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Catia Iori

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Educazione

Come scegliere l’università?

Nostro figlio sta frequentando il quinto anno delle superiori, ma ancora non ha le idee chiare su cosa fare dopo. Come possiamo aiutarlo a schiarirsi le idee e a capire quale facoltà scegliere?

università

Tanto per cominciare, partiamo dal dire che è assolutamente normale essere smarriti, in un mondo incerto e confuso come questo. E lo spaesamento è un tratto comune.

Sebbene la carriera universitaria resti il percorso principale per 1 studente su 2, molti si orientano su diverse alternative: 1 su 10 è orientato verso i corsi professionalizzanti non universitari, 1 su 5 punta a cercare lavoro, mentre 1 su 10 si rifugia nella sempreverde prospettiva di andare all’estero per tentare la fortuna.

La Generazione Z, quella dei nostri ragazzi diplomandi come suo figlio, sembra non volersi rassegnare a ingrossare le file dei cosiddetti Neet, quei giovani che non studiano e non lavorano.

Quindi, cercherò  di dare alcune dritte che aiutino voi famiglie ad aiutare il giovane.

Intanto, la prima grande questione riguarda se continuare gli studi all’Università o dribblare su alcuni corsi multi potenzianti che in un biennio ti preparano al lavoro. Cioè: la prima domanda è: voglio studiare oppure no? Ho voglia di cimentarmi in esami e autodisciplina, sacrificarmi tre quattro anni per il mio futuro o più concretamente, desidero rendermi autonomo e lavorare?

Questo è il primo grande interrogativo e il bivio dinanzi al quale occorre mettersi di fronte con tanta onestà intellettuale: la maggior parte si iscrive all’università perché cosi fan tutti, perché mamma e papà saranno fieri di me, perché per ora non ci penso e seguo la strada più impegnativa.

Attenzione però: l’impegno deve essere reale già da subito, frequentando, disciplinando il proprio tempo per sostenere uno, due tre esami nell’arco dei primi sei mesi, altrimenti la carriera universitaria rischia di diventare un’autentica farsa collettiva di costi, perdita di tempo e frustrazioni personali.

Un anno di mancata organizzazione è considerata ancora una possibilità ma guai a concedere tempi troppo dilatati ai nostri giovani: il fenomeno dei drop out all’Università è un’autentica piaga tutta italiana.

Quindi se si opta per lo studio (PERCORSO A) chiedersi: che cosa mi piacerebbe sapere? Non pensate al lavoro di poi perché il cambiamento epocale è talmente vorticoso che almeno che non si voglia fare il medico o l’ingegnere, qualunque facoltà con una specializzazione ad hoc sarà facilmente spendibile. E per tutti, ma proprio per tutti, l’imperativo deve essere: inglese. Studiare la lingua inglese, guardare film in inglese, leggere in lingua, andare in estate a Londra per qualche lavoretto o parlare con qualche madrelingua.

Esistono le lauree a ciclo unico come Medicina (6 anni), Farmacia e Architettura (5 anni) poi le famose triennali che puoi sospendere al conseguimento del titolo oppure continuare con Master di specializzazione.

Se invece dopo la maturità, si vogliono accorciare le distanze dal lavoro (PERCORSO B), molto utili sono tutti quei corsi di istruzione secondaria tecnico-professionale e sulla creazione di percorsi post diploma professionalizzanti, come gli ITS. Sono delle scuole superiori che danno una formazione tecnica formando tecnici specializzati, durano due tre anni e sono focalizzati sulla Meccatronica, sull’edilizia e sul Marketing.La qualifica finale è quella di Tecnico siuperiore. E il bello è che lavori mentre studi perché mentre ti formi, fai stages o tirocini per circa 800 ore in azienda così ti diplomi e subito dopo sei assunto.

Circa 1 su 5, subito dopo il diploma, punta proprio ad avere presto un’occupazione: l’8% immettendosi direttamente nel mercato del lavoro, il 10% seguendo un corso – ITS o similare – che gli permetta di specializzarsi ma accorciando il tragitto che porta dai banchi di scuola al lavoro. Ci sono i meccanici, i meccatronici, quelli gestionali, tanto richiesti dalle aziende e ancora quelli incentrati sulla ristorazione e sulla capacità di cucinare un buon piatto.

Se ad esempio, alla domanda: cosa ti piacerebbe fare? Cosa ti piace? La risposta è: Non so, molto più comune di quanto si pensi, comincia dall’escludere tutto cio che proprio non fa per te. Aiutare gli altri ti da gioia? Disegnare da solo seguendo la tua immaginazione ti fa scorrere ore intere? Ti piace più fare le cose da solo o in gruppo? Ami leggere, formarti, insegnare oppure sei uno  di quelli che vuole muoversi e viaggiare, conoscendo luoghi sempre nuovi e diversi?inizia dall’escludere ciò che non vuoi, per poi definire sempre meglio quello che davvero vuoi essere e fare.

Se poi (PERCORSO C) con i disegni AutoCAD proprio non ti ci vedi, allora il tuo talento creativo va speso nella cosidetta area AFAM (Alta formazione artistica e musicale come l’Accademia di Belle arti, di Danza, i Conservatori che rilasciano un titolo di studio equiparato a quello delle Universita’.

Scegli cosa fare dopo il diploma in modo consapevole e ascoltando le tue passioni. Prova a fare questo semplice e divertente esercizio. Si tratta di visualizzarti nelle varie professioni che hai individuato e di immaginarti a vivere già quelle vite. Prova a capire se ti piace un certo lavoro valutando prima di tutto quale tipo di vita esso ti permetterà di fare. Domandati se ti piace un lavoro che ti permetta di stare molto tempo all’aperto, oppure uno che ti permetta di viaggiare molto. O uno che ti garantisca la sicurezza e la routine di un tuo ufficio, oppure ancora qualcosa che richieda il contatto diretto con le persone, o con culture diverse. Oppure domandati se ti piacerebbe un lavoro che richieda di guidare molto, o molto poco. Oppure di dirigere e coordinare altre persone, di volare spesso, di aiutare concretamente gli altri, ecc.

Pensa anche se per te è importante costruirti una famiglia e passare molto del tuo tempo con essa, oppure se vuoi rimanere single, magari essere un business man/woman che vive spesso in posti diversi.Prova ad immaginare e visualizzare tutte queste situazioni, quindi scegli quelle che più ti piacerebbe vivere (non più di 3) e associa ad esse i possibili lavori che ti permetterebbero di farlo:

manager, ingegnere, agricoltore, tecnico specializzato, professore, avvocato, medico, libero professionista, psicologo, farmacista, infermiere, artigiano, operaio generico, tassista, camionista, commesso, attore di teatro o comico, consulente professionale o personale, agente di commercio, formatore, coach, guida turistica, cuoco, commerciante, ecc.

Fatto ciò individua quale professione potresti e vorresti fare più di tutte le altre.

Infine capisci se per fare quella professione ti serve una laurea e se si quale Università frequentare.


Il percorso a ritroso

Quello che abbiamo descritto sopra è una specie di percorso a ritroso, ossia anziché concentrarti su cosa studiare e su quale lavoro fare, si tratta di provare a focalizzare i pensieri sul tipo di vita che vorrai condurre.

Capire chi vorrai diventare per risalire poi alla professione e quindi al titolo di studio.

Se riesci a fare bene questo esercizio di visualizzazione della tua futura vita, identificando la professione che ti piacerebbe fare, allora avrai capito anche cosa studiare.

In sintesi:

prima capisci che tipo di vita ti piacerebbe vivere, poi scegli la professione che ti permetterà di farlo, quindi impegnati a conseguire quella laurea/professione.

I nostri sogni non si realizzano d’incanto, in momenti definiti, ma lungo il percorso della nostra vita se li trasformiamo in obiettivi da raggiungere e ci impegniamo ogni giorno a farlo.

Frequentare l’Università e laurearsi sono elementi che si aggiungono alla nostra cassetta degli attrezzi per affrontare il mondo, raggiungere i nostri obiettivi e quindi per vivere una vita felice, ricca di entusiasmo e di soddisfazioni. A questi attrezzi aggiungi anche la fiducia in te stesso, la capacità di visualizzare, di saper eliminare i tuoi comportamenti sgraditi, di saper eliminare le tue paure, di vincere l’ansia. Buon futuro!

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