Una scuola eccellente

Osmond A. Church School è una scuola pubblica di un quartiere multietnico e povero di New York. Eppure registra risultati eccellenti. I suoi studenti hanno un rendi­mento decisamente superiore alla media cittadina sia in matematica sia in lettere. Perché? La risposta in “Quando la scuola educa” di Samuel Casey Carter (Città Nuova). Edizione italiana a cura di Michele De Beni
Quando la scuola educa_Casey_Città Nuova

Come tutte le scuole pubbliche di New York City, anche la «Osmond A. Church School – P.S. 124» ha arcigne guardie armate all’entrata, scale di metallo con inferriate e campanelle così rumorose da sembrare più adatte a una prigione che a una scuola. Ma quan­do si notano i colori (mamma mia, che colori incredibilmente vivaci nei corridoi!), la qualità dei lavori esposti sulle pareti realizzati dagli studenti, oltre all’energia e allo slancio didattico nelle varie classi, si capisce subito di essere arrivati in un luogo molto speciale. Il 94% degli studenti della P.S. 124 proviene da famiglie a basso reddito, di cui oltre l’8% vive in rifugi per senzatetto e, in una percentuale an­cora maggiore, all’interno di famiglie affidatarie. Per molti di questi ragazzi, la scuola è l’unico porto sicuro che abbiano. Parlando a tu per tu con alcuni di loro, emerge che ciò che apprezzano maggiormente della scuola è il fatto che qui si sentono accolti e sicuri. Per loro, la presenza di guardie di sicurezza armate è un fatto decisamente posi­tivo. Ma qui, soprattutto, sono felici perché sanno che la scuola offre loro una possibilità in più, speciale, che non hanno molti altri studenti che frequentano le scuole della zona.

 

«Quando i ragazzi corrono per la scuola, non è divertente, anzi, fa paura», afferma un ragazzo in tono neutro, offrendo così un’immagi­ne ancor più matura di sé nonostante l’età. «I nostri insegnanti preten­dono molto da noi, ma non ci abbandonano mai e ci incoraggiano di continuo. Più di altre cose, sono gli insegnanti a rendere questa scuola speciale», aggiunge una ragazza seduta vicino a lui. Grazie al costante supporto degli insegnanti, gli studenti della P.S. 124 hanno un rendi­mento decisamente superiore alla media cittadina sia in matematica sia in lettere: a prescindere dalla classe frequentata, il 99% degli stu­denti passa l’esame di matematica di seconda media con un eccellente o un ottimo, rispetto alla percentuale dell’81% della media a livello cittadino; il 96% ottiene eccellente o ottimo in lettere in prima media, rispetto al 73% della media a livello cittadino.

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La scuola si trova nel quartiere di South Ozone Park, nell’area su­doccidentale del distretto del Queens, a New York. La zona ebbe uno sviluppo agli inizi del Novecento come settore residenziale a basso costo all’interno della comunità più benestante (e all’epoca rurale) di Ozone Park. Oggi si trova tra l’Aqueduct Racetrack (un ippodromo) a ovest e la Van Wyck Expressway a est. Il quartiere, che ospitava ini­zialmente immigrati di prima generazione provenienti da Germania, Irlanda e Italia che in seguito lo lasciarono per trasferirsi altrove, si è poi trasformato, a causa dei più recenti spostamenti demografici, in una delle comunità più dinamiche e in crescita, e con il maggior numero di etnie diverse di tutta New York City.

 

Gli studenti della scuola provengono da America meridionale, Caraibi e Africa settentrionale. Di recente si è assistito all’arrivo di un’ondata di studenti provenienti da Bangladesh, India e Pakistan, come si può notare dai numerosi ragazzi che indossano turbanti Sikh o patka, che trattiene i capelli non ancora tagliati, come da tradizione, in cima alla testa. Valarie Lewis è arrivata alla P.S. 124 vent’anni fa in qualità di insegnante e responsabile dell’assegnazione di borse di studio. Nel 2000 è stata promossa a vicepreside quando era preside Elaine Thompson. Quattro anni fa è diventata preside lei stessa, rico­noscente che, di tanto in tanto, la Thompson ritorni per controllare i progressi della scuola che ora è sotto la sua guida.

 

«I contenuti sono fondamentali. La gente può imparare a pensare in modo critico solo se prima apprende i contenuti – dice la Lewis a sostegno dell’approccio Core Knowledge –. Ma la nostra sfida va ben oltre. Noi vogliamo formare gli studenti come persone che siano capa­ci di usarli efficacemente».

La forza di quest’affermazione è collegata allo straordinario rap­porto che la Lewis si aspetta di vedere in ogni interazione docente-stu­dente. Nonostante la scuola enfatizzi molto un’istruzione di ottima qualità, alla P.S. 124 sono ancora più importanti i rapporti umani, ne­cessari per rendere l’apprendimento allettante e attraente ancor prima che significativo. La realtà è che la cultura esterna è così in contrasto con ciò che i bambini apprendono a scuola, che la scuola deve fare uno sforzo per superare l’atteggiamento generale della società con­temporanea.

 

«La nostra scuola si basa sul concetto delle Core Virtues. Noi met­tiamo in pratica tutti i punti principali di quest’approccio, come ad esempio quello di adottare la “virtù del mese”. Tuttavia se non le si vive veramente, il tutto si riduce a mero contorno – afferma la Lewis con convinzione –. La cultura all’interno di questa scuola intende offrire una coerenza che gli studenti non avrebbero altrimenti».

La morale è che i ragazzi devono imparare a credere nel proprio valore personale e a capire che il loro ruolo è indispensabile per la vita della classe. «Fac­ciamo riflettere i ragazzi sulle scelte che fanno e su che tipo di persona desiderino diventare – spiega la Lewis –. Se insegniamo loro a essere dei liberi pensatori, riusciranno a comprendere il potere delle loro de­cisioni e impareranno a fare scelte migliori. Prima, tuttavia, devono essere certi che crediamo in loro. Se insegniamo loro a pensare con la propria testa e ad assumere dei rischi intelligenti, avremo un futuro. In caso contrario, ci ritroveremo con un pugno di mosche».

 

Un altro fatto ironico è che la P.S. 124 è molto ammirata e spesso anche emulata per il suo “programma di formazione del carattere”. Ma la Lewis non esita a dissociarsi da una simile definizione. «Non si tratta di carattere. Quello che cerchiamo di ottenere è comprensione. Il vero interrogativo è come superare i pregiudizi attraverso l’istruzio­ne. Spesso le comunità in cui vivono questi bambini sono fortemente emarginate. Si tratta semplicemente di insegnare alle persone a comu­nicare e a comprendere culture diverse dalla propria». Per realizzare il suo obiettivo primario, ovvero essere un luogo di apprendimento, la P.S. 124 si è resa conto di dover innanzitutto affrontare un problema più profondo. Ciò che la scuola offre ha ben poco a che vedere con l’educazione ai valori o con strategie utili per la risoluzione dei con­flitti; si tratta piuttosto di istruire i ragazzi sui fatti della condizione umana. L’offerta è doppiamente reale: innanzitutto attinge a contenuti molto solidi per ciascuna materia, e in secondo luogo mira a insegnare tali contenuti allo scopo di formare in profondità la persona, influen­zandola positivamente.

 

da: QUANDO LA SCUOLA EDUCA. 12 progetti formativi di successo, di Samuel Casey Carter (Città Nuova, 2016). Edizione italiana a cura di Michele De Beni

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