Franz Kafka, postino delle bambole

In ricordo dei 140 anni della nascita del grande scrittore, nato a Praga nel 1883.
Una bambina con la bambola, foto di SeaReeds per Pixabay.

Questa è la storia di tre donne. È narrata da un’insegnante e attrice polacca, Dora Diamant; ha per protagonista una bambola, Brigida; la quale apparteneva a una bambina tedesca, Elsi, che era la sua “mamma”. Ma è anche la storia di un uomo. Perché Dora Diamant era la fidanzata di uno scrittore praghese destinato a diventare famoso, poi, dopo la morte. Franz Kafka.

All’epoca dei fatti, Franz – che come lei era di origine ebraiche – aveva pubblicato poco o nulla, e quel poco che aveva pubblicato era stato accolto freddamente da critica e pubblico. Inoltre, durante la sua intensa ma breve relazione con Dora, lui diede alle fiamme quasi il novanta per cento dei suoi scritti. Aveva trovato l’amore e capito che la vita voleva viverla, non scriverla. Voleva trasferirsi con Dora in Terra d’Israele (lo Stato d’Israele non c’era ancora) e aprire un ristorante nella nascente Tel Aviv. Purtroppo morì prima di realizzare questo sogno. Ma in quell’anno scarso che rimasero assieme, capitò un fatto tanto insolito quanto simpatico. Che Dora racconta. Ecco quello che accadde.

Stavano allora a Berlino. Franz, come ogni mattina, faceva la sua passeggiata nel parco Steglitz. Lì incontrò una bambina che piangeva e piangeva. Franz rimase toccato da tanta disperazione. Si avvicinò a lei e le chiese come mai piangesse così tanto. Aveva perso la sua bambola, ecco cos’era successo. Franz Kafka si mise a cercarla con lei, rovistando ovunque lì attorno, nel parco. Niente da fare. Della bambola, che si chiamava Brigida, nessuna traccia. Cosa poteva esserle successo? Franz tentò di consolarla, ma non c’era verso. Le disse allora di venire nel parco il giorno dopo, alla stessa ora, lui avrebbe fatto ricerche approfondite e le avrebbe detto cosa aveva scoperto.

Il giorno dopo i due si incontrarono. Elsi, questo era il nome della bambina, aspettava con trepidazione di poter riabbracciare la sua bambola. Ma Franz non l’aveva trovata. Però non era a mani vuote. Aveva portato con sé una lettera. Eh sì – le disse – lei era davvero fortunata, perché lui era nientemeno che il postino delle bambole. La sua bambola aveva scritto una lettera e lui era lì per consegnargliela. Aprirono la busta e la lessero assieme.

La bambola era partita per un viaggio nel grande mondo. Si scusava di non averla avvisata, ma era capitato tutto così in fretta. Nel mondo delle bambole succede così. «Per favore non piangere – le scriveva – sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure. Così potrai viverle con me».

Autore della lettera, inutile dirlo era Kafka, che in fatto di scrivere e di fantasia era secondo a pochi. La lettera si lanciava in uno stupendo racconto delle avventure che erano capitate alla bambola, della gente strana di tutti i tipi che aveva incontrato, dei posti esotici in cui era stata. Elsi rimase affascinata. Il giorno dopo sarà di nuovo lì, assicurò a Franz. Non vedeva l’ora di conoscere nuove avventure. Passarono così alcuni giorni bellissimi. Lo scrittore però non sapeva come uscire da quella situazione imbarazzante. Pensò a una lettera di congedo, in cui le raccontava che si era sposata con un bellissimo principe-bambolotto. Alla fine si risolse di regalarle una nuova bambola. Appena la vide la bambina disse che non era lei, che non era Brigida. Ma Kafka le fece notare un biglietto che teneva in mano, su cui era scritto: «I viaggi mi hanno cambiata».

Sì. È vero, i viaggi cambiano le persone. Elsi tornò a casa con la nuova bambola, e non rivide più quello strano postino. Giocò con lei per mesi e mesi e un po’ alla volta ci si affezionò. Finché un giorno s’accorse che dentro la bambola c’era un biglietto: «Ogni cosa che ami è molto probabile che la perderai, però alla fine l’amore la muterà in una forma diversa». Non ebbe dubbi Elsi, era stato scritto da quello strano uomo del parco.

Kafka è stato autore di libri che assomigliano a incubi, che s’intrufolano nei lati più conturbanti della psiche e delle relazioni umane, Le Metamorfosi, Il Processo, Il Castello. E la struggente Lettera al padre. Ma forse, mai si era appassionato tanto alla scrittura come quando ha buttato giù le lettere alla bambina Elsi. Morì pochi mesi dopo quegli incontri nel parco Steglitz, di tubercolosi, di cui da tempo era malato. Aveva solo quarant’anni. C’è chi mette in dubbio che la storia della bambola sia vera, e la attribuisce alla fantasia di Dora. Jordi Sierra i Fabra scriverà poi un libro per ragazzi, Kafka e la bambola viaggiatrice. Ma se anche questa storia non fosse realmente accaduta, è così bella… come non raccontarla?

__

Sostieni l’informazione libera di Città Nuova! Come? Scopri le nostre rivistei corsi di formazione agile e i nostri progetti. Insieme possiamo fare la differenza! Per informazioni: rete@cittanuova.it

I più letti della settimana

Tonino Bello, la guerra e noi

Mediterraneo di fraternità

La forte fede degli atei

Edicola Digitale Città Nuova - Reader Scarica l'app
Simple Share Buttons