Vaccini: fra speranze e strumentalizzazioni

Il punto sulla situazione. Risultati completi attesi non prima della seconda metà del 2021. I rischi della fretta.
(AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

Fin dall’inizio della pandemia, gli sforzi dei ricercatori di tutto il mondo si sono concentrati sulla ricerca di trattamenti efficaci e la messa a punto di vaccini adeguati. In questo articolo, oltre ad un riepilogo della situazione, cercherò di fornire alcuni siti attendibili su cui documentarsi e aggiornarsi anche in futuro.

Lo scopo del vaccino è indurre, da parte del sistema immunitario, la produzione di anticorpi contro una delle molecole del Sars-COV-2 che hanno un ruolo nel suo ciclo di infezione. Tali anticorpi si chiamano “neutralizzanti”, perché bloccano l’attività del virus e quindi impediscono la malattia. Fra le proteine virali conosciute la più promettente è chiamata “Spike” (proteina S), perché contiene una regione (RBD) che permette al virus di legarsi al recettore sulle cellule epiteliali.

I tipi di preparati che possono stimolare tale risposta sono realizzati con diverse tecniche, che includono l’utilizzo di virus “modificati” con le proteine capaci di attivare la risposta immunitaria, ma inattivati o attenuati per impedire lo sviluppo di malattia nel paziente. Tecniche più moderne sono quelle che utilizzano la sintesi in laboratorio di molecole del patogeno o di materiale genetico virale (RNA virale purificato o DNA prodotto in laboratorio a partire dal materiale del virus). Queste molecole stimolano la risposta immunitaria, inducendo un’ottima risposta con un profilo di sicurezza molto elevato.

Perché un vaccino possa essere considerato efficace e sicuro, sono comunque necessarie diverse fasi consecutive di sperimentazione, nessuna delle quali può essere affrettata o saltata.

– Fase 1: verifiche su sicurezza e capacità di indurre una risposta immunitaria su un piccolo numero di soggetti sani

– Fase 2: test su gruppi più estesi per stabilire i protocolli d’uso e le dosi efficaci;

– Fase 3: sperimentazione vera e propria, su gruppi estesi di popolazione confrontati con gruppi di controllo: i soggetti vaccinati dovranno mostrare un tasso di suscettibilità all’infezione significativamente più basso di quelli non vaccinati, dimostrando l’efficacia del vaccino.

– Fase 4: dopo l’immissione sul mercato, proseguono gli studi di monitoraggio di sicurezza ed effetti secondari del vaccino negli anni e su una popolazione in costante aumento.

(AP Photo/Kirsty Wigglesworth)
(AP Photo/Kirsty Wigglesworth)

I tempi per superare tutte queste fasi sono lunghi; difficilmente inferiore a due o tre anni (in alcuni casi anche cinque o dieci), e il numero di preparati che giunge all’autorizzazione all’immissione in commercio è piuttosto piccolo. Attualmente si trovano in “corsa” per la validazione ben 233 candidati, dei quali (al 29 agosto) solo una manciata si trovano nella terza fase e potrebbero completare l’iter entro il 2021 (un interessante report grafico costantemente aggiornato si può trovare qui: https://vac-lshtm.shinyapps.io/ncov_vaccine_landscape/)

Sono diversi i vaccini, in diversi fasi di sviluppo, che hanno dato buoni risultati preliminari: fra questi suscitano parecchie speranze i progetti delle industrie Moderna (USA) e BioNTech/Pfizer (collaborazione USA-Germania), entrambi a DNA, un vaccino a virus attenuato sviluppato da AstraZeneca (collaborazione Europea dalla quale anche l’Italia ha prenotato una quota di dosi) e il vaccino in sperimentazione in Italia, dell’azienda “ReiThera”.

Questo, come altri prodotti in sperimentazione, è basato sulla modifica di un adenovirus inattivato di Gorilla, che dovrebbe funzionare da vettore per le proteine virali inducendo una risposta di anticorpi neutralizzanti. Presso l’Istituto Spallanzani di Roma il vaccino italiano ha di recente iniziato la fase 2 con un gruppo di volontari sani, che saranno monitorati per 24 settimane. Per tutte queste sperimentazioni sono attesi risultati completi non prima della seconda metà del 2021.

Tempi lunghi, insomma, ma indispensabili per la sicurezza. Nel suo documento più aggiornato sulle conoscenze immunologiche disponibili (Rapporto ISS-Covid-19 48/2020) l’Istituto Superiore di Sanità chiarisce i rischi delle scorciatoie: «Anche se l’emergenza pandemica richiede tempi veloci, rimane la necessità di rispettare tutte le procedure e i tempi previsti per l’approvazione e la produzione su larga scala di un vaccino efficace e sicuro.

In base all’esperienza pregressa di sviluppo di altri vaccini bisogna valutare alcuni aspetti tra cui: 1) la possibilità che un vaccino induca anticorpi che aumentino l’infezione (Antibody-Dependent Enhancement, ADE) favorendo ed esacerbando la malattia (come osservato per i vaccini contro Dengue, RSV, MERS, SARS); 2) la tossicità a lungo termine; 3) l’efficacia e la sicurezza, soprattutto in alcune fasce della popolazione come negli anziani, nei soggetti immuno-compromessi o nelle donne in gravidanza».

Nonostante queste evidenze, sia la Russia che la Cina hanno deciso di autorizzare l’utilizzo precoce sul proprio territorio dei preparati, frutto delle rispettive sperimentazioni, prima del completamento di tutte le fasi previste. Tutti e due sono vaccini che sfruttano un vettore virale (la stessa tecnica di quello italiano). Si tratta del prodotto cinese “CanSino” e di quello russo, chiamato “Sputnik” con chiara allusione alla sfida spaziale degli anni ’60.

Entrambe le sperimentazioni hanno mostrato lacune di trasparenza e metodologia, suscitando perplessità e timori per le conseguenze del loro utilizzo su larga scala: in particolare per il prodotto Russo, che non ha concluso la fase 3, non sono noti i risultati delle fasi precedenti (proprio quelle maggiormente deputate alle verifiche di sicurezza e tollerabilità).

Nel frattempo, continuano a rimbalzare sui social e sui siti di informazione gli annunci e le indiscrezioni, non sempre attendibili e verificati. Diventa cruciale quindi informarsi da fonti attendibili ed equilibrate, evitando di perdere di vista il metodo con il quale funziona la scienza: le evidenze si accumulano lentamente, con il lavoro rigoroso e la revisione critica di gruppi indipendenti, fino a raggiungere un livello di certezza tale da garantire la sicurezza e l’efficacia delle cure.

Viceversa, oltre alle conseguenze per la salute dei cittadini, si corre il rischio di minare la fiducia nell’unica, vera arma che avremo per bloccare la pandemia. Le scorciatoie, quasi sempre, portano fuori strada.

 

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