La fame dell’oro

In sala l’ultimo film di Martin Scorsese “Killer of the flower moon” con due strepitosi Leonardo Di Caprio e Robert De Niro. Una storia potente sulla fame di denaro.
Martin Scorsese alla prima londinese del film 'Killers of the Flower Moon' (Photo by Vianney Le Caer/Invision/AP) Associated Press/LaPresse Only Italy and Spain

Non è solo la storia della tribù Osage che negli anni Venti in Oklahoma morirono in circostanze misteriose. Era la comunità più ricca degli Usa grazie alla scoperta del petrolio nel loro territorio. Ma William “Bill” Hale, ricce benefattore che accoglie in casa il nipote Ernest reduce dalla guerra, assetato di soldi e vanesio, è tutto fuorchè un galantuomo. Cattolico con citazioni della Bibbia e preghiere, maneggia soldi, ordina omicidi e fa sì che il debole nipote, sposando una ragazza indigena, partecipi ai suoi piani per impossessarsi definitivamente di quella terra, eliminando gli indigeni. Andrà tutto bene? Sì e no, fino ad un certo punto.

Scorsese crea in tre ore e mezzo rapide un racconto lineare e scorrevole in cui mescola horror, noir, western, epopea e famiglia, alienazioni postbelliche e gangster. Nessuna confusione o conflitto fra i generi: il regista è troppo abile per cadere nel tranello. Così dirige un film dove i notturni pericolosi si alternano ad albe poetiche e a prati fioriti, omicidi a malattie inspiegabili, gioie domestiche a processi. La realtà è che Scorsese filma un apologo sul Male che percorre l’uomo attraverso la cupidigia dei soldi, uccidendolo nel corpo e nello spirito. Allora e ancora oggi e forse sempre.

Il ghigno mefistofelico e amorale di Bill-De Niro accentua la presenza del diabolico seduttore piscologico sul fragile nipote, un ragazzo immaturo innamorato della moglie ma succube sin quasi alla fine dello zio. Di Caprio tratteggia perfettamente il carattere instabile di Ernest – memorabili i dialoghi seduttivi con lo zio -, la sua mancanza di carattere, come De Niro che offre una interpretazione di altissimo livello nei panni del benefattore ipocrita e machiavellico, il Male che seduce e affascina. Perfetta l’attrice nativa Lily Gladstone, ferma, bella e intensa nelle scene dolorose.

Scorsese in quest’opera corale – fascinose le riprese dall’alto – non fa sconti alla parabola del male, regalando immagini potenti come la colonna sonora in un racconto grande, un autentico poema sulla vita umana. Ora aspettiamo il promesso film su Cristo.

 

A Roma la Festa del cinema

È iniziato alla grande e durerà fino al 29 il Rome Film Fest distribuito fra l’Auditorium e altre sedi cittadine per le diverse sezioni della rassegna. Partita con l’opera prima da regista di Paola Cortellesi, C’è ancora domani – una bella rivisitazione in bianco e nero di una famiglia nella Roma del 1946 -, è proseguita con Diabolik con Monica Bellucci e Mur di Katia Smuniak che racconta la storia del muro che i polacchi hanno costruito per fermare le migrazioni dei bielorussi. Molta Italia, molti visi noti nei film nostrani (anche troppo), parecchi lavori dall’estero. Tra festa e rassegna, come sempre con la stupenda sezione di Alice in città per ragazzi e giovani.

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