Amare come sé

Un’altra caratteristica dell’amore, che è conosciuta, riportata in tutti i libri sacri, e che da sola basterebbe, se vissuta, a fare di tutto il mondo una grande famiglia è: amare come sé stessi, fare agli altri quello che si vorrebbe fosse fatto a sé, non fare agli altri quello che non si vorrebbe fosse fatto a sé. È la cosiddetta Regola d’oro, tanto bene espressa da Gandhi quando ha affermato: Tu ed io siamo una sola cosa. Non posso farti del male senza ferirmi Il Vangelo l’annuncia in questi termini: Ciò che volete gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro (Lc 6, 31). Nella tradizione musulmana si conosce così: Nessuno di voi è vero credente se non desidera per il fratello ciò che desidera per sé stesso. Da questo principio scaturisce una norma che da sola, se applicata, sarebbe il più grande motore dell’armonia tra individui e gruppi, all’interno delle famiglie come negli Stati. Pensare cosa sarebbe il mondo se oltre che fra i singoli anche fra i popoli, le etnie, gli Stati, si mettesse in pratica la Regola d’oro, esprimendola ad esempio così: Amare la patria altrui come la propria… Se rimaniamo indifferenti o rassegnati di fronte alle necessità del nostro prossimo, sia sul piano dei beni materiali come dei beni spirituali, non possiamo dire di amare il prossimo come noi stessi. Non possiamo dire di amarlo come lo ha amato Gesù. Tra persone, infatti, che vogliono ispirarsi all’amore che ci ha insegnato Gesù, non può esserci posto per le disuguaglianze, i dislivelli, le emarginazioni, le trascuratezze. Una delle cose che lo Spirito Santo ci ha insegnato, attraverso il carisma dell’unità, è stata questa: capire che quella parola del Vangelo – Ama il prossimo come te stesso – andava presa alla lettera, sine glossa; cioè che non era un’indicazione generica. Quel come voleva dire proprio come. Quindi, che sia io in una certa situazione, o un altro, occorre che ciascuno la viva come fosse la propria. E si è capito che prima di questa scoperta il nostro amore verso il prossimo era di gran lunga inferiore all’amore verso noi stessi. Eravamo cristiani battezzati, ci si accostava all’Eucaristia tutti i giorni, ma non si pensava assolutamente di amare l’altro come sé, quando addirittura il nostro amore non era concentrato che unicamente su noi stessi. Bisognava, quindi, fare una conversione e curarsi dell’altro come di noi. L’abbiamo fatto, con ogni prossimo che si incontrava, e ne è nata una rivoluzione. E ciò perché un tale modo di fare, dovunque lo si mette in pratica, colpisce; gli altri restano meravigliati, si domandano da che cosa è motivato. Per cui si ha l’occasione di spiegare perché uno tratta il prossimo in un certo modo, lo serve, lo aiuta. E molti di quelli che interrogano sentono anche loro il desiderio di cominciare, di provare a vivere così. Ed ecco che da persone indifferenti le une verso le altre, quali siamo in genere tutti noi, anche cristiani, ci si comincia a ravvivare, a interessarsi l’una dell’altra, ad amarsi, a compaginarsi in comunità. E così si da l’idea di ciò che è una Chiesa viva, con una sola parola del Vangelo realmente vissuta: Ama il prossimo come te stesso, perché, come dice Paolo, tutta la legge trova la sua pienezza in un solo precetto: amerai il prossimo tuo come te stesso (Gal 5, 14). (Da: L’arte di amare, Città Nuova Ed.)

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