compagnia aerea di bandiera, a seguito di una lunga serie di decisioni sbagliate, portò al collasso della Swissair (cfr. il film Grounding – The last days of Swissair) e al successivo fallimento di una società simbolo dell’efficienza svizzera, mettendo in crisi (per i debiti non rimborsati) molte piccole aziende, tra cui quella di Minder. Ciononostante i manager di Swissair, primo fra tutti il ceo (l'amministratore delegato) che invano tentò il salvataggio della società, ricevettero delle gratifiche milionarie. La questione di fondo, secondo Minder, è di stabilire se i salari dei manager (anche quando sono indecenti) rappresentino un legittimo compenso per un enorme talento (come quello di Roger Federer o di Lionel Messi) o siano invece il riflesso di un potere discrezionale, della facoltà di attribuirsi fette consistenti dell’utile aziendale per un semplice problema di governo d’impresa. Il risultato del voto referendario è stato senza dubbio favorito da una vera e propria gaffe commessa, poche settimane fa, da uno dei dirigenti più pagati in Svizzera: l’ormai ex-ceo di Novartis, Daniel Vasella. La società ad inizio febbraio aveva annunciato il suo pensionamento a fronte di una buonuscita di 72 milioni di franchi quale indennizzo per l’impegno a non passare informazioni alla concorrenza. Due settimane fa si è tenuta l’assemblea generale di Novartis e su pressione dell’opinione pubblica Vasella ha riconosciuto il proprio errore ed annunciato di rinunciare alla gratifica (che in un primo tempo aveva proposto di devolvere in gran parte a enti di pubblica utilità). Ma la frittata ormai era fatta: tra l’indignazione generale dei cittadini svizzeri, uno dei più alti esponenti della casta dei manager svizzeri aveva fatto un bel regalo al signor Minder».

Quale volto della Svizzera emerge da questa proposta? La voglia di emendarsi dall’immagine di Paese che gelosamente trattiene i capitali nascosti di buona parte del Globo? Un riferimento ad un’etica profonda con ascendenze al socialismo cristiano di Lehonard Ragaz? Oppure un segnale dello scontento cosiddetto populista che si aggira per l’Europa?
«Nessuno di questi volti. La Svizzera, contrariamente a quanto a volte si sostiene (per ignoranza) all’estero, è un Paese cosmopolita . Si pensi che il tasso di stranieri residenti in Svizzera è pari al 23 per cento a cui si aggiungono i naturalizzati: avete mai visto i cognomi e i volti dei giocatori che militano nella nazionale di calcio? Un paese impegnato nell’aiuto allo sviluppo a cui devolve una quota del Pil doppia rispetto a Italia e Stati Uniti e superiore anche a quella della Germania, nonché fiero della propria neutralità e democrazia diretta. Come in tutti i Paesi, le forze politiche cavalcano a volte i malumori popolari, e anche in Svizzera ci sono forze progressiste e conservatrici, scioviniste e filoeuropee che si alternano in termini di popolarità. Ma il risultato di questa votazione è del tutto in linea con l’assetto liberale e meritocratico del paese e con i valori dei padri fondatori della Confederazione, che nel 1291, con un giuramento, diedero vita ad uno straordinario esperimento di mutua assistenza, di federalismo e di democrazia. Le rigiro dunque la domanda: ma dove sono l’Italia e la Francia, che hanno alle loro spalle una grande tradizione di economia cooperativa e sociale? Non avrebbero dovuto intraprendere, anche loro, un processo analogo, arrivando, prima della Svizzera, ad un simile risultato?».

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