Azzardo e Sanremo. Una storia italiana

La città del Festival canoro racconta una storia molto attuale, come dimostra l’ultima relazione della Direzione Antimafia. Un libro di Riccardo Mandelli ha posto nuove domande sul delitto Matteotti
Casino di Sanremo

A Sanremo Fabio Fazio ha ricevuto applausi convinti e scroscianti quando ha affermato che la bellezza coincide con il barista che decide di non far mettere le slot machine nel proprio locale. La resistenza morale e civile degli esercenti commerciali  colpisce nel segno come mostra la diffusione degli eventi collegati al consumo critico di massa promosso con la campagna Slot Mob. Ci si può chiedere: non sarà venuto il momento di fermare una volta per tutte la diffusone del gioco d’azzardo che porta alla rovina molte persone già esposte ad una crisi economica devastante?

Ormai è caduta anche la foglia di fico sugli effetti positivi della legalizzazione dell’azzardo affidato alla gestione di società transnazionali. Come ha messo nero su bianco la relazione di gennaio 2014 della Direzione nazionale antimafia, «non vi è dubbio che l’enorme incremento che ha avuto la diffusione del gioco negli ultimi 10 anni, in cui la raccolta ufficiale è quadruplicata passando da 20 ad 80 miliardi, ha fatto parallelamente crescere gli appetiti delle mafie, che hanno investito nei settori che più incontrano i gradimenti del pubblico (new slot e scommesse on line) ed hanno anche sviluppato adeguate professionalità specializzando, per così dire, alcuni affiliati nello specifico settore». Secondo la relazione, a scanso di equivoci, «la presenza mafiosa nel settore non deve essere intesa come una deriva limitata al gioco illegale, essa si estende, infatti, anche al perimetro delle attività legali».

La città di Sanremo è famosa, come sappiamo, per il suo casinò e proprio intorno a questo luogo ameno, che rientra nella storia nazionale, è significativo fare cenno a un recente testo pubblicato dalla Lindau ad opera di Riccardo Mandelli dove si ricostruisce una trama poco conosciuta legata al  delitto Matteotti. Come è noto il deputato socialista è stato ucciso dai fascisti nel giugno del 1924 dopo la sua denuncia delle violenze, abusi e illeciti nelle elezioni di aprile di quell’anno vinte dal partito di Mussolini. 

Ma Matteotti, grazie ai contatti internazionali che aveva sempre curato, stava anche indagando sui “decreti sporchi” appena emanati dal governo a proposito della concessione delle ricerche petrolifere e la liberalizzazione delle case da gioco. Se il sistema delle tangenti legate alla statunitense Siclair Oil controllata dal magnate Rockefeller in ottimi rapporti con la Corona, sono ormai note agli storici, il capitolo del filone legato agli interessi delle multinazionali dell’azzardo è documentato da Mandelli che ha attinto alla ricca documentazione disponibile localmente.

L’autore insegna storia in un vicino liceo di Imperia. Ma ciò che importa non è la descrizione delle squadre d’assalto del nascente regime, ricompensate con la gestione di case da gioco, quanto l’interesse nel giro d’affari legati all’azzardo dei maggiori gruppi finanziari dell’epoca. Come dichiarato da Mandelli all’agenzia di stampa radicale nel 2012, «il gioco d’azzardo era una componente di un progetto di sfruttamento internazionale del turismo che comprendeva trasporti ferroviari di lusso, grandi alberghi, terme, località climatiche e balneari, teatri».

Un filone da continuare ad indagare anche oggi, come ci ricorda la relazione della direzione antimafia, per non lavarci la coscienza con gli applausi.  Possiamo fare molto di più, come dimostra la diffusione a valanga degli eventi di Slot Mob in questo Paese che ha una storia da costruire per il futuro. Se non dimentica il passato.

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