Via dal Medio Oriente tutti i cristiani

All’indomani della strage di cristiani in Iraq nostra intervista a mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare di Baghdad dei Caldei
Mons. Warduni

Un attentato di una ferocia inaudita si è perpetrato durante la Messa domenicale del 31 ottobre nella Cattedrale cattolico-siriaca Nostra Signora del perpetuo soccorso di Baghdad. 55 i morti, tra cui 10 donne, 8 bambini e due sacerdoti, oltre 70 i feriti. Un giorno, la vigilia della festa di Ognissanti, che non sarà dimenticato per la violenza brutale di un attacco terroristico avvenuto mentre i fedeli erano riuniti in preghiera nella Cattedrale che si trova nel quartiere cristiano di Baghdad.

 

«Prego per le vittime – ha detto il papa nella preghiera dell’Angelus – di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione. Esprimo inoltre la mia affettuosa vicinanza alla comunità cristiana, nuovamente colpita, e incoraggio pastori e fedeli tutti ad essere forti e saldi nella speranza. Davanti agli efferati episodi di violenza, che continuano a dilaniare le popolazioni del Medio Oriente, vorrei infine rinnovare il mio accorato appello per la pace: essa è dono di Dio, ma è anche il risultato degli sforzi degli uomini di buona volontà, delle istituzioni nazionali e internazionali. Tutti uniscano le loro forze affinché termini ogni violenza!». Abbiamo raggiunto per telefono un affranto mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare dei caldei a Baghdad.

 

La violenza e la strategia dell’attentato fanno pensare ad un attacco ben pianificato…

«È stata una grande tragedia. Nel passato siamo usciti da altri attentati, abbiamo cercato di tranquillizzare la gente: ora il baratro è più profondo. Non era mai accaduto in Iraq un attentato così efferato. Mi fa venire i brividi: giovani, bambini e anziani che vengono trucidati con tale brutalità. Sicuramente era un attacco ben pianificato. I terroristi sono entrati in chiesa come kamikaze,  con le bombe a mano e le armi. Chiediamo prima di tutto la grazia di Dio e le vostre preghiere per poter perdonare e per la pace in Iraq. Chiediamo al mondo intero la giustizia per liberare l’Iraq dai terroristi, per poter vivere più sicuri».

 

Esiste un piano preciso per allontanare i cristiani dall’Iraq?

«Ne abbiamo parlato al Sinodo. Sono convinto che ci sia un piano più grande: svuotare il Medio Oriente da tutti i cristiani. Ma speriamo che non si realizzi. Se c’è l’unità tra tutti i cristiani, se siamo "una cosa sola" potremo fare qualcosa di buono per i nostri Paesi».

 

Si è appena concluso il Sinodo del Medio Oriente. Cosa possono fare i cristiani di più per essere vicini alla vostra situazione?

«Prima di tutto l’unità e la preghiera. Chiedere al Signore la pace e la fermezza nella fede per il nostro popolo. Vi chiediamo di sensibilizzare l’opinione pubblica perché sia consapevole che bisogna fare di tutto per la costruzione della pace nel mondo e in Iraq».

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