Un centro medico in Congo (RdC) nato dal carisma dei Focolari

Intervista a Bertin Lumbudi, direttore generale del Centro medico Moyi Mwa Ntongo, sulle strutture al servizio dell’evangelizzazione nate dal carisma dell’unità di Chiara Lubich
Foto di di Bertin Lumbudi

Il Movimento dei Focolari è presente nella Repubblica democratica del Congo da oltre 30 anni e attraverso strutture sociali opera in favore alle popolazioni più vulnerabili. Bertin Lumbudi, focolarino congolese e direttore generale del Centro Medico Moyi Mwa Ntongo – sole del mattino, in lingala – riflette sulle strutture al servizio dell’evangelizzazione nate dal carisma dell’unità di Chiara Lubich, vissuto e testimoniato a Kinshasa da persone del Movimento dei Focolari.

Foto di di Bertin Lumbudi

Che importanza hanno queste strutture? 

Costituiscono strutture al servizio dell’evangelizzazione secondo la prospettiva della spiritualità dell’unità. Sono luoghi di dialogo e di testimonianza. La nostra partnership a vari livelli è una testimonianza di ciò che è possibile fare quando si lavora insieme. Incoraggiamo collaborazioni e andiamo oltre la competizione, perché condividiamo la visione di un mondo più unito.

L’Esortazione apostolica post-sinodale Ecclesia in Africa, che secondo le parole di papa Giovanni Paolo II funge da «una sorta di piano d’azione pastorale per la Chiesa in Africa», è una tabella di marcia per le nostre strutture.

Quest’anno celebriamo gli 80 anni della nascita del nostro Movimento (nato a Trento nel 1943), e tra le tante chiavi di lettura, Ecclesia in Africa ci offre, a mio avviso, un metodo di ricerca, in mezzo a tante sfide e vulnerabilità, per cogliere come essere al servizio dell’evangelizzazione in Congo alla luce della spiritualità dell’unità, nel periodo del “dopo Chiara”. Siamo chiamati ad essere alla ricerca dei segni dei tempi, per “attualizzare” le parole di Chiara Lubich, le sue “azioni profetiche” e la sua testimonianza carismatica nell’ambiente in cui ci troviamo.

In questa attualissima esortazione del 1995, papa Giovanni Paolo II ha affermato: «Oggi più che mai la Chiesa è consapevole che il suo messaggio sociale troverà la sua credibilità nella testimonianza delle opere, prima che nella sua coerenza e logica interna» [Ecclesia in Africa 28]. Il pontefice ha sfidato la Chiesa in Africa a studiare, articolare, implementare, testimoniare e pregare sul suo mandato missionario nelle 5 principali dimensioni pastorali: annuncio del Vangelo, inculturazione nel continente, dialogo interreligioso ed ecumenico, giustizia e pace, comunicazione sociale. È in questa prospettiva molto concreta che si possono comprendere le nostre iniziative.

Foto di di Bertin Lumbudi

Come disporsi oggi all’ascolto in Congo di gesti, parole e azioni di Chiara Lubich?

Qualche anno fa, Jesus Moran, co-presidente dei Focolari, ha richiamato la nostra attenzione su un’attualizzazione del carisma oggi: la fedeltà creativa. Quando nel 2000 Chiara venne a visitare le comunità dei Focolari del continente, le facemmo molte domande. Tra l’altro, come fare per dare un contributo alle molte sfide sociali dei nostri popoli. Lei ci consigliò di “guardare a Trento”. Mi resi conto che ci spingeva ad aprire orizzonti nuovi rimanendo radicati alle nostre radici: Trento rappresenta gli inizi!

L’Africa di oggi rispetto a quella degli anni ’60, quando Chiara era venuta per la prima volta a trovarci, è cambiata, ci sono molte trasformazioni in atto. Secondo le Nazioni Unite, la popolazione urbana raggiungerà 1.271 milioni di abitanti nel 2025. Nel corso dell’ultima generazione, l’urbanizzazione è aumentata a grande velocità. Più del 42% di tutta la popolazione è urbanizzata, rispetto al solo 8% nel 1960. Un continente di contraddizioni accanto ai grandi motori del cambiamento, ci sono sfide enormi, dove il divario digitale sta esacerbando le povertà già esistenti.

Ma è proprio qui che siamo chiamati a ispirarci oggi alle parole di Chiara, ai gesti posti da lei, e anche alle sue azioni. Seguendo il suo consiglio di non distogliere lo sguardo da Trento, ci domandiamo: come “essere trentini” oggi vivendo a Kinshasa, a Lubumbashi, a Goma, a Kikwit, in tutte le nostre città?

Per vivere concretamente il comandamento nuovo di Gesù dell’amore reciproco, quali sono i gesti che Chiara e il nascente movimento di Trento hanno posto? Uno di questi è stato cercare come risolvere i problemi sociali di Trento in mezzo ad un conflitto mondiale. Un proposito che poteva senza alcun dubbio essere considerato fuori portata per un gruppo di giovani, come erano allora. Ma la risposta era stata: alla tavola del primo focolare di Trento sedevano alternati “una focolarina e un povero, una focolarina e un povero”. Questa testimonianza di Chiara ha molto da dire ancora oggi nelle nostre città congolesi!

Un esempio: come rispondete oggi a questa missione?

Uno tra molti problemi: l’Africa è la regione del mondo con i problemi sanitari più critici. Le questioni relative al finanziamento dei sistemi sanitari sono cruciali. La maggior parte dei nostri Paesi non ha ancora raggiunto gli obiettivi fissati nella Dichiarazione di Abuja del 2001, in cui i governi hanno accettato di destinare alla salute il 15% del bilancio di ogni nazione.

Sono stati compiuti molti sforzi da parte di organizzazioni nazionali e internazionali. Ed è in questo contesto che il Centro Medico Moyi Mwa Ntongo (sole del mattino, in lingala) è stato creato a Kinshasa nel 2006 dall’Association pour l’Economie de Communion (AECOM asbl), su decisione del suo Consiglio di amministrazione. La nostra missione è fornire un’assistenza sanitaria di qualità a tutte le fasce della popolazione, ma in particolare ai gruppi vulnerabili. Prestiamo grande attenzione al rispetto della dignità della persona e della vita umana dal concepimento alla morte.

Il continente africano non ha ancora completato la sua transizione epidemiologica e deve affrontare una duplice sfida: sradicare malattie endemiche e combattere malattie croniche. A ciò si aggiungono le malattie infettive emergenti. L’accesso all’assistenza sanitaria materna presenta un altro grande tema di questa sfida. “Nessuna madre dovrebbe perdere la vita nel tentativo di darne una” è lo slogan della nostra unità di maternità. Dalla sua inaugurazione, 7 anni fa, il nuovo reparto di maternità ha accolto più di 2.000 bambini. Questo risultato ci rincuora, perché non abbiamo perso nemmeno una madre o un bambino.

Il Centro medico Moyi ma Ntongo è come una goccia nell’oceano ma offre alle persone che ne usufruiscono sicurezza e benessere, consentendo di rivolgersi a medici specializzati ad un costo accessibile a tutti.

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