5 stelle. Dopo i numeri, attenti ai contenuti

Alcuni elementi per cercare di capire la novità del “MoVimento 5 stelle”, in attesa delle scelte concrete. Il lavoro, ad esempio, il debito e l'euro, mentre gli attivisti partecipano a conferenze e tavoli di lavoro prendendo debiti appunti e non scappando dopo interventi frettolosi
5 stelle in piazza

«Questo è il nostro 5 novembre»: si dovrebbe fare un test per sapere quanti sanno cosa significa questo annuncio fatto, la sera del 22 febbraio, sul palco romano di piazza San Giovanni, dal giovane presentatore e militante del “MoVimento 5 Stelle” nel comizio oceanico che ha smentito il vecchio adagio “piazze piene, urne vuote”.  

Il partito che risulta, a conti fatti, quello con maggior seguito elettorale, resta per molti commentatori una realtà di marziani, eppure quella “V” sghemba nel logo del movimento politico di Beppe Grillo rappresenta un chiaro riferimento all’immaginario messo in luce dal film V per vendetta, che narra di un risveglio collettivo in un immaginario, ma verosimile regime dittatoriale costituito da poteri criminali giunti al potere con la forza della menzogna. Qualcosa che evoca il clima del 1984 di Orwell e il Fahrenheit 451 di Bradbury, ma con un esito di rivolta finale vincente, sospinta da un misterioso e abile personaggio con la maschera da guascone.

Il volto, molto diffuso ormai, è quello stilizzato di Guy Fawkes, l’autore principale dell’attentato fallito nella cosiddetta “congiura delle polveri” del 5 novembre 1605, quando alcuni cospiratori cercarono di far saltare in aria il re Giacomo I d’Inghilterra e tutti i membri della Camera dei Lord. Un evento lontanissimo e crudo per la fine violenta degli attentatori, ma che ha perso ogni connotato e origine storica per simboleggiare la pulsione anarchica e la necessità antica di abbattere un potere istigatore della menzogna, tanto che la battuta più ricorrente è quella che definisce questo personaggio, diventato una maschera, «l’unico a voler entrare in Parlamento con intenzioni oneste».

Nel 2013 dei mercati imperanti, la rappresentazione del mondo secondo i dettami della finanza sembra, non solo per i 5 Stelle, la nuova falsità da rimuovere con un ricorso all’audit popolare sul debito e sull’euro.

Di fatto, la piazza del 22 febbraio ha mostrato una realtà complessa e pacifica, perché nonostante i paragoni impropri, non è arrivata a Roma con i manganelli e l’olio di ricino, ma riuscendo ad esprimere alcune istanze ambientaliste e di democrazia diretta che fanno parte del dna della sinistra politica. Bastava ascoltare l’intervento del rappresentante dei No tav piemontesi, capolista al senato, che citava i lavori della Costituente del 1946 con riferimento al “diritto di resistenza” proposto da Giuseppe Dossetti e rifiutato dall’allora maggioranza.

I politologi sapranno leggere con il tempo, i segnali di una tendenza dominante in Italia: quella di affidamento ad un capo, portatore di una visione che rifiuta distinzione tra destra e sinistra e che riesce a mettere insieme, in un fascio, le componenti più diverse di una società attraversata da una seria crisi economica. Eppure sorprendono gli attivisti cosiddetti “grillini”, perché, come ha notato più di un organizzatore di tavoli sulle agende per il nuovo governo, li ha visti interessati e attenti a prendere note fino a tardi, mentre, di solito, i rappresentanti dei partiti storici, quando presenti, facevano il loro intervento e andavano via. Cosa ne faranno di questi appunti è tutto da vedere, anche perché alcuni temi sono del tutto carenti nel programma del Movimento 5 stelle, a partire da quello del lavoro.

Nel suo viaggio in Italia, Grillo ha mostrato l’umano smarrimento davanti ai minatori del Sulcis, autoreclusi nelle miniere per gridare la loro disperazione. Il vertice Telecom, specchio della recente storia nazionale, dopo aver ceduto il canale televisivo della 7, senza attendere la fine del rito elettorale, nel pomeriggio del venerdì 22 febbraio, mentre piazza san Giovanni si ingrossava di migliaia di “grillini”, ha diramato un comunicato per la messa in mobilità di 5 mila lavoratori in esubero nel biennio 2013-2014.

Le elezioni passano e forse si rifaranno a breve, mentre i problemi restano davanti al rebus di maggioranze senza numeri. Una ragione in più per non restare indifferenti mantenendo uno sguardo attento ai contenuti per non far esplodere le polveri che si stanno ammassando.         

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