Una rete di uomini e donne di fede

“Recuperare il cuore della nostra umanità. Lavorare insieme per un mondo di compassione, pace, giustizia e sostenibilità”, questo il titolo della quattro giorni americana del Parlamento mondiale delle religioni. Dibattiti che spaziano dal ruolo della donna al dialogo monastico, dal compito delle religioni nel preservare la natura al confronto teologico
religioni

Fondato nel 1893 a Chicago, in occasione dell’Expo Mondiale tenutasi in quella città, questa iniziativa unica nel suo genere ha dovuto attendere esattamente cento anni per vedere la seconda edizione. Si svolse ancora nella città americana nel 1993. La prima edizione, nata da una idea della Chiesa presbiteriana, radunò rappresentanti di tutto il mondo religioso. Si trattava, alla fine del XIX secolo, di qualcosa di assolutamente all’avanguardia. In particolare, l’evento fu caratterizzato dall’incontro fra le religioni del mondo asiatico con il cristianesimo e la cultura occidentale, soprattutto nord-americana. Vennero in evidenza soprattutto indù e buddhisti. Fra tutti spiccò la figura del grande riformatore dell’induismo, Swami Vivekananda.

 

La seconda edizione americana portò alla ribalta del dialogo fra fedi diverse personalità come il Dalai Lama e Hans Kung, concentrandosi nello sforzo di camminare verso un’etica globale, punto nevralgico del pensiero del teologo svizzero. Qualche anno più tardi fu Nelson Mandela a dare il benvenuto a settemila partecipanti, in un Sud-Africa rinnovato proprio dal ruolo delle religioni. Protagonista di quella edizione fu anche l’arcivescovo Desmond Tutu. Nel 2004, con nove mila presenze, il Parlamento Mondiale delle Religioni atterrò in Europa, a Barcellona dove si cercò di evidenziare e tracciare quelli che potevano essere sentieri di pace di fronte alle sfide inattese che il terrorismo internazionale stava proponendo con prepotenza.

 

Infine nel 2009 fu Melbourne ad ospitare l’evento, con la presenza autorevole di Jimmy Carter, il quale insieme ai partecipanti tracciò un impegno per affrontare la questione ambientale. Ma l’Australia come luogo di svolgimento di una assemblea di questa portata fu anche l’occasione per proporre scuse ufficiali da parte di vari governi, in particolare quello di casa, a tutte le popolazioni aborigene del pianeta per le inaudite violenze sofferte nel corso dei secoli.

 

Quella che si svolge quest’anno a Salt Lake City, patria dei Mormoni, è un’edizione che si preannuncia chiaramente impostata sulla questione del cuore dell’umanità, in un momento storico in cui violenza e odio sembrano prevalere su pace e giustizia. Recuperare il cuore della nostra umanità. Lavorare insieme verso un mondo di compassione, Pace, Giustizia e sostenibilità, questo il titolo della quattro giorni americana del Parlamento delle religioni. Si tratta, è bene dirlo, di una grande kermesse religiosa, dove tutti, anche i gruppi meno conosciute e le religioni da sempre più emarginate hanno la loro possibilità di farsi conoscere e incontrare altri uomini e donne di fede.

 

Tuttavia, a parte gli incontri casuali e le grandi plenarie con speaker di grande spessore, il Parlamento propone una serie notevolissima di piccoli seminari, tavole rotonde che spaziano dal ruolo della donna al dialogo monastico, dal ruolo delle religioni nel preservare la natura al dialogo teologico nella Chiesa cattolica dopo la pubblicazione del documento conciliare Nostra Aetate, solo per far menzione di alcuni degli argomenti che verranno presentati nei diversi momenti in cui il programma si dividerà in sessioni in contemporanea.

 

Anche se si prevedono documenti finali e appelli a politici e alle Nazioni Unite, il senso più interessante di una iniziativa di questo genere è quello di offrire una miriade di contatti a uomini e donne di fede per realizzare una rete che possa contribuire a dare risposte ai problemi dell’umanità da parte delle religioni. Già in queste ore di registrazione centinaia di partecipanti si stanno incontrando in maniera più o meno informale, mentre vengono costruiti luoghi di culto – come templi indù o gurudwara sikhs – o si stanno levando le tende tipiche delle popolazioni indigene del Nord America che saranno senza dubbio protagoniste sul tema della terra madre.

 

Fra le sessioni in programma da sottolineare quella che presenterà l’amicizia fra Chiara Lubich e l’Imam W.D. Mohammed che qui negli USA ha dato vita ad un rapporto di comunione e fratellanza fra comunità di bianchi e di persone di colore, cristiani i primi e musulmani gli altri.

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