Cambia il clima, i popoli fuggono

La questione climatica è la terza causa che muove a lasciare la propria terra. In media i mari si innalzano di 1,7 millimetri all’anno, ma ci sono località dell’Honduras dove le acque nello stesso lasso di tempo crescono più di un metro. È tempo di agire
Migranti in fuga dal Guatemala (AP Photo/Moises Castillo)

Mentre giovedì scorso nella base di ricerca argentina Esperanza, sita nella penisola Antartica, si misuravano 18,3 gradi centigradi, un fenomeno che non è per niente normale nemmeno in piena estate australe, nel resto del continente vari altri fenomeni anomali, come la temperatura del Pacifico sulle coste cilene o le piogge intense che si alternano a siccità estrema, continuavano a dare segnali chiari dei cambiamenti climatici in corso.

Sebbene emetta un 9% del totale mondiale di gas da effetto serra, l’America Latina è molto più esposta agli effetti del clima rispetto ad altre regioni. Le regioni più vulnerabili in tal senso sono l’America Centrale e i Caraibi, che di detti gas ne emette appena lo 0,6%; infatti quasi la metà dei 48 milioni di centroamericani sono poveri.

La regione è percorsa quasi per intero da una catena di montagne e da un arido “corridoio secco”. All’interno della zona montagnosa il clima è più benevolo, ma sulla costa le temperature sono asfissianti con un tasso elevato di umidità.

Uragano in Centro America (AP Photo/Weather Underground)
Uragano in Centro America (AP Photo/Weather Underground)

Gli uragani sono sempre più frequenti e si scatenano con grande violenza, mentre anche la siccità non dà tregua. Nella stagione umida 2014-2015 le precipitazioni nel “corridoio secco” si sono ridotte tra il 40 ed il 60%. Ma la siccità in questo settore è tornata successivamente.

Nell’aprile dello scorso anno la Fao segnalava che un 1,4 milioni di persone su un totale di 2,2 milioni di danneggiati dalla perdita di raccolti dovuti alla scarsezza di piogge avevano urgente bisogno di assistenza alimentare, perché rimaste senza riserve di cibo. La metà dei raccolti di fagioli e di mais (due prodotti basilari nella dieta centroamericana) erano andati perduti. L’anno precedente, del primo raccolto se ne arrivò a perdere il 70%. Il coordinatore sub regionale della Fao, Adoniram Sanches, manifestò la necessità di mitigare gli effetti attraverso «buone pratiche agricole che incrementano la resilienza e l’adattamento delle famiglie, rafforzando i suoi mezzi di sostegno, evitando che gli eventi climatici si ripercuotano sulla sicurezza alimentare forzando all’emigrazione».

La perdita del raccolto, insieme alla violenza delle bande criminali, spingono tanti ad emigrare: decine di migliaia di centroamericani attraversano la strettoia del Centro America in un viaggio della speranza fino alla frontiera del Messico con gli Stati Uniti.

Migranti in fuga dall'Honduras verso il Messico. (AP Photo/Marco Ugarte)
Migranti in fuga dall’Honduras verso il Messico. (AP Photo/Marco Ugarte)

L’Organizzazione internazionale per le migrazioni, segnala che la questione climatica è la terza causa che muove a lasciare la propria terra. Ma tutto ciò cozza anche col sottosviluppo. Piani per diffondere migliori pratiche agricole e di intervento per sostenere le famiglie danneggiate dal clima assorbono le già scarse risorse dei governi, spesso deboli ed esposti alla corruzione. La solidarietà internazionale qui dovrebbe agire in modo particolarmente efficace, proprio per compensare effetti di cui questi Paesi non sono responsabili.

Ma occorre fare in fretta. Negli ultimi dieci anni l’Honduras, ad esempio, è il secondo Paese più interessato da tormente, inondazioni o uragani, secondo la tabella compilata da Germanwatch. Due anni fa, un gigantesco urgano ha sconvolto Puerto Rico, che ancora non si è ripreso.

Il Panel intergovernativa per il cambiamento climatico (Ipcc) stima che i mari si sono innalzati di 1,7 millimetri all’anno nel secolo scorso, 20 centimetri dalla rivoluzione industriale ed alla fine di questo secolo potrebbero elevarsi tra i 74 centimetri ed il metro. Ma questa è una media. A Cedeño, sulla costa dell’Honduras il mare è cresciuto di 1,22 metri ogni anno e si è già portato via vari isolati del paese. L’acqua marina già avuto effetti negativi sull’ecosistema costiero. E lo stesso destino è previsto per le coste di Dominica e le isole caraibiche di Panama. Luoghi dove il futuro tanto paventato è già arrivato. Sono i tempi dell’azione, come già sta avvenendo in molte zone del pianeta, e non più della discussione.

 

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