Amare tutti

La prima qualità dell’amore cristiano è amare tutti. Quest’arte di amare vuole che amiamo, come fa Dio, tutti, senza distinzione. Non c’è da scegliere fra simpatico o antipatico, vecchio o giovane, connazionale o straniero, bianco o nero o giallo, europeo o americano, africano o asiatico, cristiano o ebreo, musulmano o induista… La fratellanza universale ci libera da tutte le schiavitù, perché siamo schiavi delle divisioni fra poveri e ricchi, fra generazioni: padri e figli, fra bianchi e neri, fra razze, fra nazionalità. Ci critichiamo, abbiamo alzato degli ostacoli fra noi, delle barriere. No, è necessario svincolarsi da tutte le schiavitù e vedere in tutti gli uomini, proprio in tutti, dei possibili candidati all’unità con Dio e all’unità fra di loro. Amare tutti. E, per realizzare questo, amare il prossimo. Ma chi è il prossimo? Lo sappiamo: non dobbiamo cercarlo lontano: il prossimo è il fratello che ci passa vicino nel momento presente della vita. Occorre, per essere cristiani, amare questo prossimo ora. Quindi non un amore platonico, non un amore ideale: amore fattivo. Bisogna amare non in modo astratto e futuro, ma in modo concreto e presente, adesso. Amare significa servire. Gesù ce ne ha dato l’esempio. Intanto, con la morte di croce ha servito l’umanità intera che è, che sarà e che è stata. Ma poi l’ha fatto anche quando ha lavato i piedi. Era Dio, e ha lavato i piedi a noi, a uomini, quindi anche noi potremo lavare i piedi ai nostri fratelli. Servire. Cercare di raggiungere il primato evangelico sì, ma mettendoci al servizio di tutti. Al servizio… ecco un’idea che può rivoluzionare il mondo. Il cristianesimo non è uno scherzo. Oggi bandire la guerra non basta. La pace domanda di superare la categoria del nemico, di qualsiasi nemico, anzi esige che si ami il nemico. E questo possono farlo i discepoli di Cristo. Ma, poiché l’amore batte in fondo a ogni cuore umano, lo possono anche le persone che non hanno una fede religiosa, magari a titolo di filantropia, solidarietà, non-violenza. Così come coloro che, di altre fedi, sono chiamati, dalla loro religione, ad attuare il rispetto e l’amore al prossimo. L’amore verso tutti è fecondissimo. È esperienza di tanti che basterebbe vivere questo solo aspetto della carità, cioè dell’amore vero, quello di Dio, per fare una rivoluzione intorno, partendo dal proprio quartiere: la rivoluzione cristiana, quella portata dai primi cristiani nel mondo di allora. Amare i fratelli singolarmente e collettivamente: amare quindi i prossimi ad uno ad uno e rispettare sommamente ogni popolo. Ne nasce un cambiamento radicale di mentalità, ne nasce una totale novità di vita. Se tutti facessero questo, la terra sarebbe già un Cielo.

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