Vaticano plastic free

Lo Stato della Città del Vaticano ha avviato la procedura per abbandonare definitivamente la plastica monouso entro la fine dell’anno
ANSA/ALESSANDRO DI MEO

L’enciclica Laudato sì di papa Francesco continua a dare i propri frutti soprattutto all’interno delle mura dello Stato della Città del Vaticano.

La novità infatti riguarda lo stop della plastica monouso con l’inizio del nuovo anno.

Durante gli ultimi mesi del 2018 infatti in Vaticano verranno utilizzate le ultime scorte della plastica monouso – piatti, bicchieri, posate, bottiglie d’acqua – dopodiché non saranno più utilizzate per lasciar posto a quelle biodegradabili.

Il Vaticano inoltre ha raggiunto un alto grado di riciclo: il 55% dei rifiuti viene infatti differenziato, con l’obiettivo di arrivare al 70-75% in tre anni.

«Il mondo dei rifiuti si suddivide in due grosse categorie, quella dei rifiuti urbani e quella dei rifiuti speciali, pericolosi o non pericolosi – dichiara a Vatican News Rafael Ignacio Tornini, responsabile del servizio giardini e nettezza urbana -. Nel 2016 è stata creata un’isola ecologica, l’eco-centro, dove vanno tutti i rifiuti speciali. Aveva comunque dei limiti, nel 2018 l’abbiamo ristrutturata e rafforzata, ed ora siamo in grado di gestire circa 85 codici Cer, che sono i codici di rifiuti Ue. In questi primi sei mesi siamo riusciti a portare la quota parte di indifferenziato al 2%, quindi un 98% di differenziato».

Un punto critico da tenere bene in considerazione è invece la raccolta differenziata di Piazza San Pietro. Ogni giorno questo immenso spazio ospita migliaia di turisti provenienti da ogni angolo della Terra, con consuetudini diverse nella gestione (a casa propria) dei rifiuti. «Lì l’indifferenziato ci incide un bel po’ su tutto il resto – afferma Tornini – sotto ai colonnati abbiamo messo contenitori specifici per la plastica e devo dire che funziona perché riusciamo a raccoglierne circa dieci chili al giorno».

C’è in cantiere il progetto di avviare delle piccole catene di economia circolare. «Con la raccolta dell’umido e gran parte dei tagli delle potature (400 tonnellate di materiale) – ribadisce Tornini – facciamo il terriccio da compost e così lavoriamo per mettere nel mercato la minor quantità di rifiuto possibile, quello che scartiamo cerchiamo di riutilizzarlo nel giardino come concime di buona qualità, o qui o a Castel Gandolfo».

Un lavoro costante e paziente che ha coinvolto tutti i dipendenti dello Stato della Città del Vaticano attraverso corsi e aggiornamenti per cambiare la mentalità e gli usi quotidiani. Alla base di tutto c’è un comun denominatore: l’enciclica del Papa sull’ambiente. «Il segreto – conclude Tornini – è stato prendere a cuore la linea del Santo Padre sulla Laudato sì, la Casa comune va salvaguardata e se non siamo noi i primi…».

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