Alumera, l’influencer che vuole illuminare le reti sociali

«Ci sono tanti giovani che vivono un cammino di fede profondo al contrario di quanto i media vogliono farci credere». L'intervista a Mariella Matera, autrice del blog Alumera

Da Briatico, in provincia di Vibo Valentia, Mariella Matera grafica creativa è sbarcata da diversi anni nel continente digitale. Testimonianza e autenticità sono gli ingredienti con i quali è presente sulle reti sociali e sul web. Pensieri e disegni che nascono dalla preghiera e la meditazione portano l’impronta di Alumera, il nome del suo blog che prende spunto dal vecchio lume ad olio, così chiamato in dialetto calabrese. Senza gareggiare per i “mi piace” né per il numero di “follower”, lei «canta la belleza dell’Amore di Dio. Un amore che infuoca ogni parte e si trasforma divenendo parole e immagine», e vive la sua presenza digitale come «una vocazione, una chiamata». Appena adolescente aveva già un spazio sul web per scrivere della sua terra e della sua fede. Oggi vuole portare quella luce che Dio ha posto in lei mettendo i suoi talenti e la sua esperienza che ci racconta in questo dialogo.

Cosa ti ha permesso di realizzare questa presenza nell’ambiente digitale?
È stato tutto piuttosto naturale. Ho iniziato a scrivere e a pubblicare contenuti cattolici e tanti giovani (e non) si sono ritrovati nei miei scritti, in quel modo fresco e un po’ nuovo di parlare di fede. Siamo stati abituati sempre ad immagini molto classiche per l’annuncio del Vangelo e ci sono anche oggi tanti tanti giovani che vivono un cammino di fede profondo, vero e vivo, al contrario di quanto i media vogliono farci credere. E forse, questa piccola presenza sul web, ha dato voce alla generazione dei Discepoli 2.0.

Cosa ti raccontano i giovani che ti seguono?
La frase che più mi scrivono è: «Hai dato voce ai miei pensieri». Abbiamo un debito con i nostri ragazzi ed è quello di farli tempo presente; di renderli protagonisti delle loro storie. I giovani hanno tanta voglia di farsi sentire, hanno voglia di essere protagonisti del loro tempo e non come la società chiede di essere. Protagonisti con i loro pensieri, con i loro punti di vista, con le loro idee. Vogliono dire qualcosa, vogliono essere. E anche sui social si può avere timore nell’essere se stessi perché ci si sente spesso giudicati.

Sul tuo blog hai un diario delle “coincidenze impossibili”. Puoi spiegarlo?
Diario di Coincidenze Impossibili è il sottotitolo del mio blog. Ho sempre chiamato così quei piccoli segni di cui si serve Dio per farsi presente, per guidare e indicare. E mi capita spesso di raccontarli, perché il Dio in cui credo non è una follia ma è vivo nel mio oggi e parla alla mia vita. Partendo dalla mia personale esperienza, ho proposto poi ai ragazzi che seguono il blog di raccontarmi una delle loro coincidenze impossibili. Abbiamo racchiuso tutte le testimonianze nell’e-book che oggi si trova scaricabile gratuitamente dal sito www.alumera.it. Così è nato un tesoro di bellezza che scaturisce dall’esperienza di quel Dio che guida, che sussurra e non abbandona.

Il tuo primo libro uscito in questi giorni è nato da qui?
Il libro “Quell’amore che non riesco a trattenere” racconta la mia personale esperienza di fede, inevitabilmente ispirata da coincidenze impossibili. È un incoraggiamento per coloro che sono ancora oggi timorosi di parlare liberamente di Gesù e dell’Amore che hanno conosciuto. Nessuno è solo in questo nuovo (e antico) cammino nell’annuncio, siamo Chiesa. Ognuno è indispensabile, con la propria storia personale, per contribuire a realizzare il grande sogno di Dio “Che siano tutti siano Uno” (Gv 17,21).

É un libro per i giovani?
Credo che sia per chiunque, perché parla di ogni sfumatura di amore, ma sicuramente c’è un abbraccio particolare per i giovani.

Tra le persone che hanno segnato il tuo percorso di fede c’è Chiara Lubich…

L’incontro con Chiara per me è stato mettere ogni tassello al proprio posto. Lei, che si era fatta strumento e partecipe del progetto di Dio; lei che ha sempre usato la comunicazione come strumento di evangelizzazione; lei che con la sua luce ha infuocato il mondo con l’amore; lei è stato il «lume» per il mio cammino.

Chiara Lubich parlava di vivere “le nostre gocce quotidiane”, come si può nel frettoloso mondo digitale?
Donando bellezza, condividendo amore e prendendo posizioni, ad esempio, quando si è di fronte ad ingiustizie, conflitti razziali in una visione propositiva per così essere presenza costante di bene. Abitando il web, non come contrapposizione alla realtà, ma come una nuova dimensione. Camminando lenti, con passo fermo, non lasciandosi trascinare dal vortice. Non diventando dipendenti dalle statistiche, dai follower, dal giudizio, dai riscontri.

Bisogna, allora, andare controcorrente…
Per abitare questo mondo digitale in questi giorni ho scoperto un grande maestro: Giovanni Battista. Quello che facciamo, come lo facciamo, è per un bene più grande, un annuncio più grande. Bisogna stare anche sempre un passo indietro per non cadere alla tentazione di diventare idoli di noi stessi. Noi non siamo il mare da navigare, ma siamo una goccia in questo oceano. Ogni discepolo è necessario per il progetto di Dio.

Sul tuo blog c’è un invito ad essere influencer di luce si può essere anche influencer di unità?
Ognuno con i propri talenti, ognuno con la sua luce si fa nota di un canto di fraternità, gioendo gli uni della luce degli altri; scavalcando le frontiere dell’invidia, della gelosia, della bramosia, dell’io: l’unità è l’accordo dell’amore.

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