Una vita per chi è ai margini

Il comune di Capannori ricorda un suo illustre cittadino, don Franco Baroni, pioniere di una pastorale rivolta agli emarginati
A Segromigno in Monte una scuola per tutti nel nome di don Franco Baroni

«Comunque non mi dispero, perché sento la presenza di Dio verso di me». L’espressione, riportata sulla targa scoperta nel parcheggio davanti alla scuola primaria di Segromigno in Monte, nel comune di Capannori (Lucca), lo scorso giovedì 16 gennaio, porta la firma di don Franco Baroni, già storico cappellano nazionale dei nomadi, dello spettacolo viaggiante e dei circensi ai tempi dell'Opera assistenza nomadi in Italia, fino alla sua morte avvenuta a Lucca, in ospedale, nel maggio 1985.

Nell’ottantesimo anniversario dalla nascita di don Franco, pioniere di una pastorale per gli emarginati, il paese natale decide di tributargli un attestato di gratitudine: alla sentita cerimonia hanno partecipato, oltre a molti cittadini, molteplici autorità istituzionali ed ecclesiali. Una giornata dedicata a don Franco, nato nella vicina Piaggiori il 16 gennaio 1934, la cui figura è stata illustrata e riportata con evidenza attraverso molteplici voci e testimonianze. «Questa intitolazione si inserisce nel percorso di dedica dei luoghi simbolo del nostro territorio», ha dichiarato il sindaco di Capannori, Giorgio Del Ghingaro.

«Solidarietà e accoglienza vanno praticate, non proclamate – ha aggiunto –: portando la Parola, don Franco ha portato questi valori a persone emarginate, così la scelta del parcheggio, concordata con l’associazione "Don Franco Baroni onlus", è quanto mai simbolica, perché questo è un luogo di passaggio e il sacerdote si è sempre occupato di persone che sono sempre in movimento». «Don Franco, nonostante la brevità del suo cammino terreno è riuscito a lasciarci in eredità un seme fatto di accoglienza, di solidarietà, di capacità di prenderci cura del prossimo – ha detto il presidente dell’associazione stessa, Paolo Mandoli –. Quando don Franco propose le prime scuole per circhi o ancora quando propose semplici spettacoli per rendere protagonisti i bambini, ci lasciò una splendida eredità sintetizzabile nei titoli di alcuni degli spettacoli che ha organizzato, "Siamo tutti fratelli" e "Universo aperto"».

Monsignor Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes, ne ha illustrato il grande impegno a carattere sociale ed ecclesiale cui la stessa Fondazione si ispira nella sua pastorale quotidiana, attraverso tre categorie concettuali. Una prima su migrazioni e mobilità: «Don Franco è stato attento alle persone in cammino e a tutti i volti di queste persone; non scordiamo che negli immigrati arrivati in Italia, oggi 5 milioni di persone, riscontriamo 200 nazionalità diverse, che cambiano il mondo dei rapporti sociali come nel lavoro», ha affermato mons. Perego snocciolando numeri precisi. «Ricordiamoci che spesso essi seguono persone a noi care, anziani e bambini ad esempio, e che stanno cambiando anche il volto delle religioni: un milione dei nuovi cittadini sono cattolici, un milione e mezzo islamici, 100 mila induisti, 80 mila buddisti, più di un milione ortodossi».

La seconda categoria menzionata da mons. Perego riguarda l’attenzione all’altro, come fratello: «Il papa ci ricorda in proposito perentoriamente di passare dalla cultura dello scarto a quella dell’incontro», ha rammentato. Una terza categoria è invece rappresentata dal concetto di gratuità, «un valore che oggi rischia di perdersi in nome del "tutto ha un costo"», ha concluso il presidente di Migrantes.

A Lucca, il parco intitolato a don Franco dal 1995 ospita circhi e luna park lungo via delle Tagliate: fu proprio don Baroni, nell'autunno del 1983, a individuare quest’area per ospitare giostrai e carovane nei circhi, concordandola con gli operatori di questo mondo di cui all'epoca era il cappellano nazionale.

Proprio a nome dell’amministrazione comunale, il sindaco di Lucca, Alessandro Tambellini, si è soffermato invece sull’esempio sociale di un «sacerdote che ha vissuto l’aura che il Concilio ha saputo diffondere, che ha tradotto il suo impegno a servizio di coloro che erano e sono ritenuti ai margini della nostra vita civile; una figura che chiama a ribadire i princìpi di fratellanza che ci rendono il senso del suo insegnamento».

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