«Una folla di amici ha invaso il mio bar libero dall’azzardo»

Le tante storie che hanno composto la manifestazione del 3 maggio nella città veneta. Dalla presa di coscienza all’impegno per continuare il lavoro sul territorio con l’amministrazione locale e i cittadini attivi e responsabili
Slot Mob a Vicenza

Entusiasmo, tenacia e forte condivisione hanno caratterizzato l’organizzazione dello Slot Mob di Vicenza del 3 maggio, promosso dal Movimento Umanità Nuova e sostenuto da numerose associazioni di volontariato e di impegno sociale e da realtà come la comunità musulmana cittadina. 

Individuare il bar da cui lanciare il messaggio che il gioco d’azzardo distrugge la società è stato più facile del previsto. Branko Cerovic, giovane 32enne, ha dimostrato con determinazione che nel suo bar "l’Asterisco", nonostante il facile guadagno proposto dalle slot, da lotto o gratta e vinci, non potevano esservi angoli bui caratterizzati dall’ammiccamento delle macchine da gioco, ma solo angoli luminosi e di quiete in cui assaporare in compagnia un caffè, un dolce o un buon libro.

Lo Slot Mob è partito quindi proprio da questo bar di via Giuriato. «Non so cosa sia accaduto – afferma Branko –, c’erano tante persone che mi hanno sommerso di festa e di lavoro, ho trovato tanti amici! Devo ancora rendermi conto di quello che è successo, ma ero contentissimo!» Il locale è stato anche premiato con la targa da esporre e da mostrare all’ennesima proposta di installare le slot machine. "Non azzardatevi a chiamarlo gioco", recitava uno striscione fra i tanti presenti alla manifestazione. La chiarezza è una delle basi su cui costruire questa battaglia pacifica ma non ingenua: l’azzardo è una sofferenza dell’uomo di questa società. Il gioco coinvolge, crea, dialoga e mette in relazione. L’azzardo fa morire l’uomo e la sua voglia di vivere e amare, soffoca la sua umanità e ogni suo bene.

Per confermare la volontà di percorrere strade di lotta alla dipendenza e per confrontarsi consapevolmente, tutti si sono ritrovati poi alla conferenza sul tema, che ha visto fra i partecipanti anche i giovani del locale liceo artistico Canova. Il consigliere comunale Tommaso Ruggeri, lo psicoterapeuta Sandro Pilan, e Francesco Fiore, ex giocatore patologico, hanno arricchito i presenti con le loro testimonianze di impegno e di lettura del fenomeno. Dai loro interventi emergono condivise linee di lavoro futuro per una collaborazione tra istituzioni locali, sanitarie e realtà sociali, con lo scopo di portare alla ribalta un fenomeno che mostra il volto della  crisi economica che stiamo attraversando.

Le istituzioni, infatti, sono costrette a far fronte a un numero sempre più significativo di famiglie distrutte economicamente, mentre i servizi sanitari dovrebbero prevedere un impiego effettivo di risorse necessarie per prevenire e curare la dipendenza patologica dall’azzardo. Il fenomeno è ormai eclatante grazie alle attuali leggi dello Stato, mentre la diffusione via Internet permette di far cadere nella trappola dell’azzardo anche bambini che sfuggono al controllo dei  familiari. Un fenomeno che chiama in causa la scuola in tutte le sue componenti e richiede strumenti normativi coerenti.

Come sempre, anche a Vicenza è stata importante la testimonianza di Francesco, ex dipendente dal gioco d’azzardo, che si dedica ad una campagna di informazione e sensibilizzazione sulle dimensioni di un fenomeno che espone al pericolo della dipendenza compulsiva un numero sempre più grande di persone abbandonate a sé stesse, senza una famiglia o un tessuto sociale che se ne prenda cura. L’appello sembra aver colto nel segno se il sindaco di Vicenza, intervenuto allo Slot Mob, ha espresso l’intenzione di convocare il gruppo organizzativo vicentino dello Slot Mob per coordinare altre iniziative analoghe nel comune di Vicenza e non solo. Sempre dal basso, con gli strumenti concessi ai cittadini attivi e responsabili, senza distinzione di razza e di religione. Una traccia di un percorso possibile di cambiamento. 

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