Democrazia autentica

È la partecipazione reale che permette a libertà e uguaglianza di non restare concetti teorici. Le radici comunitarie della nostra Costituzione.
Partecipazione in piazza

Che il testo della Costituzione italiana sia “il più bello del mondo”, come si legge qui e là, non è dimostrabile. Sarebbe necessario, perlomeno, conoscere a fondo le Costituzioni di tutti i Paesi del mondo. Resta il fatto che certi capitoli del suo testo riescono ad esprimere una bellezza particolare, la forza di quel caratteristico incontro di ispirazioni ideali e di visioni politiche che ne sono alla radice e che ne fanno un punto di riferimento di straordinario valore.
Uno dei temi di maggiore interesse è quello della partecipazione, della centralità che il nostro ordinamento assegna al coinvolgimento e alla responsabilità dei cittadini per consolidare la democrazia.

La nostra democrazia, ad esempio, non esita a dare il massimo rilievo al principio di sovranità popolare quando lo colloca all'art. 1. Certamente, la prima forma di partecipazione politica è il diritto di voto. Ma la sovranità dei cittadini si esprime anche nel ruolo fondamentale svolto dalle formazioni sociali e dal tessuto associativo (art. 2: la Repubblica riconosce i diritti dell'uomo, «sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità»), attraverso le associazioni sindacali (art. 39) e i partiti politici (art. 49), direttamente funzionali al buon funzionamento del quadro democratico. È il riconoscimento che sono quelle stesse formazioni sociali «ove si svolge» la personalità umana a plasmare anche la convivenza e ad orientarla al bene comune.

In questa linea si sono mosse alcune recenti riforme, come quella del Titolo V e dell’art. 118 che ha introdotto il concetto di sussidiarietà orizzontale; oggi la democrazia ha ragioni sempre più comunitarie, che crescono nel quotidiano e nel locale.
Una domanda, non certo per concludere: e quando questo percorso si fa accidentato e mancano condizioni, luoghi, strumenti per partecipare? Forse si riferivano proprio a questo i costituenti quando, all'art. 3, hanno messo l'accento anche sugli ostacoli da rimuovere per «l'effettiva partecipazione» di tutti alla vita del Paese, scongiurando così che libertà e uguaglianza restassero un appello formale.
È chiaro che il potenziale di miglioramento rispetto al presente è esteso. Abbiamo in mano i mattoni per edificare, in una più matura dimensione partecipativa, la democrazia dei prossimi decenni.

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