X-Factor, talenti serpenti

La nuova edizione del famoso talent di Sky, anche quest'anno che ha visto un arresto della produzione musicale, ha preso inizio ma il rischio di arenarsi a un modello del passato è dietro l'angolo. L'auspicio degli appassionati del settore è di tornare a vivere da vicino la musica e gli artisti

La musica dal vivo stenta a ripartire, il mondo dell’indie si sta sgretolando, i dischi faticano ad uscire. Il 2020 è stato un anno disastroso anche per la nostra musica. In questo clima quasi post-apocalittico di smarrimento, riprende la programmazione del talent televisivo per eccellenza, X-Factor. E anche in questo caso, non siamo messi bene. Eh sì, perché il 17 settembre scorso è iniziata la quattordicesima edizione del programma musicale più seguito in Italia; o forse dovrei dire “più seguito… una volta”. La prima puntata andata in onda su Sky ha infatti registrato uno share del 3,1% con 824.000 spettatori, numeri che si avvicinano agli ascolti della finale della scorsa stagione. Sono le puntate clou, il pubblico le segue perché curioso di sbirciare le novità di inizio anno così come di sapere il nome del vincitore.

Negli ultimi anni, il programma ha iniziato a perdere colpi, interessando sempre meno a quella fetta di spettatori adolescenti che, soprattutto attraverso i social, alimentano il motore della trasmissione. Neppure Sfera Ebbasta, la scorsa edizione, riuscì nel miracolo, se non in parte. E infatti non è stato riconfermato. Il suo ruolo quest’anno è ricoperto dal producer Hell Raton, che fino ad ora si sta dimostrando credibile sia come tecnico del settore che come uomo di spettacolo. Al suo fianco, il ritorno di Manuel Agnelli, di Mika e l’esordio di Emma Marrone.

E così, privati anche del pubblico urlante, ovviamente per motivi di sicurezza sanitaria, i 4 giudici hanno iniziato le audizioni. Quel silenzio e quelle sedie vuote si fanno pesantissimi, è la perfetta metafora della situazione critica che sta vivendo la musica in questo momento.

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Uno dietro l’altro si alternano giovani e meno giovani in cerca di gloria seguendo un meccanismo che ormai, possiamo dirlo, comincia a puzzare di stantio. Ci aspettiamo da un momento all’altro che arrivi il ragazzo tormentato con un difficile passato alle spalle o la ragazza che canta per il nonno defunto. E in effetti arrivano. Tutto gira come sempre, l’inquadratura stringe sugli occhi, le pause si allungano, il montaggio televisivo si fa serrato e le prime lacrime scendono sulle gote dei giudici. Già visto. È il caso della sedicenne Elisa, in arte Casadilego, protagonista della prima puntata e dei titoloni di alcuni giornali a lei dedicati il giorno dopo. La sua versione di A Case Of You di Joni Mitchell ha stregato giudici, pubblico e critica televisiva per il suo carattere intensamente leggiadro e innocente. E ovviamente, sono arrivate anche le critiche, poste soprattutto come conseguenza della troppo evidente costruzione, secondo alcuni, che c’è dietro il programma. E forse è proprio questo uno dei motivi che ha portato la gente ad allontanarsi da X-Factor, il fatto che sia rimasto invariato negli anni e che sia diventato un prodotto “alla de Filippi”, dalla lacrima facile e dall’ipocrisia spinta.

In più, la trasmissione ha perso credibilità dal punto di vista artistico (che dovrebbe essere il più importante), come si può notare dalla poca rilevanza che i vari talenti premiati negli scorsi anni hanno nelle nostre classifiche. Mengoni, Giusy Ferreri e Francesca Michielin esclusi.

Se vogliamo ridare dignità al mondo della musica dobbiamo cominciare a ripensare al modo in cui la stiamo trattando e diffondendo. Abbiamo a che fare con un qualcosa che ci tiene lontani tra di noi, lontani dai piccoli club dove si fanno jam session, lontani dalle grandi arene dove amavamo perderci durante un concerto.

Ecco, torniamo indietro. Ricordiamoci di quando i talenti li andavamo ad ascoltare invece di crederci come loro.

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