Una triplice consegna

L’addio di p. Lombardi alla Radio Vaticana dopo 25 anni. L’invito a «costruire sempre più una comunità di comunicatori»
Vaticano

Una chiesa gremita, che pareva contenesse una sola persona. Intensità nelle parole di p. Federico Lombardi. Denso silenzio che diceva sintonia nei presenti: la famiglia della Radio Vaticana e molti altri. Gli amici. Commozione visibile negli occhi lucidi di molti. Sguardi di intesa e punti interrogativi.

Ma le parole di p. Federico Lombardi, che ha concluso così il suo servizio come direttore generale della Radio Vaticana, portato avanti per 25 lunghi e intensi anni, non lasciavano dubbi. Tre le parole che ha scandito con sapore gesuitico. Missione, conversione, comunione.

Non bisogna mai perdere di vista, ha sottolineato, che come comunicatori al servizio della Chiesa, la missione è «annunciare la Parola di Dio fino ai confini della terra» e portare Gesù al cuore di più persone possibile.

 

Ha esortato poi la comunità dell'emittente pontificia a guardare la riforma dei media vaticani in atto con speranza e con fiducia. Lo ha voluto sottolineare parlando della necessità di “conversione”.  Constatando infatti che in molti vivono questo momento di transizione con un sentimento misto di disponibilità e di perplessità, ha esortato a porre attenzione «anche ai rischi, a volte, di sfiducia o di dubbio, di paura, a volte di divisione, a volte di chiacchiere portate dalle incertezze e dalla non conoscenza chiara del futuro». In questa situazione, anche ricchissima di potenzialità «il Signore continua sempre a chiamarci nel nuovo. Dobbiamo pregare e pregare molto; dobbiamo assumere l’atteggiamento giusto della disponibilità, della responsabilità, della speranza e della fiducia».

 

A quanti lo ascoltavano, e che egli ben conosceva, ha ricordato l’originaria vocazione in quanto operatori della comunicazione a «costruire sempre più una comunità di comunicatori». Non bisogna avere paura, ha affermato con determinazione: anche nella comunicazione, occorre essere una Chiesa in uscita, in movimento, in unione con il Papa, occorre «lasciare situazioni che magari ci davano sicurezza, ma vincolavano la Chiesa», «sentiamoci anche noi coinvolti in questa “Chiesa in cammino”, anche se ci si toglie qualcosa non abbiamo dubbio di dover essere sempre in cammino».

 

Fiducia e speranza sono ritornate in questo sguardo realistico di p. Lombardi al presente e anche al futuro. Ma ha voluto abbracciare anche il passato: tutti coloro che hanno prestato il loro lavoro con passione a realizzare gli obiettivi della “Radio del Papa”, come veniva conosciuta la Radio Vaticana. Un abbraccio che, con la sua nota sobrietà, ha riassunto nella parola ripetuta più volte «grazie». E il lunghissimo applauso dei presenti ha detto il resto.

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