Sinodo 2023, in ascolto del mondo 

Card. Pizzaballa, patriarca di Gerusalemme: «Abbiamo bisogno del sostegno, di condannare ogni forma di violenza, di isolare i violenti, e di lavorare incessantemente ad un cessate il fuoco. Perché fintanto che le armi parlano non sarà possibile ascoltare le altre voci».
Papa Francesco al Sinodo dei Vescovi - 5° Congregazione Generale. 10 ottobre 2023, Città del Vaticano. Foto: Vatican Media/LaPresse

«In questo Sinodo c’è la verità dell’ascolto, c’è questa priorità», ha voluto sottolineare papa Francesco nel saluto a braccio all’apertura della prima Congregazione generale del Sinodo 2023. Nel clima di silenzio e di ascolto, risuona proprio in questi giorni il grido della terra e dei poveri, scorrono davanti agli occhi le immagini dei recentissimi eventi di guerra in Medio Oriente, mentre il mondo guarda sgomento.  

Il cardinale Pierbattista Pizzaballa, patriarca latino di Gerusalemme, venuto a Roma per partecipare ai lavori sinodali, è riuscito a rientrare in Israele e, mentre rassicura sulle condizioni dei cristiani a Gaza, sollecita la comunità internazionale a «riprendere a guardare al Medio Oriente e alla questione israelo-palestinese con più attenzione di quella che fino a oggi ha mostrato» e a «lavorare moltissimo per calmare la situazione, per portare alla ragionevolezza le parti attraverso mediazioni non necessariamente pubbliche». Intervistato da Vatican News ha ribadito: «Abbiamo bisogno del sostegno, di condannare ogni forma di violenza, di isolare i violenti, e di lavorare incessantemente ad un cessate il fuoco. Perché fintanto che le armi parlano non sarà possibile ascoltare le altre voci».

La chiesa cammina in un mondo che soffre, nulla è escluso dai discorsi di questi giorni: le famiglie, le parrocchie, i problemi delle popolazioni indigene, di chi vive nelle zone di conflitto, la voce di chi è ai margini della società, di chi è costretto a lasciare la propria patria.  

«Mi sento un privilegiato, perché in un mondo dove si fa a gara a chi uccide più gente, dominato dall’odio, soccorrere una vita, abbracciare un fratello o una sorella in mezzo al mare è un dono infinito, che cambia la vita e ha cambiato la mia». Sono le parole pronunciate da Luca Casarini, durante il briefing di ieri presso la Sala stampa vaticana. Capo missione della “Mediterranea Saving Humans”, l’unica nave di soccorso civile nel Mediterraneo centrale con bandiera italiana, Casarini è invitato speciale al Sinodo sulla sinodalità. «In mezzo al mare si incontrano due povertà: una materiale, economica, sociale, di discriminazione, di persone costrette a lasciare l’unica ricchezza che hanno – la loro terra, la loro memoria, la loro famiglia – e incontriamo un’altra povertà, che è una povertà spirituale, quella del nostro mondo occidentale dove non siamo più capaci di piangere per un bambino che muore. E queste due povertà si aiutano l’una con l’altra, è questa la cosa grande che avviene in mare». Racconta l’esperienza di questi giorni: «i padri sinodali mi stanno insegnando cosa significa mettersi nei panni dell’altro e vedere cosa accade. Non dobbiamo aspettarci di dover risolvere tutto noi, ma c’è lo Spirito Santo che agisce».  

Dell’impegno della Chiesa in tutte le dimensioni, sociali e ambientali, della necessità che essa sia «paladina dei diritti umani, lavorando per un mondo migliore» aveva parlato anche suor Gloria Liliana Franco Echeverri, presidente della Confederazione latino-americana dei religiosi (Clar). «Come Chiesa dobbiamo essere una presenza profetica, che si compromette, che crea rete – aveva affermato. Non è possibile seguire Gesù senza un impegno per uno sviluppo umano integrale». Di fronte a fenomeni come «la xenofobia, il nazionalismo escludente, la costruzione di barriere», la Chiesa «è per la fraternità, per la sinodalità». Perciò è necessario prendere in maggiore considerazione «la realtà degli esclusi, l’incontro con i più poveri del nostro mondo, con le carovane di migranti che stiamo accompagnando nelle nostre chiese, con tutte le vittime della tratta, con i rifugiati, con chi non ha posto in questa società. Dobbiamo accompagnarli unendo le forze, per rendere possibile l’ospitalità, il cibo, l’educazione, la possibilità di una vita migliore per loro».  

La metodologia orientata all’ascolto voluta da papa Francesco come stile sinodale consente di condividere le proprie convinzioni, ma anche di riesaminarle alla luce del pensiero dell’altro e così crescere nella comunione e nella partecipazione. Il silenzio aiuta a riconoscersi fratelli e sorelle, a imparare a camminare insieme, ad ascoltare, discernere e affrontare in questo modo le questioni che interpellano la Chiesa.

«Quello che trovo sorprendente di questo metodo sinodale voluto dal Santo Padre è che ognuno ha l’umiltà di non avere la verità definitiva, ma la volontà di trovare convergenze per camminare insieme», ha commentato durante il briefing il cardinale Gérald Cyprien Lacroix, arcivescovo di Québec e membro del Consiglio ordinario. «Ciascuno è veramente libero di esprimersi perché sa di essere ascoltato, e questo è un grande cambiamento». «Papa Francesco ci chiede con urgenza se siamo capaci, come Chiesa, di essere uniti, camminare e discernere su come affrontare queste sfide, come portare al mondo la speranza e la giustizia di cui il mondo ha tanto bisogno». 

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