Voto in Catalogna. La complessità della frammentazione

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Un fenomeno profondo, piantato nel mezzo della società catalana e spagnola, sta cambiando gli abituali parametri di riferimento. Lasciate tuttavia che limiti le mie riflessioni all’ambito della Catalogna e che lo faccia riferendomi soltanto a qualche punto, in modo sintetico e parziale, come una riflessione urgente sulle elezioni comunali di domenica 24 maggio 2015.

La prima riguarda il livello di partecipazione. Nonostante sia aumentato, mi sembra che continui ad essere eccessivamente basso. Il fatto che più di 4 su dieci persone con diritto a voto, rimangano a casa, mi sembra preoccupante. Un insieme di intorpidimento e di delusione potrebbe esserne la ragione.

Un secondo pensiero va alla frammentazione. Le crisi stanno provocando una vera frammentazione sociale, a tutti i livelli. Ciò ha provocato uno stimolo molto forte nella società focalizzata a cercare di risolvere, per vie diverse, le gravi mancanze che una buona parte della popolazione soffre. Le necessità non coperte, estese a ampie porzioni della popolazione, hanno generato mobilitazioni nelle strade, canalizzate politicamente in modo precipitoso, e con carattere d’urgenza.

La grave diffidenza nella classe politica tradizionale e nei partiti convenzionali di una grande parte della società ha provocato una implosione del voto. Inevitabilmente, nell’implosione, si è prodotta una frammentazione a volte difficile da gestire. La complessità delle sfide, insieme a questa scissione del voto, ha creato una sfida ancora più grande che, in ogni modo, bisogna affrontare meglio possibile. Ci vogliono dialogo e di capacità di accordarsi, con il supporto di generosità e realismo, che devono produrre il loro effetto in un breve spazio di tempo se non vogliamo aggravare ancora di più una situazione sociale già abbastanza fragile.

La mia terza riflessione si riferisce, inevitabilmente, al progetto di costruzione nazionale che vive la Catalogna. Non è un elemento in più e neanche aggiunto. Dal mio punto di vista, è una questione che influisce interiormente, in modo trasversale, sulla fragilità. È difficile fare una valutazione globale nel leggere i risultati elettorali. C’è chi pensa che si possano prendere i risultati dell’area metropolitana di Barcellona come punto di riferimento, giacché è abitata dalla grande maggioranza della popolazione della Catalogna. Non credo che questo argomento si possa trattare attraverso il gioco delle maggioranze nella competizione tra chi è più forte. Ma oltre i risultati, il processo di definizione della sovranità nazionale resta la questione da risolvere senza slegarla, ovviamente, dalla precaria questione sociale.

Questa non ha la pretesa di essere una analisi esauriente, del processo elettorale che abbiamo vissuto, al contrario. Mancano tanti elementi a queste brevi riflessioni. Una cosa però mi sembra particolarmente chiara: la popolazione ha espresso, forse a tentoni, l’ansia di risolver la problematica sociale cha colpisce più profondamente gli strati più deboli della società. E l’ha fatto dando il suo sostegno a formazioni politiche di nuova creazione, oppure a quelle che si considerano più sensibili alle questioni sociali. Un’altra parte significativa della popolazione ha reso evidente, tuttavia, che tale percorso non si potrà fare se non dentro un processo di costruzione nazionale che permetta, a partire dall’identità della nazione catalana, di stabilire delle basi di una politica nuova per un nuovo Paese.

Clicca qui per leggere l'articolo in catalano pubblicato da Ciutat Nova.

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