Vivere insieme si può e… premia

Il comune di Cannes vince la 6° edizione del Premio Chiara Lubich per la Fraternità con un provocante progetto di dialogo e convivenza. Il festival interreligioso, le visite reciproche, i gruppi “mosaico” con persone di diverse fedi, gli ‘atelier’ sulla cucina delle diverse tradizioni, la raccolta di firme per l’istituzione di una Giornata Mondiale della convivenza
Cannes

Con grande sorpresa, solo perché primo Comune candidato oltralpe, ma non certo per la qualità e coerenza alle finalità, la 6° edizione del Premio Chiara Lubich per la Fraternità è stata assegnata al Comune di Cannes, una delle perle della Costa Azzurra, col progetto Vivre ensemble à Cannes (Veac).

La lingua francese, si sa ha una dolce musicalità che spesso si perde con la traduzione ed è così che “Vivre ensemble” suona più dolce della traduzione italiana “Vivere insieme”. Eppure contiene oggi una nota di dolore che è grido, esigenza, interrogativo, dopo i fatti di gennaio a Parigi. Sì, perché, se la ‘fierezza’ dei francesi ha avuto un colpo’ d’ala nella ritrovata unità nazionale della immensa manifestazione parigina di domenica 11 gennaio, già lunedì mattina al supermercato, o nei corridoi al lavoro, o in fila dal fornaio per la baguette, la domanda esplicita o latente era “Ed ora come si fa a vivere insieme?”

Sono quasi 6 milioni i musulmani in Francia… Sono compagni di scuola dei nostri figli, vicini di casa, colleghi di lavoro, seduti accanto nella metro. Un’amica ci diceva che i musulmani iscritti a dei corsi di attività artistiche istituiti dal comune in un paese di Provenza in cui lei lavora non partecipano più: hanno vergogna, hanno paura…

Dopo lo shock dei massacri a Charlie Hebdo e al supermercato Kosher, si continua a parlare, a voler capire, a cercare spiegazioni e strategie… Perché gli attentatori erano giovani nati in Francia, educati ai principi della Laicità. La risposta forte dello Stato è puntare alla scuola, istituire corsi di etica della laicità, per riaffermare i valori della Repubblica. Si attende a breve un opuscolo nelle scuole su questi Valori. Ma le domande vanno oltre. Il dibattito tocca il tema stesso della Laicità e non solo. Fino a che punto la libertà d’espressione? C’è uguaglianza nell’integrazione realizzata finora? …

E’ in questo contesto che l’esperienza di fraternità ‘vera’ fra comunità religiose diverse che si vive a Cannes, la città del festival del cinema – nota quindi più per le immagini scintillanti degli attori sul red carpet -, assume un significato più forte. Pierre Chevallet che è il presidente dell’Associazione che da il nome al progetto, ci racconta com’è nata l’avventura:

«Alcuni di noi eravamo impegnati nel gruppo locale del dipartimento 06 – Costa azzurra, Alpi marittime – di “Insieme per l’Europa” dove movimenti e comunità condividono il loro carisma, nella dinamica degli incontri iniziati da Giovanni Paolo II a Pentecoste 1998. Nel 2011 il desiderio un po’ pazzo insieme ad un’intuizione ancora vaga di fare qualcosa per l’anniversario di Assisi che non fosse solo un fuoco di paglia: un incontro interreligioso per spegnere le 25 candeline e poi andare avanti come prima! Si precisa un progetto, s’impone un’idea: la pace è possibile col ‘vivere insieme’ delle religioni: non basta il dialogo teologico fra specialisti…: occorre creare una dinamica fra le comunità, far cadere pregiudizi, paure che creano barriere sociali; imparare a conoscersi, fare il primo passo, portare sul fratello uno sguardo d’amore e di benevolenza che lo mette in luce, nella verità ai miei occhi.

«Così si lancia l’idea di un festival interreligioso. Non si vuole lo spettacolo per se stesso, ma per facilitare l’incontro. Il nostro progetto – prosegue Chevallet – è accolto con favore dalle comunità ebrea, musulmana, buddista di Cannes, già animate da un desiderio di pace, di fraternità e impegnate in varie ‘amicizie’: l’Amicizia ebraico-cristiana, incontri interreligiosi e monastici (in particolare con membri buddisti dell’Istituto Karmapa) a Lérins, il dialogo islamo-cristiano (in particolare le iniziative della Tariqa Alawiya per un migliore vivere insieme e la promozione di una cultura di pace)… Si fanno numerosi incontri che coinvolgono una sessantina di persone di religioni, sensibilità diverse accolte a turno dalle comunità rispettive per tre mesi: prime esperienze del vivere insieme dove si impara a conoscersi, ad apprezzarsi, ad arricchirsi vicendevolmente, creando forti legami d’amicizia e fraternità. Vivere insieme è vivere ciò che si è di fronte agli altri assumendo la propria differenza. Sono persone che vivono la loro fede, si incontrano e costruiscono un progetto. Non sono solo i capi religiosi».

Tutto questo continua dal 2011, e cresce! Non solo il festival annuale – una marcia per la pace sulla Croisette – ma anche: i gruppi “mosaico”, composti di persone di diverse religioni, in cui si condivide e riflette insieme intorno a un tema; le visite reciproche in occasione delle festività di ogni comunità; una trasmissione radio mensile “Credenti, insieme verso la pace!”; gli ‘atelier’ sulla cucina delle diverse tradizioni, e molte altre iniziative creano uno spazio d’incontro in una società dove le difficoltà d’integrazione ed il ripiegamento identitario favoriscono gli estremismi fino a generare violenza, come abbiamo visto.

Un’immagine che ha fatto il giro del mondo – come ha commentato il TG2 francese delle ore 20 del 14 gennaio – dice più di ogni parola l’esperienza di Veac: l’abbraccio gioioso e fraterno del rabbino, del rettore della moschea e di un altro imam, alla manifestazione dell’11 gennaio. Mustapha Dali il rettore della moschea afferma «La fraternità celeste che esiste fra i profeti delle nostre tradizioni noi dobbiamo tradurla quaggiù attraverso le diverse religioni, perché le diverse religioni contengono in sostanza ed essenza quest’amore infinito per l’altro che dobbiamo riscoprire.  E’ il motivo per cui ci siamo ritrovati l’uno nelle braccia dell’altro. Questa immagine deve penetrare in tutte le case per dire che la cultura della pace e dell’amore vincerà sulla cultura della violenza».

Non a caso la motivazione dell’attribuzione del Premio Chiara Lubich per la Fraternità a Cannes cita “Quella Fraternità che, agli albori della Modernità, ha avuto la sua sottolineatura, insieme ai principi di Libertà ed Uguaglianza, proprio in terra francese, con l’augurio e l’invito a far sì che non sia più il principio dimenticato, ma vissuto e incarnato come vuol proporre Cannes con il Veac”.

Per ritirare il premio che è stato consegnato nella prestigiosa Sala della Protomoteca di Roma Capitale, sono arrivati da Cannes in ben 15 rappresentanti, con in testa il vicesindaco, un bozzetto di quel “vivere insieme” che era una vera festa guardare non solo per i colori dei vari abiti che ben differenziavano, ma al tempo stesso armonizzavano le diversità culturali, ma anche il loro stare insieme denotava una sinfonia di differenze e uguaglianze degne del miglior concerto polifonico. Era la prima volta che il loro “esperimento” oltrepassava il confine francese ed il viaggio a Roma è stato anche una ulteriore cementificazione di un rapporto già molto solido.

Ultima provocazione dell’Associazione la raccolta di firme all’Onu per l’istituzione di una Giornata Mondiale della convivenza che è possibile firmare sul sito: www.vivreensembleacannes.org. Accogliamo e proponiamo la sfida!

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