L'esperto risponde / Infanzia e ragazzi

Ezio Aceti

Laureato in psicologia, consigliere dell’Ordine degli psicologi della Lombardia, esperto in psicologia evolutiva e scolastica, è nella redazione del giornalino Big Bambini in giro. ha pubblicato per Città Nuova: I linguaggi del corpo (2007); Comunicare fuori e dentro la famiglia (nuova ed. 2012), Crescer(ci) (2010); Mio figlio disabile (2011); con Giuseppe Milan, L’epoca delle speranze possibili. Adolescenti oggi (2010); Educare al sacro (2011); Mio figlio disabile (2011); Nonni oggi (2013); Crescere è una straordinaria avventura (2016); con Stefania Cagliani, Ad amare ci si educa (2017).

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Adolescenti

Ragazzi, scuola, vaccini ed Epifania

Continuo a sentire in tv “esperti” (!) che dicono che dopo l’Epifania le scuole devono rimanere chiuse. Lei che ne pensa? Un genitore

Studenti (Andrew Rush/Pittsburgh Post-Gazette via AP)

Il 6 gennaio ricorre la festa dell’Epifania, cioè della manifestazione di Gesù bambino al mondo. In questa bellissima festa, compresa da tutto il mondo, la grandezza del bambino sta nel suo amore passivo, umile, disarmante.

È un amore che attira, attrae, perché indifeso e gratuito. Gesù bambino rappresenta tutta l’infanzia, cioè quanto di più prezioso ci sia perché il futuro, il mondo, la vita possano continuare mediante la tutela dell’infanzia.

Ed è di questi giorni la notizia dell’infanzia colpita in modo particolare dalla nuova ondata di Covid. Se all’inizio della pandemia era importante tutelare più possibile gli anziani e i nonni ora, grazie all’enorme campagna di vaccinazione, il fronte si sposta sui bambini e sui ragazzi. E proprio perché i bambini e i ragazzi dipendono soprattutto dalle scelte dei grandi, è di estrema importanza che in questo “tempo cattivo” i grandi siano buoni. Buoni nel senso del bene, nel senso di mettere in campo tutto quanto possibile per promuovere il meglio per i nostri ragazzi.

Solo che adesso la battaglia è diversa. Adesso possiamo imparare dall’esperienza di questi due anni di pandemia trascorsi. Alcuni dati clinici, riguardanti l’infanzia, sono lì a rammentarci quanto le scelte devono essere ben ponderate. Innanzitutto, costatiamo che i ricoveri nei reparti di neuro-psichiatria infantile relativi alle sindromi come ansia, depressione, bulimia, vamping (rimanere svegli tutta la notte a giocare o navigare in Internet) e anoressia hanno avuto un incremento consistente, a causa delle restrizioni e della didattica a distanza.

Soprattutto i ragazzi pre-adolescenti, dai dieci anni in su, hanno sofferto più di tutti le conseguenze dovute alle limitazioni sociali e relazionali.

Come psicologo infantile, poi, costato quanto sarebbe ulteriormente pesante costringere i nostri bambini e ragazzi ad una nuova forzata restrizione. D’altro canto non si può sottovalutare la violenza diffusiva di questa nuova ondata del virus. Allora cosa fare?

Quattro proposte semplici:

  • vacciniamo tutti i bambini e ragazzi. È stato papa Francesco a ricordarci che vaccinarsi è «un atto d’amore per sé e per gli altri».
  • manteniamo aperte le scuole il più possibile. Con tutti gli accorgimenti necessari, ma è importantissimo garantire la scuola in presenza.
  • abbassiamo i toni dello scontro tra Vax e Novax, tra Dad e Nodad, fra i vari professionisti. Abbassiamo i toni perché i bambini ci guardano e imparano da noi ad affrontare le difficoltà. I bambini e i ragazzi hanno il diritto di vedere che nei momenti difficili i grandi, pur con idee contrastanti, evitano scontri violenti e cercano il bene possibile.
  • come credenti, chiediamo nella preghiera a Gesù bambino di illuminare le menti, soprattutto dei nostri medici ai quali va sempre il nostro plauso. Illuminare le menti per trovare le soluzioni sanitarie più aggiornate.

 

Perché Gesù bambino è lì per offrirci i suoi doni. Sono doni di luce e di pace.

 

(Il 6 gennaio mattina, Ezio Aceti partecipa in tv alla trasmissione A sua immagine)

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Salute

I bambini cinesi: nostri fratelli feriti

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Sono spaventata per il virus. Mio figlio viene a contatto con bambini cinesi... Una mamma


Siamo giustamente tutti preoccupati per il “coronavirus”, che purtroppo ha già procurato moltissime vittime soprattutto fra i nostri cari fratelli cinesi. E, se da una parte è encomiabile come tutta la comunità scientifica cerchi in tutti i modi di contrastare e fermare il contagio, dall’altra è importante non perdere mai di vista la solidarietà e la vicinanza a tutto il popolo cinese. Quindi massima e decisa difesa di fronte al virus, mediante tutte le azioni anche di isolamento necessarie, dall’altra però altrettanta determinazione nel evitare ogni discriminazione. Alla televisione assistiamo ogni giorno a discussioni sui colpevoli e, mediante quel processo di generalizzazione che è presente nelle nostre categorie di pensiero, tendiamo a ghettizzare tutto un popolo, che, come noi e più, sta lottando e soffrendo. I più ignari di tutto questo sono i bambini, che necessitano di essere tutelati e protetti in tutti i modi possibili. La vera protezione però non consiste soltanto nella prevenzione igienico sanitaria (che è sicuramente importantissima), ma nella prevenzione umana, legata a quei valori che come comunità vogliamo trasmettere. Campagne di denigrazione del popolo cinese, o di ghettizzazione dei bambini stranieri, sono deleterie e violano i principi essenziali di umanità. Infondere nei bambini idee di disvalore o di minaccia nei confronti di altri bambini è un’azione disumana e foriera di sventura. Invece, se siamo veramente intelligenti, dobbiamo incoraggiare i nostri bambini alla solidarietà verso gli altri bambini cinesi più sfortunati. Questa tragedia che ha colpito l’umanità necessita, insieme a tutte le difese (compreso anche l’isolamento), un surplus di solidarietà e di volontà di apertura verso chi è colpito dal virus. Allora aiutiamo in nostri bambini ad aprire la loro solidarietà e il loro cuore ad altri bambini, mediante campagne di sensibilizzazione basate non sulla paura, ma sull’amicizia e sull’impegno verso quanti sono nella sofferenza.
Società

Buon anno!

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Quale augurio farebbe per il 2020 che inizia?    


Il mondo è ateo perché non adora. Questa frase, pronunciata dal grande teologo Von Balthasar, che sembra destinata ai credenti, in realtà contiene un messaggio profondo, unico ed evidente: la verità delle cose sta nell’intimo, nell’interiorità. Infatti già il grande filosofo Kant nei suoi studi arrivò a definire la legge morale dentro l’uomo la fonte della vera gioia. Questo messaggio quindi non è destinato solo a chi crede, ma a ciascuna persona vivente, in quanto basta un imperativo dentro l’essere umano che lo spinge verso il bene o verso il male, per determinare gioia o tristezza. E per fortuna che è così, in quanto il fatto di avere una direzione, un orientamento verso il bene, è decisamente l’origine della speranza. Certo quando e come ci si approssima al bene dipende dalla libertà di ciascuno, che volontariamente vi può aderire o no. Quindi la nostra libertà non è cieca, non siamo gettati sulla Terra e destinati alla morte, come scriveva Heidegger, ma donati a noi stessi, con la possibilità del bene, del bello e del buono. Nel 2020 allora è necessario riprendere con coraggio ad essere uomini autentici, che dotati dell’amore libero verso il bene possono, se vogliono, determinare il bene verso tutto e tutti. E allora chiediamoci: come fare tutto questo? La nascita del bambino, di ogni bambino, che col suo amore passivo testimonia il totale abbandono verso il padre, è il prototipo di ogni essere umano. Infatti obbedendo fiduciosi alla legge umana iscritta in ciascuno, e lasciandoci guidare da essa, noi realizziamo il nostro essere uomini. Adorare il bambino allora significa coraggiosamente rispettare questa legge, imparare da questa legge. Ma per fare questo occorre essere umili, intelligenti, intuitivi, come lo è il bambino. Questo è l’augurio: diventiamo bambini. Buon anno a tutti
Società

I diritti dei bambini

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Si parla tanto di essere sempre dalla parte dei piccoli, di fare l’interesse dei minori. Ma poi concretamente questo cosa significa?  


I “diritti” di una persona prendono luce da una constatazione: la vita umana! La vita, che ciascuno di noi non si è data, è sicuramente un dono prezioso. L’abbiamo ricevuta senza alcun merito. Per cui il primo diritto esclusivo di ciascuna persona e quindi di ciascun bambino è quello di nascere. Ogni persona ha il diritto di nascere. Il secondo diritto fondamentale di ciascun bambino è quello di crescere. E dato che la crescita avviene secondo le leggi evolutive inscritte in ciascuno di noi, il diritto fondamentale è quello di rispettare queste leggi, che prevedono che ogni bambino evolva gradualmente, con il tempo. Così il suo sviluppo cognitivo affettivo, spirituale si evolve gradualmente con acquisizione di capacità e abilità che diventano sempre più complesse e articolate. I genitori e gli educatori possono rispettare questo diritto alla crescita in due modi:
  • Conoscendo il bambino: è importante conoscere le varie tappe evolutive dei bambini, per evitare di interpretare in modo arbitrario i loro comportamenti. Non esistono bambini che non vogliono crescere, ma ciascuno con la sua indole e col suo carattere, presenta caratteristiche comuni a tutti. I problemi nascono perché gli adulti non conoscono questa gradualità evolutiva e attribuiscono ai piccoli intenzioni che loro non hanno. Infatti gran parte dei problemi educativi sono frutto della “ignoranza”.
  • Sostenendolo sempre: come una pianta per crescere ha bisogno di acqua e luce costantemente, così i bambini hanno assoluto bisogno di sostegno. Il sostegno è la linfa vitale, il diritto fondamentale di ogni bambino che sta crescendo. Il sostegno poi si rende necessario di fronte ad ogni caduta che la crescita comporta. I bambini, proprio perché crescono, spesso sbagliano, inciampano nelle dinamiche della vita. E spesso questi fallimenti avvengono non per colpa, ma per inesperienza.
Quindi il bambino ha il diritto di ricominciare dopo ogni sbaglio e fallimento. È un diritto che possiamo facilitare e dobbiamo a tutti i costi promuovere. Come? Innanzitutto chiedendogli scusa quando ci accorgiamo di sbagliare noi. Poi sdrammatizzando i suoi piccoli errori. E infine, ricominciando quando sbagliamo, per essere testimoni credibili ai suoi occhi. Vedendo sempre in lui il bello, il positivo, incoraggiandolo, gli faremo sentire che ne è valsa la pena che lui sia nato. Questo testo uscirà nel numero di gennaio 2020 della rivista Big
Pedagogia

Lo sguardo dei bambini

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Come ragionano i bambini, che cosa pensano? Un papà  


Papa Francesco, nel suo recente viaggio in Africa, di fronte alle numerosissime persone ha gridato con il cuore in mano che il mondo deve cambiare mettendo al centro la giustizia e una miglior distribuzione dei beni, per sconfiggere la povertà e la miseria. L’ha gridato a nome di tutti, ma specialmente dei bambini. Noi sappiamo che il mondo si è evoluto grazie allo sguardo e all’impegno di tante persone che si sono impegnate durante i secoli. Anche il male e la potenzialità distruttiva si sono evoluti più o meno allo stesso modo. Il fatto è che, perché il bene trionfi, occorre forse uno sguardo diverso, differente. Ci sono vari modi per guardare il mondo. Quello dei bambini è unico, perché tutto ciò che vedono è grande, importante, maestoso, tremendamente serio, ma gioiosamente bello, felice. Lo sguardo dei bambini è simile a quello di papa Francesco. Quando il mondo viene visto dai bambini, la prospettiva si arricchisce di novità e di straordinarietà. Educare un bambino è bellissimo, ma faticosissimo, perché il suo modo di ragionare è differente dal nostro. Nella sua “logica egocentrica” il bambino interpreta tutto in maniera differente dal grande. E ha bisogno che i grandi si avvicinino con rispetto e amore. Per fare questo occorre pazienza, sguardo libero, amore. L’amore educativo è un’arte. È l’arte del pedagogo. E il bambino ci “costringe” a pescare dentro di noi le dimensioni più semplici e belle. D’altronde l’educare è paragonabile ad un uccello come il pellicano che, volando in alto, vede i pesci nel mare, li prende, li mastica e li offre ai suoi piccoli nel modo in cui loro sono in grado di prenderli. Di fronte ad un mondo che cerca di far diventare adulti i bambini, costringendoli a vivere emozioni che non appartengono loro, è necessario “abbassarsi al livello dei nostri figli” per carpire da loro lo stupore e l’incanto della vita. Questo “abbassarsi”, questo “metterli al centro dei nostri pensieri e delle nostre azioni” è l’antidoto ecologico migliore per una umanità che si rispetti. Sì, perché ogni volta che gli esseri umani si incontrano, è sempre un mistero che può essere svelato solo con la disponibilità e l’apertura. Allora è arrivato il tempo di usare l’intelligenza per mettere al centro la dimensione migliore di noi, che con lo sguardo e l’azione innocente “tira su” il mondo. L’aveva capito bene Gesù quando, per indicarci la via, prese un bambino e lo pose al centro.  
società

Clarisse e carmelitane in azione

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Una settimana fa circa clarisse e carmelitano hanno inviato al presidente della Repubblica Mattarella e al premier Conte una lettera aperta per «dare voce ai nostri fratelli e sorelle migranti che scappano da guerre, persecuzioni e carestie». Pensate sia opportuno che delle religiose prendano posizione su questo tema? Antonio - Salerno


È stupefacente constatare come donne che hanno scelto di vivere appartate dal mondo, in solitudine, comunione e preghiera, siano così avanti nel progresso sociale e umano. Mi riferisco alla lettera inviata l’11 luglio al presidente della Repubblica e al presidente del Consiglio, circa l’accoglienza degli immigrati e la loro disponibilità a mettere al servizio tempi e spazi. La bellezza sta poi nel constatare come decine di adesioni alla proposta siano arrivate subito. Quanto le clarisse e le carmelitane hanno operato con questa loro iniziativa ha il sapore della primavera, della nuova umanità anticipata. Saremmo troppo superficiali nel considerarla una semplice iniziatica caritatevole e generosa. No! È un modo di intendere il futuro che mette alla base l’altro come co-essenziale, come parte di noi. Ancora una volta queste donne aprono il loro grembo d’amore e il loro cuore e la mente agli altri, testimoniando sin da quaggiù il vero vivere. In questo modo, con questo loro gesto si abbattono le categorie di stranieri, immigranti, diversi, per introdurre un’unica categoria che è la più aperta possibile: il prossimo. In questo modo il prossimo non è chi mi sta accanto, anche, non è chi mi è parente, anche, ma colui che io faccio esistere con il mio interessamento. Il prossimo apre le mie difese psicologiche, mi co-stringe a vincere la paura e mi aiuta a trarre energie psichiche per la nuova terra del futuro. Quante volte le paure, le depressioni, le disarmonie psicologiche sono determinate dalla carenza di amore che, per vari motivi, ci è capitata, e spesso la cura consiste nell’aiutarci a comprendere che nonostante tutto ciascuno è amato perché è stato fatto nascere, e che, se facciamo nascere gli altri con il nostro amore, ritroviamo non solo la nostra dignità e serenità psicologica, ma anche la gioia di essere parte dell’umanità.
Società

L’intelligenza della tolleranza

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A un semaforo due auto si strusciano lievemente. Una delle due donne alla guida scende e comincia ad inveire con violenza e parolacce. L’altra, impaurita, si chiude dentro la macchina insieme ai suoi due bambini. Perché siamo diventati come bestie? E quei bambini che avranno pensato? Gianni


È stato il grande filosofo Blaise Pascal a dire che «l’uomo a volte è una bestia, altre un angelo». Intendendo con ciò la fragilità presente in ciascuno, insieme con la tendenza al male, che è sempre in agguato. Tutta l’evoluzione dell’umanità è avvenuta, tra l’altro, grazie al controllo dell’aggressività e delle emozioni. Ma questo processo è ancora in corso ed è lungo. Guerre e devastazioni si sono succedute durante tutta la storia umana, a dimostrazione che aggressività, rabbia e odio sono sempre in agguato. L’aggressività è come un lupo, che se ne sta accovacciato e pronto a colpire quando le nostre difese sono abbassate. “Difese” significa addomesticare l’aggressività, e prevenire, affinché le esperienze che scatenano la rabbia possano essere gestite in modo diverso. Ma in un mondo pieno di stimoli e di complessità, è facile cadere nelle reazioni emotive ed immediate. Allora, cosa possiamo fare? Due sono le azioni necessarie:
  • Educare ed educarci ad un linguaggio corretto, ad un comportamento corretto. Occorre bandire le parolacce, il linguaggio scurrile, evitare di mostrare ai nostri figli quei politici, presentatori e personaggi che si esprimono in modo volgare. Al posto di questo linguaggio, è invece importante utilizzare l’intelligenza e la moderazione, trasformando così istinto e rabbia in determinazione alla positività e all’altruismo.
  • Sviluppare la cultura della tolleranza, nei confronti delle fragilità e degli sbagli, propri e degli altri. Quanto è importante chiedere scusa a se stessi, agli altri e a Dio! Siamo come piante: se cresciamo in una terra inquinata di violenza, diventiamo anche noi violenti. Occorrerebbe una reazione di orgoglio, per rispondere pacificamente e in massa, con una disobbedienza, ogni qualvolta gli altri vogliono imporci la violenza e il proprio parere.
  Altro che muri, aggressività e violenza. Occorre aprire i cuori e usare l’intelligenza della tolleranza.
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