Criminalità: intervista al prefetto Vittorio Rizzi, vice capo della polizia

Presentato il rapporto Eurispes dal titolo "La criminalità: tra realtà e percezione". Nel 2022 in Italia sono aumentati i reati commessi dai minori, le violenze di genere e i furti. Gli italiani hanno paura di essere derubati, ma i dati forniscono un'immagine più sicura del Paese rispetto alle insicurezze della popolazione.
Il vice capo della polizia Vittorio Rizzi, foto Gian Mattia D'Alberto, LaPresse.
Il vice capo della polizia Vittorio Rizzi, foto Gian Mattia D'Alberto, LaPresse.

Nel 2022 il 56,2% dei cittadini italiani che hanno subito un reato ha deciso di non presentare denuncia. È uno dei dati emersi dal Rapporto dell’Eurispes dal titolo “La criminalità tra realtà e percezione”, che mostra come prevale, tra le persone, un senso di paura e insicurezza non sempre supportato dai fatti. “La percezione della sicurezza – si legge infatti nell’indagine che ha coinvolto 1.026 cittadini – è spesso influenzata dal modo in cui i mass media rappresentano, il più delle volte con enfasi, il problema della criminalità. Diventa allora naturale cercare di difendersi dalla paura di essere vittime di reati attraverso provvedimenti che vanno dall’installazione di sistemi di allarme o porte blindate, all’acquisto di armi da fuoco per autodifesa”.

A questo riguardo, per fortuna il 44,8% dei cittadini considera il possesso di armi da fuoco un pericolo, perché le armi possono finire nelle mani sbagliate, il 19,2% ritiene che sia un diritto da riservare solo a categorie particolari esposte a rischi (commercianti, ecc.), mentre il 18,4% pensa che rappresenti la possibilità per qualunque cittadino di difendersi dai malintenzionati. Poco più di un intervistato su 4 (27,1%) acquisterebbe un’arma per autodifesa, il 72,9%, al contrario, non lo farebbe. In caso di minaccia concreta alla propria persona e/o alla propria famiglia, il campione si divide a metà con il 49% di risposte positive e circa il 51% di indicazioni negative.

«La sicurezza rappresenta uno degli argomenti centrali nella comunicazione politica e in quella degli organi d’informazione, ma è necessario distinguere tra rischio reale e rischio percepito, categorie che spesso non collimano, l’uno basato su dati oggettivi e misurabili, l’altro condizionato da dinamiche soggettive come la paura e l’incertezza del futuro. Il presente studio – spiega il presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara –, può rappresentare un utile strumento di lettura della complessità, con un’analisi dei dati reali, anche nella loro evoluzione storica, che si riferiscono ai reati denunciati, ma anche alle semplici esperienze dei cittadini».

Realizzata nel quadro del Protocollo d’intesa sottoscritto dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza – Direzione Centrale della Polizia Criminale con l’Eurispes, l’indagine mostra che sono in aumento i furti (+17,3%), le estorsioni (+14,4%), le rapine (+14,2%), le violenze sessuali (+10,9%), in costante incremento negli ultimi due anni, la ricettazione (+7,4%), i danneggiamenti (+2,9%) e le lesioni dolose (+1,4%). Sono invece in diminuzione lo sfruttamento della prostituzione e della pornografia minorile (-24,7%), l’usura (-15,8%), il contrabbando (-10,4%), gli incendi (-3%) e i danneggiamenti seguiti da incendio (-2,3%).

In aumento anche i reati commessi sul web. Secondo l’indagine presentata dalla vicedirettrice di Eurispes, Raffaella Saso, e da Stefano Delfini, direttore del Servizio Analisi criminale, della Direzione centrale della polizia criminale, oltre un quinto degli italiani riferisce di essere stato vittima di truffe negli acquisti online (21,6%). Il secondo reato informatico più diffuso riguarda le richieste di denaro con inganno da parte di persone che si fingono amici/parenti in difficoltà (18,7%), il terzo è relativo alla sottrazione di dati di autenticazione come nome, password, riferimenti bancari, ecc. (17,8%). Segue l’inganno da falsa identità capitato al 14,4% degli intervistati, mentre il 13,7% ha subìto il furto di identità (qualcuno si è appropriato del suo profilo sui Social per sottrarre denaro o per truffe/dichiarazioni false o per inviare mail/virus). Un soggetto su 10 ha subìto il cyber stalking, ossia lo stalking attraverso la Rete, e il 9,1% la violazione dell’account di posta elettronica. Leggermente meno diffusi il ransomware (6,5%) e il revenge porn (6%).

C’è anche stato un incremento consistente della criminalità minorile, testimoniata da trend di crescita costanti. Per l’Eurispes è “un dato significativo, che sembra annullare i progressi compiuti in precedenza e che appare coerente con la situazione di disagio giovanile evidenziata da varie ricerche in ambito psicologico e sociologico”.

Nel 2022 sono stati commessi 314 omicidi, con 124 vittime donne (+4% rispetto al 2021), di cui 102 uccise in ambito familiare/affettivo. Di queste, 60 hanno trovato la morte per mano del partner o dell’ex compagno. Una diminuzione, invece, si rileva per i delitti commessi in ambito familiare/affettivo, che da 148 scendono a 139 (-6%). Il totale degli omicidi commessi passa da 304 nel 2021 a 314 nel 2022 (+3%); in generale, però, si registra negli anni un calo di questo reato, basti pensare che erano il doppio nel 2007 (632).

«Nel lavoro “La criminalità: tra realtà e percezione” – afferma il prefetto Vittorio Rizzi, vice direttore generale della Pubblica sicurezza, direttore centrale della Polizia Criminale –, abbiamo voluto dedicare una particolare attenzione ai trend della delittuosità degli ultimi anni e ad alcune categorie criminali che consideriamo particolarmente sensibili all’interno della nostra società, quali la violenza di genere e i reati informatici. La paura e l’incertezza sono caratteristiche del nostro tempo, spesso alimentate dalle continue emergenze, come la pandemia, il conflitto russo-ucraino e i disastri ecologici”.

Per il prefetto Rizzi “vengono così minate le certezze e viene compromessa la fiducia nel futuro, ma anche nel prossimo, verso cui cresce inevitabilmente la diffidenza. Tale sensazione di insicurezza, tuttavia, non ha sempre un diretto riscontro nella realtà, così che la sfida ambiziosa che si propone questa indagine è quella di fornire un’analisi basata su dati concreti e una visione d’insieme che offra una corretta interpretazione dei fenomeni, al di là dei luoghi comuni e dei facili allarmismi».

Vittorio Rizzi interviene alla presentazione del rapporto dell'Eurispers dal titolo la criminalit tra realtà e percezione, foto di Sara Fornaro.
Vittorio Rizzi interviene alla presentazione del rapporto dell’Eurispers dal titolo la criminalit tra realtà e percezione, foto di Sara Fornaro.

Prefetto Rizzi la percezione dell’incidenza della criminalità è superiore ai dati reali. Dal rapporto dell’Eurispes emerge un dato preoccupante: la maggior parte della popolazione non denuncia i reati che subisce. Questo denota una sorta di sfiducia nelle forze dell’ordine. Come si può reagire?
Bisogna dare una chiave di lettura a questo tipo di dati. Intanto, si considera un campione di riferimento, quindi non hanno un valore assoluto. Inoltre, non c’è una possibilità di analisi comparativa rispetto a 10-15 anni prima, tant’è che in un’altra analisi in cui Eurispes guarda il sentimento di fiducia nei confronti delle forze di polizia, nel ranking nazionale queste ultime hanno percentuali altissime di fiducia della gente. Al netto di queste osservazioni, un lavoro come quello realizzato dal Dipartimento della Pubblica Sicurezza e da Eurispes consente di mettere a fattor comune un bagaglio informativo e gli strumenti di analisi e di ricerca che l’Istituto può con i propri ricercatori mettere in campo. Ne viene fuori una fotografia piena di spunti per il decisore politico, ma anche per l’autorità provinciale di pubblica sicurezza, che deve poter intervenire con delle politiche nel proprio territorio, e questa è la misura di una crescita culturale del sistema dell’enforcement italiano, che attraverso partenariati come questi realizza analisi più sofisticate per poter garantire una maggiore sicurezza al proprio Paese e alla propria comunità.

Il rapporto non analizza il peso della criminalità organizzata, che contribuisce a creare un clima oppressivo che forse incide su quel senso di insicurezza che viene percepito dalla popolazione. Lei che ne pensa?
Da sempre nella percezione dei cittadini non ci sono quei crimini: lo stesso narcotraffico non è fotografato in questo rapporto, in quanto costituisce nella percezione individuale un crimine che la gente comune vede molto lontano da se stesso. Ognuno di noi guarda alla propria casa, alla propria integrità personale, che sono gli universi di riferimento della vita delle persone comuni. La grande criminalità, il crimine mafioso, costituiscono qualcosa che la gente percepisce distante. C’è da dire che in questi anni c’è stata una tale risposta dello Stato alla grande criminalità organizzata per cui quello che accadeva negli anni Novanta non esiste più. In questo periodo ogni giorno c’è un’operazione contro il crimine organizzato, ogni giorno viene arrestato un latitante appartenente a un’organizzazione mafiosa, ne è la riprova il fatto che gli ultimi 48 latitanti di ‘ndrangheta sono stati arrestati in Paesi diversi dall’Italia proprio perché qui da noi c’è un clima molto sfavorevole al proliferare delle organizzazioni criminali.

Il PNRR porterà e già sta portando grandi finanziamenti. Qual è il pericolo di infiltrazioni criminali?
Il PNRR significa risorse e dove ci sono risorse c’è un target criminale, ma l’Italia ha una normativa di prevenzione che va dalle interdittive del prefetto alle misure di prevenzione che mirano ad anticipare l’azione di risposta dello Stato, tant’è che non bisogna aspettare che un reato si commetta perché scatti un’interdittiva, per esempio antimafia. Questo vuol dire che il ostro Paese ha gli anticorpi per proteggere le risorse che stanno entrando nell’economia reale. Il problema, probabilmente, si porrà e si pone per quei Paesi che invece non hanno questo tipo di legislazione, perché non hanno mai avuto nella loro storia aggressioni così violente e virulente della criminalità organizzata. Proprio per queste ragioni il law enforcement (le forze dell’ordine, ndr) italiano presiede con Europol un gruppo di lavoro per uno scambio informativo di best practices per evitare infiltrazioni della criminalità organizzata nell’economia attraverso le risorse del PNRR. Quindi non solo vedo questo rischio monitorato, ma vedo anche un atteggiamento proattivo dell’Italia e solidaristico verso gli altri Paesi che non hanno questi anticorpi.

Cosa direbbe agli italiani per rassicurarli sul livello di sicurezza del nostro Paese?
Io mi richiamo ai dati del rapporto Eurispes, dove si si offre una fotografia degli indici della criminalità. Per esempio, quando si parla di omicidi, nel 1992 un report commissionato dal dipartimento a Eurispes riportava 2 mila omicidi. Considerando che l’anno scorso erano poco più di 300 è evidente che qualcosa è cambiato in questo Paese in termini di sicurezza.

Per leggere o scaricare la versione integrale del rapporto Eurispes clicca qui.

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