Verso un sindacato europeo?

Le iniziative dei consigli di fabbrica della siderurgia dopo l’annuncio del ritiro di ArcelorMittal. Il rischio imminente di dover fermare Cornigliano e Novi Ligure

La settimana che si apre si presenta piena di incognite per i lavoratori dell’ex Ilva di Genova-Cornigliano. Nella scorsa settimana era stato diffuso un comunicato in cui si leggeva: «La crisi della siderurgia attraversa tutta l’Europa e la necessità di collegare a livello europeo le battaglie dei lavoratori è più che mai evidente. È una vecchia storia, quando gli affari europei vanno bene i grandi gruppi fanno i miliardi, appena il ciclo rallenta lo vogliono far pagare ai lavoratori. Per questo serve un sindacato europeo, una contrattazione europea e uno sciopero europeo».

A redigerlo i consigli di fabbrica di Dunkerque, Fos sur mer, Brema, Duisburg, Amburgo, Eisenhuttenstadt, Liegi e Genova ospiti della Fiom, per il coordinamento europeo dei consigli di fabbrica della siderurgia. Il coordinamento ha anche espresso solidarietà ai lavoratori ex Ilva, precisando che «sono gli unici che possono difendere i propri interessi», e che «occorre alzare lo sguardo e collegare le lotte dei metalmeccanici in un quadro europeo».

Intanto è sempre più preoccupante la decisione di spegnere l’altoforno di Taranto deciso da ArcelorMittal, poiché quell’acciaio prodotto nell’impianto pugliese alimenta le fabbriche di Cornigliano e Novi Ligure, oltre a dare lavoro a un indotto che coinvolge migliaia di addetti. I sindacati genovesi e liguri sono pronti alla mobilitazione. Le istituzioni locali, i parlamentari e le categorie economiche torneranno ad affrontare la questione, con l’intento di mettere a punto una strategia condivisa che consenta a Cornigliano di continuare a vivere, anche senza l’acciaio di Taranto.

Nessuno strappo nei confronti dell’unicità del gruppo siderurgico, è stato ribadito all’incontro romano dai rappresentanti dei lavoratori, ma la ricerca di soluzioni che consentano a Cornigliano di continuare a produrre è oggetto di riflessioni. Paura anche nell’indotto legato all’attività di laminazione dei coil tarantini e negli stabilimenti che utilizzano l’acciaio lavorato a Cornigliano e Novi Ligure, dall’automotive alla cantieristica navale.

Senza navi in arrivo da Taranto (l’ultima è arrivata martedì scorso) Cornigliano rischia di doversi fermare. Un’ipotesi da scongiurare nella maniera più assoluta. «Siamo a un metro dal caos», ha commentato ieri il segretario cittadino della Fiom, Bruno Manganaro. Tutti pronti a scendere in piazza con una grande mobilitazione, ma non senza un’azione scatenante da parte dell’azienda.

 

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