Willy Ronis, fotografo umanista

Una grande retrospettiva rende omaggio all’artista francese ripercorrendo l’intera carriera di uno dei maggiori interpreti della fotografia del '900 e protagonista della corrente umanista francese
Willy Ronis, Les Amoureux de la Bastille, Paris, 1957

«Tutta l’attenzione è concentrata sul momento unico, quasi troppo bello per essere vero, che può soltanto svanire nell’istante successivo e che provoca un’emozione impossibile da ottenere con gli artifici di una messa in scena». È riassunto in questa dichiarazione l’approccio alla fotografia di Willy Ronis (1910-2009). Fotografo della casualità felice, Ronis coglie con gioia gli «istanti di vita ordinaria» di chi gli è vicino, come la moglie Anne-Marie o il figlio Vincent, ma anche sconosciuti incrociati all’angolo di una stradina nel quartiere di Belleville.

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Nel corso di un reportage, raccontò di aver «rubato il tempo» che avrebbe dovuto dedicare al lavoro commissionato per ritrarre tre donne che pregavano in una chiesa a Espis o tre bambini incappucciati che camminavano su una strada della Lorena. Parigi rimase il suo terreno preferito di caccia alle immagini. Durante le sue passeggiate, cattura scene pittoresche di passanti affaccendati, di innamorati abbracciati sulle panchine o di ragazzi felici al luna park. Interessato alle atmosfere notturne, coglie i ballerini nelle caves di Saint-Germain-des-Prés. Gli incarichi che accetta gli fanno conoscere la solitudine delle bidonville di Aubervilliers o seguire il corso della Senna e le sue chiatte.

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Di volta in volta reporter, fotografo industriale e illustratore, Ronis ha segnato la fotografia francese del xx secolo, protagonista di quella corrente umanista insieme a maestri quali Brassaï, Gilles Caron, Henri Cartier-Bresson, Raymond Depardon, Robert Doisneau, Izis, André Kertész, Jacques-Henri Lartigue e Marc Riboud. Per 8 decenni, dagli anni ’30 ai Duemila, ha puntato l’obiettivo sui francesi, percorrendo con piacere sempre rinnovato le strade della capitale o il Sud del Paese. Ma sin dalla sua giovinezza non ha smesso di viaggiare e fotografare altri luoghi.

 

 

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Il suo stile resta intimamente legato al suo vissuto e al suo modo di intendere la fotografia. Non esitava, infatti, a rievocare la sua vita e il suo contesto politico e ideologico. I suoi scatti e i suoi testi raccontano un artista desideroso prima di tutto di esplorare il mondo, spiandolo in segreto, aspettando pazientemente che esso gli sveli i suoi misteri. Ai suoi occhi è più importante ricevere le immagini che andarle a cercare, assorbire il mondo esteriore piuttosto che coglierlo e, da qui, costruire la sua storia.

 

 

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Uomo impegnato, illustra le battaglie del suo tempo, cogliendo i movimenti sociali delle fabbriche o il ritorno dei prigionieri di guerra nel 1945. Le sue immagini dei bisognosi della società, dei picchetti di scioperanti e dei sindacalisti militanti, senza insistere sugli aspetti più miserevoli, sono frutto di una reale solidarietà con la lotta operaia e di un impegno attivo presso gli esclusi. Poliglotta, curioso, Willy Ronis si è aperto molto presto all’estero, e ha viaggiato sin dagli anni ’30 in Italia, Inghilterra, Stati Uniti, oppure ha fotografato in piena Guerra fredda Mosca, Berlino e Praga. Alla fine della carriera, fedele al proprio impegno, decide di donare la sua opera allo Stato mettendo le sue immagini al servizio della collettività.

 

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Tra le 120 immagini vintage della mostra − la più completa retrospettiva mai tenuta in Italia – articolata in 10 sezioni, ve ne sono alcune inedite dedicate alla città lagunare nella sezione “Venezia e l’Italia”. Nel 1938, Ronis si fece assumere come fotografo su un piroscafo, dove scatta immagini-ricordo ai crocieristi. La nave fa scalo a Venezia, e Ronis sfrutta l’occasione per scoprire la città con la sua Rolleiflex in mano.

 

 

 

 

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Sebbene abbia vinto la medaglia d’oro alla Mostra Internazionale Biennale di Fotografia del 1957, Ronis riscoprirà Venezia solo nel 1959 su invito del critico Romeo Martinez, e sfrutterà questo soggiorno per realizzare le sue immagini più note dei quartieri popolari della città. Giocando con la luce veneziana, coglie personaggi solitari, un uomo con il panama davanti a un negozio di calzolaio, o la silhouette di una bambina che si staglia su un pontile al crepuscolo.

 

“Willy Ronis. Fotografie 1934-1998”. Casa dei Tre Oci Venezia, fino al 6/1/2019.

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