Vincitori e sconfitti, sì però…

È necessaria un’analisi più approfondita dei risultati delle ultime elezioni greche per capire il nuovo scenario politico
Grecia

Non c’è dubbio che per Syriza e stata una grande vittoria che nemmeno Tsipras si aspettava. Quel che ha sorpreso tutti, Tsipras incluso, non è stata la vittoria in sé ma il grande distacco ottenuto su Nea Demokratia. In ogni caso queste elezioni hanno registrato non poche altre sorprese: l’ingresso di un outsider (Unione del Centro) nel parlamento, l’esclusione di Unità popolare, l’ex ala radicale di Syriza che si era staccata dal partito, la percentuale modesta di Potami e la grande percentuale di astenuti, visto che quasi la metà della popolazione non è andata a votare. D’altra parte, conoscendo la mentalità del popolo greco e il modo in cui ragiona, agisce e reagisce, i risultati non sono stati poi così imprevedibili. Perché?

 

Astenuti, la prima forza politica (43,47 per cento): ci sono molte ragioni che potrebbero spiegare questa alta percentuale, ragioni legate al cambiamento della mentalità dei greci negli ultimi vent’anni: i greci del finto benessere hanno cominciato gradualmente ad allontanarsi dalle passioni politiche, dalle procedure elettorali e, ciò che è ancora più importante, da un vero interesse per tutto ciò che accadeva nel Paese. Però l’altissima percentuale di astenuti in queste elezioni significa qualcosa di più: gran parte di questa percentuale appartiene alle generazioni giovani che votavano per la prima, la seconda o la terza volta, forse perché, tra l’altro, hanno visto nei politici arroganza, narcisismo, tatticismo e mancanza assoluta di visione. Inoltre, hanno sentito che il loro voto non avrebbe cambiato il loro stato, visto che la ricetta della massima austerità viene proposta, grosso modo, da tutti i partiti dell’arco pro-Europa.

 

Syriza: ha deluso tanti, tranne, forse, i suoi membri. Nonostante ciò, non solo ha vinto ma il distacco da Nea Dimokratia è risultata molto superiore alle previsioni, cioè il 7,5 per cento.Tsipras ha vinto per molti motivi, non tutti associabili alle sue convinzioni politiche e nemmeno con i risultati di sette mesi di governo. Ha vinto perché ha ammesso i suoi errori e ha assunto la responsabilità delle sue scelte. Nessun primo ministro l’aveva mai fatto. Ha inoltre convinto di avere almeno tentato di raggiungere un accordo più vicino alle sue promesse elettorali, mentre il governo precedente non aveva tentato affatto di resistere, accettando tutto quanto proposto dalla troika senza discussione. Inoltre è riuscito a internazionalizzare il problema del debito pubblico e ad europeizzare il problema dell’austerità. Il suo programma di comunicazione, ancora, e il messaggio usato (“finiamola con il vecchio, oligarchico e corrotto sistema”) è stato molto efficace perché ha mirato alla stanchezza che la gente aveva dai precedenti governi. Altra motivazione: Tsipras non appartiene alle grandi famiglie politiche legate con il male endemico della corruzione. Infine,in sostanza, non c’era alternative: una parte della gente ha votato Tsipras non solo per le sopra menzionate ragioni o per simpatia ma perché ha semplicemente pensato che lui aveva firmato l’accordo con la Ue e che quindi deve pure attuarlo e prendere su di sé la responsabilità delle scelte, governando il Paese.

 

Nea Demokratia: anche se il suo capo ad interim ha ottenuto un buon risultato e anche se i sondaggi davano una differenza di 0,5-1 per cento con Syriza, nei fatti il partito ha perso con un gran distacco. Ciò sembra dovuto in primo luogo alla personalità stessa di quel veterano della politica che è Meimarakis non ha saputo prevalere sul giovane Tsipras. In secondo luogo non ha avuto una buona campagna comunicativa. C’è poi il fatto cheil suo partito è legato a tutto ciò di cui la gente è stufa, cioé la partitocrazia e la corruzione. Queste ragioni sono state così forti che la gente ha ignorato, come nelle elezioni di gennaio, i buoni risultati che l’alleanza Nea Dimokratia-Pasok aveva ottenuto almeno dal punto di vista fiscale. Ma Nea Dimokratia ha soprattutto problemi di direzione e di comunicazione, mentre Syriza ha piuttosto problemi di orientamento generalde della sua azione.

 

Unione di Centro: l’outsider, dopo vent’anni di sforzi e molti tentativi, finalmente è riuscito a entrare in parlamento. Per una parte dei votanti questo voto è stato di protesta, ma per un’altra parte era il riconoscimento degli sforzi del suo capo che parla di riforme da vent’ anni.

 

Unità popolare: nessuno si aspettava che non riuscisse a entrare in parlamento. La spiegazione della sconfitta è quindi molto semplice: il popolo greco non perdona tradimenti e traditori. La maggior parte della gente che avrebbe potuto votarla non l’ha fatto perché l’ala radicale di Lafazanis ha tradito Tsipras nel suo peggiore momento, quello in cui aveva bisogno di supporto che poi ha trovato nell’opposizione. Lafazanis, inoltre, non sembra possedere le qualità di leader di un Tsipras o di un Meimarakis. Infine, sia lui che Zoi Konstantopoulou, presidente del parlamento, sono stati forse troppo radicali, impaurendo la gente prospettando il ritorno alla moneta nazionale.

 

Potami: nessuno si aspettava che il partito di Stavros Theodorakis, giornalista ben conosciuto, calasse. Molti in effetti ammettono che le posizioni del partito sono giuste. Ma, nonostante le qualità giornalistiche del capo, il suo programma di comunicazione è risultato sbagliato, perché sia il capo che i suoi deputati trasmettono un’impressione di élitismo che irrita i greci, specialmente ora che sono costretti in condizioni di austerità.

 

Sperando che il bene comune prevalga e che le forze politiche si impegnino per tirare fuori la Grecia dalla grave situazione in cui si è ridotta.

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