Una notte di luce a Medolla

I ragazzi del Movimento dei Focolari tornano sui luoghi del terremoto con una serata di musica e con un contributo per la ricostruzione. Un cartello con l'arte di amare viene sottoscritto dagli abitanti della cittadina emiliana come impegno a ricostruire partendo dai rapporti tra le persone
Il manifesto della manifestazione Notte di luce

Portare un po’ di vita e un po’ di luce nelle zone terremotate. Questo l’obiettivo di Notte di Luce, l’evento promosso dai ragazzi del Movimento dei Focolari dell’Emilia nelle zone colpite dal sisma dello scorso anno. «Tutto è nato a settembre – racconta Martina – quando alcuni ragazzi che hanno vissuto in prima persona il terremoto ci hanno raccontato di quei brutti momenti e come vivevano a distanza di alcuni mesi. E’ stato naturale pensare di metterci in gioco e fare qualcosa per loro». «Io sto studiando per diventare cuoco – interviene Edoardo – e così ho messo a disposizione degli altri le mie conoscenze. Poi ho proposto a tutti di fare una cena a Piacenza, dove vivo, con l’obbiettivo di raccogliere fondi da destinare ai terremotati».

Detto, fatto: da ottobre s’inizia a preparare la cena, si trova la sala, Edoardo chiede alla sua preside di poter prendere in prestito i calici per servire il vino, si cercano aziende che possano dare gratuitamente alimenti, si stila il menù, si stampano i volantini, si crea l’evento su facebook. Si arriva così al 4 gennaio: dal mattino alle 9 c’è chi in cucina si occupa dell’arrosto, chi monta tavoli e predispone la sala, chi si occupa di confezionare segnaposti, chi impara i trucchi da cameriere con tanto di coreografia iniziale che lascia gli ospiti stupiti, e non manca neppure un gruppo di signore alle prese con i tipici tortelli ripieni di erbetta e ricotta. Il lavoro è tanto ma non manca l’entusiasmo. Il finale è una cena molto elegante, 150 le persone che vi partecipano, la somma raccoltaè di quasi 2mila euro.

La prima fase del progetto è così realizzata, ma, riprese un po’ di energie, c’è da andare avanti. Ecco, allora, che si compone passo dopo passo Notte di Luce: «a Medolla il Comune ci accoglie subito – spiega Roberta – e ci propone una piazza centrale dove è già montato un palco». «L’idea che desideriamo sviluppare – racconta Maria – è quella di una festa, perché pensiamoche la cosa più bella che possiamo donare ai ragazzi che hanno vissuto il terremoto è offrire loro una serata di divertimento».  «una serata – interviene Vittoria – dove ci si diverta senza ubriacarsi o andando in discoteca».

Marcello da Piacenza prepara intanto l’invito, si comprano tutti i gadget necessari per organizzare un fluo party (festa fluorescente), gli adulti del posto provvedono all’allestimento di un bar, e tutti insieme invitano tanti ragazzi.

Il 1° giugno, ad un anno dal terremoto, l’Arena Vallechiara di Medolla cambia volto e offre uno scenario insolito «sono mesi che quest’arena non era animata così – commenta il sindaco Filippo Molinari rivolgendosi a tutti i partecipanti – e voi avete portato non solo la luce, ma anche un po’ di vita. Se finora abbiamo ballato per altri motivi (riferendosi al terremoto), stasera balliamo per divertirci».

Sul palco si esibiscono tre gruppi musicali, poi alcuni dee-jay, ci sono anche giocolieri che si divertono con birilli, chi ha offerto una coreografia, e verso le 23, quando in piazza vi sono circa 200 ragazzi, quelli che hanno organizzato Notte di Luce spiegano come è nato l’evento e perché l’hanno fatto “abbiamo cercato – spiega Riccardo – di portare un po’ di luce a questi ragazzi terremotati, alla città di Medolla. Tutto semplicemente perché ci siamo messi in gioco e ci siamo chiesti come aiutare questi nostri coetanei”, “se questa catena d’amore non si interrompe – continua Dorotea – possiamo veramente illuminare le nostre città e possiamo rendere migliori tutti i rapporti che costruiamo nell’arco della giornata”.

Ecco allora che Notte di luce diviene anche una proposta «quando abbiamo finito di raccontare la nostra esperienza – dice Martina – abbiamo invitato i ragazzi presenti a siglare con noi un patto: illuminare con l’amore le nostre città. Avevamo preparato un pannello con il logo e il titolo della serata. Sono stati tanti quelli che hanno firmato. Sinceramente siamo rimasti sorpresi da questa adesione, non ce l’aspettavamo». Su quel pannello campeggiava anche una frase di Chiara Lubich rivolta proprio ai ragazzi nel 2002 «Amare dunque: è uno dei grandi segreti del momento. Amare con un amore speciale. Non certo con quello rivolto unicamente ai propri famigliari o agli amici, ma l’amore verso tutti: simpatici o antipatici, poveri o ricchi, piccoli o grandi, della tua patria o di un’altra, amici o nemici. Verso tutti. E per primi, prendendo l’iniziativa, senza aspettare d’essere amati. E amare non solo a parole, ma concretamente a fatti».

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