“Con tutte le nostre forze”

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Un impegno, anzi, una promessa: quella che Chiara Lubich fa a Giovanni Paolo II: Sappiamo che la Chiesa desidera la comunione piena fra i movimenti, la loro unità che, del resto, è già iniziata. Ma noi vogliamo assicurarle, santità, che, essendo il nostro specifico carisma l’unità, ci impegneremo con tutte le nostre forze a contribuire a realizzarla pienamente. È il 30 maggio 1998, vigilia di Pentecoste. Il papa polacco, per la prima volta, aveva convocato in piazza San Pietro i movimenti e le nuove comunità. Un evento inedito che si ripeterà poi anche con Benedetto XVI. Fu naturale per i più pensare in quel momento alla comunione tra i movimenti cattolici, quelli che affollavano la piazza. E sarebbe già stato un programma impegnativo. Ma pochi, forse, avrebbero immaginato che ben presto il desiderio e lo sforzo della comunione si sarebbe esteso ai movimenti di altre Chiese. Probabilmente neanche Chiara Lubich lo aveva pensato; né lei, né altri avevano in tal senso un programma strategico. Lo spartito è scritto in cielo. La nostra parte è di ascoltare ciò che lo Spirito Santo ci dice quando ci incontriamo per ascoltare la sua voce, ebbe a dire. Poco più di un anno dopo, il 31 ottobre 1999, la sera della storica firma sulla Dichiarazione congiunta sulla Dottrina della giustificazione tra la Chiesa cattolica e la Federazione luterana mondiale, un primo incontro tra la Lubich, Andrea Riccardi e i responsabili di 15 comunità e movimenti evangelici. Due anni dopo, Chiara mette al dialogo solide basi invitando 700 responsabili di movimenti di diverse Chiese della Germania a stringere un patto d’amore reciproco, ad attuare con ciò il comandamento nuovo di Gesù non soltanto fra di loro, ma anche tra i movimenti che rappresentano, ad amare il carisma dell’altro come il proprio… Dall’Italia alla Germania e oltre si creano rapporti di amicizia in Cristo, la caratteristica primaria di questa comunione che ben presto si dà un obiettivo: ridare un’anima all’Europa, consapevoli che insieme si possono offrire soluzioni concrete per il bene del Vecchio continente. Nascono così le due edizioni di Insieme per l’Europa – nel 2004 e nel 2007, a Stoccarda -, che vedono la partecipazione di 250 movimenti e comunità di varie Chiese. Appuntamenti importanti, trasmessi via satellite in tutto il mondo, con oltre 100 mila persone presenti in manifestazioni parallele. Ho trovato amore per l’Europa come non ne ho trovato da nessun’altra parte, commenta Romano Prodi. Con la vostra comunione date un volto all’unità dell’Europa e con le vostre reti d’azione costruite ponti tra culture e popoli diversi, è invece il commento della cancelliera tedesca Angela Merkel. Mentre un vescovo africano afferma: Finora voi europei e cristiani ci avete portato un Cristo lacerato, ora ho la speranza che da Stoccarda arrivi il Cristo intero nel nostro continente. Chiara è presidente e ispiratrice della comunione tra i movimenti; in quello che lei dirà, si troveranno forti spunti per risolvere i problemi dell’umanità, sosteneva il compianto Helmut Nicklas, uno dei promotori evangelici tedeschi di Insieme per l’Europa, dell’Ymca di Monaco. E Chiara, anche negli ultimi tempi della sua malattia, non ha mancato di seguire ogni passo della comunione fra i movimenti come una delle cose che le stava più a cuore, non ha smesso di dare i suoi incoraggiamenti e le sue indicazioni. In fondo ha sempre vissuto per questo. Già dagli anni Cinquanta, Chiara coltivava rapporti con fondatori di altri movimenti e nuova comunità: Madre Teresa di Calcutta, Roger Schutz di Taizé, padre Lombardi, padre Peyton della Crociata del Rosario, padre Richards del movimento Familiar Cristiano, padre Werenfried van Straaten… Così spiegava lei stessa l’importanza di questi rapporti: Quando noi iniziavamo il movimento l’incontro con questi carismatici ci dava tanto coraggio e tanta forza. Ma c’è un altro motivo per godere di questi incontri. Quando Gesù cresce un po’ dentro di noi, nasce spesso il desiderio di far molte cose nella vita. Per esempio, quando vengo a conoscere attraverso la televisione le terribili immagini che testimoniano la fame nel mondo, mi verrebbe il desiderio di fondare un movimento a questo scopo. E allora mi ricordo di Madre Teresa di Calcutta, che spesso mi ripete: Quello che tu puoi fare, io non lo posso fare; e quello che faccio io, tu non lo puoi fare. E allora vedo bello e urgente vivere, lavorare, morire per ciò che Dio vuole da me: per portare nel mondo un po’ d’unità, per ricomporre le famiglie, per ravvivare le parrocchie, per riunire i cristiani, per dialogare con i non cristiani, con chi non ha una fede. L’incontro con tutti questi carismatici ci sottolinea che nel corpo di Cristo tutti hanno il loro compito al quale debbono rimanere fedeli. Ma il movente per tutto questo in Chiara era un atteggiamento evangelico, radicale e limpido. Nel suo diario del 1° giugno 1967 scrive: Quello che la nostra spiritualità insegna nel campo del rapporto fra singoli deve essere trasferito nel piano sociale, e cioè il movimento è tanto più lui quanto più conosce ed ama e stima gli altri movimenti e da essi impara e gli altri da lui imparano in una reciproca comunione di beni spirituali. Ne nascerà allora una collaborazione voluta dalla volontà e dal cuore, e serviremo in questo modo la Chiesa che vogliamo amare. Chissà come Dio vorrà usare la comunione tra i movimenti iniziata da Chiara per i suoi piani sulla Chiesa e sul mondo.

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