VGE, il repubblicano che sembrava un re

Valéry Giscard d’Estaing, nome e portamento nobile, avrebbe voluto restare nella storia come un monarca liberale e libertario, ma è finito stritolato tra de Gaulle e Mitterrand

Valéry Giscard d’Estaing se n’è andato come un banalissimo cittadino qualunque, per la malattia più popolare e più democratica che sia, il Covid, nel suo castello in Loir-et-Cher. Senza visibilità alcuna, lui che ne aveva fatto sin dagli inizi della sua carriera politica un elemento centrale. Celebri furono la sua eleganza, unita a una dimensione casual e sportiva, che lo avevano avvicinato alla gente comune. VGE conobbe anche degli scandali, piccoli o meno piccoli, fino alla fine dei suoi giorni. Nel suo testamento ha scritto di non volere funerali di Stato, «per pudore». O forse per significare quel qualcosa di superiore che lo faceva sembrare piuttosto un monarca.

Politicamente ebbe un ruolo importante, sia internamente che sul piano internazionale. In Francia raccolse l’eredità di de Gaulle e Pompidou pur senza essere un gaullista, provenendo piuttosto da un ambiente liberale e vagamente libertario, sempre di centro-destra. Verrà ricordato in effetti come il presidente del voto ai diciottenni, del divorzio per consenso, della legge per la liberalizzazione dell’aborto: un paladino della modernità à la française, del “progresso” senza fine, come ha ricordato Emmanuel Macron: «Se le nostre vite sono più libere, lo dobbiamo al suo coraggio e alla sua audacia».

In campo internazionale fu l’iniziatore del G7 e introdusse l’idea e la pratica dell’asse franco-tedesco nella conduzione dell’Unione europea. Ormai certo della sua rielezione, il suo settennato ebbe la sorte sfortunata di essere colpito, anzi stravolto, dalla prima crisi del petrolio, che portò le finanze della Francia, che usciva da 30 anni di crescita post-bellica, a un brusco arresto. L’opinione pubblica cambiò d’umore, tanto che i francesi scelsero nel 1981 François Mitterrand come suo successore, proprio colui che da lui era stato sconfitto nelle elezioni del 1974.

Tuttavia ciò non lo portò ad abbandonare la politica, perché era ancora relativamente giovane: eletto a 48 anni, ne aveva solo 55. Continuò, ma nel centrodestra fu aspramente combattuto da quel Jacques Chirac che lui stesso aveva nominato primo ministro nel 1974, e che più tardi diventerà a sua volta presidente. La sua stella brillò ancora una volta nel 2001, quando fu scelto come presidente della commissione per l’elaborazione della nuova Costituzione europea, poi bocciata da un referendum. In questo suo ruolo, lo si ricorderà per la sua battaglia contro l’introduzione nella carta del riferimento alle “radici cristiane dell’Europa”.

AP Photo/Christophe Ena

La vita politica (e non solo) di VGE potrebbe essere perciò definita come un’incompiuta, stritolato come fu tra il carisma di un de Gaulle, l’ambizione di Chirac e la crescita dei socialisti di un altro grande “tenore” della politica francese come Mitterrand. La sua “terza via” ebbe solo due o tre anni di glamour, di scintillio alimentato dalle copertine a lui dedicate da Paris Match, poi ben presto tramontò, offuscandone progressivamente l’aura. Tra i vari scandali che lo colpirono, il più grave fu certamente quello legato ai diamanti ricevuti in regalo dall’imperatore centrafricano Bokassa. Non a caso.

Qualche data può aiutare a ripercorrerne la vita: la nascita nel 1926 a Coblenza (Germania), la guerra nella quale guadagno la “Croix de guerre”, le “grandi scuole” del Politecnico e dell’Ena, il matrimonio difficile con Anne-Aymone Sauvage de Brantes, l’elezione a deputato nel 1956, l’ingresso in un governo nel 1959, poi a soli 37 anni venne nominato ministro delle Finanze con Pompidou. Nel 1974 fu eletto presidente. Si ricorda nel settennato la creazione nel 1978 del “suo” partito, l’Udf, mentre nel 1979 fu svelato lo scandalo Bokassa. Ecco poi la sconfitta contro Mitterrand nel 1981, nel 2001 la nomina a presidente della Convenzione sull’avvenire dell’Europa. Nel 2003 entrò tra gli “immortali” all’Académie Française, ma la morte lo ha raggiunto egualmente a 94 anni, il 2 dicembre, a Authon nel Loir-et-Cher.

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