Rifondare la democrazia a partire dalla scuola

Dal Festival nazionale dell’Economia Civile arriva un forte impulso all’impegno politico diretto. La proposta della Scuola di Economia Civile a proposito del ritorno dell’educazione civica come disciplina che interessa ogni ordine e grado del cammino formativo. Per una scuola che non crea diseguaglianza ma una cittadinanza consapevole
Economia Civile e ambiente. Foto: Mauro Scrobogna /LaPresse

La Scuola di Economia Civile ha inaugurato la quinta edizione del Festival nazionale dell’Economia Civile che si è svolto dal 28 settembre al primo ottobre a Firenze, curando, tra l’altro, la prima giornata che si è svolta presso il campus delle Scienze sociali dell’Università di Firenze, alla presenza di tantissimi giovani universitari.

We care. L’identità di don Milani per un’educazione civile” è stato il titolo della Lectio civilis svolta dal presidente della Scuola di Economia Civile, prof. Luigino Bruni e dallo scrittore Eraldo Affinati.

Bruni, nell’anno in cui si celebra il centenario della nascita di don Lorenzo Milani, ha letto alcuni brani del priore di Barbiana: nell’anno 1957, il giovane prete denunciava che «ogni anno si ripete la storia delle alluvioni, dei morti, delle famiglie disastrate, dei miliardi ingoiati dall’acqua, ogni anno a scadenza fissa. Non un problema di fondo è stato risolto» (Milani L., Esperienze pastorali, Libreria editrice fiorentina, Firenze, 1957, p. 462).

Di fronte a questa storia che si ripete nel tempo, nella famosa “Lettera a una professoressa”, a cura della Scuola di Barbiana, si legge: «…Ho imparato che il problema degli altri è eguale al mio. Sortirne tutti insieme è la politica. Sortirne da soli è l’avarizia» (Scuola di Barbiana, Lettera a una professoressa, Libreria editrice fiorentina, Firenze, 1967).  Questo è un appello alla responsabilità che riguarda tutti, adulti e giovani (We care).

Il professor Stefano Zamagni, cofondatore e presidente del comitato scientifico e di indirizzo della Scuola di Economia Civile, intervenendo al Festival, ha posto questo quesito: «Che mondo lasciamo ai giovani?». Ha sottolineato l’importanza di lavorare tutti per lo sviluppo integrale, che mette insieme tre aspetti: la crescita, la dimensione relazionale e la dimensione “spirituale”. La sostenibilità, infatti, deve essere ambientale, sociale ed economica: «Dobbiamo cambiare gli stili di vita», ha esortato Zamagni. E per fare questo – ha suggerito il professore – bisogna «cambiare la cultura».

Nel messaggio inviato «alla comunità dell’Economia civile, riunita a Firenze», papa Francesco ha sottolineato l’urgente bisogno di un’economia “illuminata” che «ha bisogno di direzioni di largo respiro, che aiutino la nostra società a percorrere la via del ben vivere e della generatività, e di una politica, anche economica, arricchita dalla partecipazione, dalla cittadinanza attiva e dalle scelte responsabili dei cittadini, nella logica della sussidiarietà che è il fondamento della democrazia».

Kaushik Basu (ex capo consigliere economico del governo dell’India e capo economico della Banca Mondiale dal 2012 al 2016), nel suo intervento al Festival, ha affermato in maniera categorica: «Credo sia arrivato il momento di modificare l’Economia mainstream… dobbiamo andare oltre le buone intenzioni… ci vuole la morale insieme ai progetti e alla strategialo Stato si deve occupare di trasferire la ricchezza dalle mani di pochi alle mani di tanti».

L’economista indiano ha spiegato che in America la commistione tra economia e politica è molto forte e che, prima, non era così. «Abbiamo bisogno – ha concluso Basu – di nuovi accordi globali e le idee che portano a questo possono guardare anche al passato, perché siamo usciti vittoriosi da altre crisi globali, ma devono andare oltre i limiti del pensiero convenzionale».

Il premio Nobel per l’Economia nel 2001, Joseph Stiglitz, che è stato capo economista della Banca Mondiale e consulente economico del governo degli Stati Uniti e oggi insegna Economia e Finanza alla Columbia University di New York, durante il suo intervento al Festival, ha sottolineato che, per risolvere il problema della diseguaglianza, dobbiamo analizzare le cause: «Non c’è una ricetta unica, ma diverse politiche possibili… le principali fonti di diseguaglianza sono due. La prima sono le diseguaglianze ereditarie, di tipo finanziario e nel capitale umanoin molti Paesi – ad esempio gli Stati Uniti – i sistemi educativi servono effettivamente ad aumentare la disuguaglianza, fin dall’asilo. La seconda grande fonte di disuguaglianza è l’esercizio del potere… Ci sono diverse espressioni di potere: monopoli, sfruttamenti, discriminazioni, tutte utilizzate per creare enormi disuguaglianze nella nostra società. E il rimedio è abbastanza ovvio: dobbiamo avere leggi forti per fermarle».

Per poter costruire un’economia “illuminata” e civile, è necessaria, quindi, una politica con la “p” maiuscola, una politica civile, posta al servizio del vero bene comune. L’anno formativo 2023/2024 della Scuola di Economia Civile è iniziato con il corso di alta formazione dal titolo “Rifondare la democrazia a partire dalla scuola”, percorso rivolto ai docenti e dirigenti scolastici e contenente alcune proposte per l’insegnamento dell’Educazione civica, disciplina trasversale – reintrodotta dal legislatore italiano da settembre 2020 – che interessa tutti i gradi scolastici, a partire dalla scuola dell’infanzia fino alla scuola secondaria di II grado.

Questa materia è stata introdotta per la prima volta nelle Scuole italiane grazie all’impegno del ministro della Pubblica Istruzione, Aldo Moro (D.p.r. del 13 giugno 1958, n. 585) che, nell’allegato del decreto, riporta una “Premessa” molto significativa: «L’educazione civica si propone di soddisfare l’esigenza che tra Scuola e Vita si creino rapporti di mutua collaborazione… La Scuola a buon diritto si pone come coscienza dei valori spirituali da trasmettere e da promuovere, tra i quali acquistano rilievo quelli sociali, che essa deve accogliere nel suo dominio culturale e critico… Le singole materie di studio non bastano a soddisfare tale esigenza… La Scuola giustamente rivendica il diritto di preparare alla vita, ma è da chiedersi se, astenendosi dal promuovere la consapevolezza critica della strutturazione civica, non prepari piuttosto solo a una carriera. Il desiderio di “essere un cittadino” più o meno consapevole, è radicato nei giovani, connaturale alla loro personalità, ed è un dato fondamentale positivo per la loro completa formazione umana» (cfr Brancaccio L., Aldo Moro. Il politico, il professore, il filosofo del diritto, Ecra, Roma, 2022).

La percezione di essere cittadini consapevoli è dimostrata, ogni giorno, dai giovani del movimento Fridays For Future che, nell’epigrafe del sito italiano (https://fridaysforfutureitalia.it/), riportano lo slogan “È arrivata l’ora di agire”, dai giovani della community EoF (https://francescoeconomy.org/it/) costituita da giovani imprenditori, ricercatori e changemaker impegnati a costruire «un’economia amica della terra, un’economia di pace» (papa Francesco) e dai giovani iraniani che, come ha riferito Shirin Ebadi (avvocatessa iraniana, Premio Nobel per la Pace nel 2003) intervenendo quest’anno al Festival dell’Economia Civile, «per raggiungere la libertà e la democrazia sono pronti a perdere la vita».

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