Una nuova e diversa Banca mondiale

A luglio i cosiddetti Brics (acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica) si sono incontrati per creare un nuovo istituto bancario con uno sguardo planetario 
Brics

Cambia il mondo e con esso i rapporti di forza politici ed economici. Luglio è stato un mese di profonde novità e in futuro potrebbe venire ricordato come un momento storico in riferimento agli assetti del potere mondiale, e non solo per l’esplodere di nuovi focolai di guerra.

Abbiamo una banca! Tranquilli, non si tratta di un articolo su Bancopoli o sulle intercettazioni nel lontano 2005 anche se le banche c’entrano, eccome!

Esattamente un mese fa, il 16 luglio infatti, i cosiddetti Brics, acronimo di Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, paesi che fino a pochi anni fa l’occidente rappresentato da Europa e Stati Uniti amava definire come terzo mondo, hanno ingranato invece la quarta marcia e, forti delle loro economie in crescita si sono incontrati a Fortaleza in Brasile, con la precisa intenzione di creare un nuovo istituto bancario di valore mondiale. Così, mentre l’Argentina stava precipitando in un nuovo default, Putin, Xi, Modi, Zuma e Roussef hanno gettato le basi per una svolta, secondo loro, strategica e dalle conseguenze di lungo periodo.

La notizia è di quelle da far tremare i polsi, soprattutto quelli degli altri, dato che le facce sorridenti dei Presidenti coinvolti tradivano emozioni e soddisfazione, ma di certo non timore.

Subito il mondo dell’economia si è diviso in due: da una parte troviamo i catastrofisti, tra i quali è possibile annoverare certamente Eric Farnsworth, Vice-presidente del Council of America, importante associazione statunitense di stampo democratico di studio e pianificazione strategica dell’economia a livello mondiale.

Dal suo punto di vista il neonato colosso bancario delle è fragile e non equilibrato a causa del dominio cinese al proprio interno: il gigante orientale infatti produce un PIL annuo che da solo supera il 70% di tutto la ricchezza interna lorda prodotta da tutti gli aderenti al patto.

Sulla stessa linea troviamo un altro campione dell’economia pro status quo, quel Jim O’neill, già in Goldman Sachs che, pur affermando la necessità di monitorare attentamente questo tentativo di nuova economia bancaria, tiene a sottolineare come la crescita dei Brics sia già entrata in fase di rallentamento e quindi possa risultare controproducente fondare una banca su presupposti di crescita che non verranno rispettati.

Entrambi però, si scordano di evidenziare come da sola, l’economia cinese sia agli stessi livelli – se non superiore – di quella americana e ben oltre quelli dell’Unione Europea, la quale, in quanto a stime di crescita poi puntualmente disattese, rischia di apparire sempre più come il nuovo terzo mondo della macroeconomia.

Da annoverare in questa disputa vi sono però anche quanti plaudono al tentativo dei Brics, come, ad esempio, Kevin P.Gallagher dell’Università di Boston che ne fa, non solo ma anche, una questione di popoli:

“Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica” ricorda “hanno all’interno dei loro confini più della metà della popolazione mondiale e, sebbene in leggero rallentamento, la loro crescita è esponenziale se paragonata a quella dei cosiddetti paesi sviluppati”

Come a dire: il mondo sta cambiando, cambiamo testa e vocabolario. Aggiungiamo noi: in fretta, e magari a partire dall’Italia.

Fabio Pizzi

da Unimondo nel'ambito della collaborazione tra i due quotiani web 

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