Una famiglia in musica

La famiglia Buscemi e il ricordo di Salvatore, padre, marito e amico speciale

La famiglia Buscemi è una famiglia che si è sempre nutrita di musica. Ad insegnare la passione e la professione ai figli è stato soprattutto il padre Salvatore, ex trombettista ed insegnante. Ma anche la moglie Franca è sempre stata un’appassionata, faceva infatti parte di un coro polifonico da ragazza. La famiglia Buscemi nasce e si sviluppa a Palermo; la Palermo perbene, crocevia di culture, con la voglia di mettere il talento di ognuno al servizio degli altri.

È la storia di Fabrizio, Emanuele e Francesca (i figli), Franca Pennino (la madre) e Salvatore, il papà, il marito e l’amico («che ogni tanto si rabbuiava, pareva insoddisfatto, per l’ansia di vedere il mondo unito, cominciando dalla sua comunità e dal suo quartiere per il quale sperava e s’impegnava per la sua rinascita», ha detto di lui Rori Cigna) che oggi “tiene le corde” di tutta la vicenda dall’alto, proprio perché i Buscemi, fiore all’occhiello della loro comunità ecclesiale e conforto per il Movimento dei Focolari che essi frequentano nel capoluogo della provincia siciliana, vien semplice prenderli a modello di positività. Non per altro, perché sono stati in grado di celebrare ancora col sorriso la bellezza di questa vita, malgrado abbiamo già conosciuto, da vicino, sorella morte, con la dipartita del capofamiglia. Ma la morte, per chi crede, è del resto solo vita che si trasforma. E i Buscemi hanno continuato a trasformarla in musica.

Fabrizio, Emanuele, Francesca
Fabrizio, Emanuele, Francesca

Ad aprire per primo il cuore e il libro dei ricordi è Fabrizio, il più grande dei figli, serio e con un forte senso del dovere, una laurea in flauto traverso al Conservatorio di Palermo, che insegna latino e greco ad Arezzo. Continua però a coltivare l’amore per la melodia, che trasferisce ai “suoi” studenti, portandoli a teatro: ‹‹Per mio padre, da cui tutti e tre figli abbiamo preso – confida –, la musica era quella bellezza che per Dostoevskij è destinata a salvare il mondo. Sapeva perfettamente che proprio i ragazzi del difficile quartiere in cui vivevamo ne avevano bisogno più di altri. L’amore e l’intelligenza con cui organizzava le sue lezioni, pur con tutte le difficoltà che una scuola di frontiera comporta, mi fece comprendere quanto questo fosse vero. Pur nel caos, nella difficoltà, nella povertà morale ed economica riteneva che fosse loro diritto conoscere la cultura, il bello, la complessità della realtà e che la scuola non poteva fermarsi davanti alle difficoltà ma che avrebbe adempiuto il suo compito se fosse stata in grado di far loro spiccare il volo. Lo credo anch’io››.

Continua Emanuele, 27 anni, un ragazzo tutto sorriso, con amici dappertutto, infermiere a Firenze. Ha “studiato chitarra” e sfrutta questo suo talento in qualsiasi ambiente: «Se devo aggiungere qualcosa in più rispetto al mio di rapporto con papà e la musica, devo dire che è stato conflittuale, quasi d’amore e odio. Ma solo grazie ad entrambi sono divenuto un uomo e una persona realizzata. Avere mio padre come insegnante alla scuola media è stato divertente ed insieme imbarazzante, non sapevo se dargli del lei o del tu. Sceglievo di dare però del lei, non volevo che i compagni pensassero che fossi raccomandato. La chitarra – ricorda Emanuele – è diventata da subito parte di me. Non dimenticherò mai i progressi fatti, i fallimenti e i traguardi raggiunti, come quando abbiamo suonato tutti insieme per una serata di beneficienza!».

Si aggiunge al gruppo Francesca, che in soli 23 anni ha “incassato” una laurea di 2° livello in canto lirico, una in Scienze della Formazione, e da quest’anno insegna musica alla Scuola primaria. Fa cioè lo stesso lavoro del padre. Commenta: «E’ stato un regalo dal cielo per me poter trovare questo lavoro, un segno della presenza di Dio nella mia vita!». E continua: «Fin da piccola ho studiato musica. Questa passione che condividiamo tutti e tre fratelli l’abbiamo ricevuta in dote anche da nostra madre che ci ha accompagnato nei vari percorsi musicali e di studio. Da ragazza faceva parte di un coro polifonico, e per lei è un sogno che si realizza avere una figlia cantante, ma anche maestra come lei!.

fabrizio-emanuele-al-centro-e-francesca«Spesso ci ritroviamo a suonare e cantare ancora insieme – ammette Francesca – come quando da piccoli usavamo fare in campeggio e la gente si fermava ad ascoltare, felici di vivere quest’attitudine agli strumenti e al canto come un omaggio da offrire, in spirito di servizio. Grazie alla musica – continua la piccola di casa Buscemi – abbiamo poi superato molti momenti difficili; tant’è che malgrado mio papà non ci sia più fisicamente lo sentiamo presente e la nostra casa è un porto d’amici». Così dicendo, lascia il posto alla madre, una donna dolce, generosa, paziente e coraggiosa, che ha voluto aggiungere delle note sul marito.

«Parlare di Salvatore non mi è facile, perché ieri ed oggi coincidono in un tempo che ha il gusto e il sapore dell’eternità. Conoscevo Salvatore da ragazzo quando tra i giovani di campi estivi sull’Etna suonava una tromba allegra e squillante e quando non era presente la sua assenza si sentiva».

«Sapeva mettersi in gioco anche per far divertire gli altri – aggiunge ancora l’amica Rori Cigna –, come quando ha formato un coretto con persone non proprio intonate e l’ha trasformato in uno sketch dal titolo altisonante: Il coro della Cappella Si-stona».

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Franca e Salvatore

La moglie Franca annuisce e ammette: ‹‹Ancora oggi sento Salvatore in ogni suono e la stessa parola “musica” echeggia della sua esistenza. Dai risultati della sua vita, dai rapporti umani che ha saputo costruire, mio marito è stato un “dono” straordinario per tanti. Un dono, che si esplicava proprio grazie a quella che lui definiva “l’arte della musica”: il suo linguaggio di comunicazione da sempre e il modo con cui esprimeva il suo essere un cristiano autentico, innamorato della giustizia, persuaso che l’arte e la bellezza avvicinino a Dio. Valori che trasmetteva ai giovani della sua scuola, agli amici, ai parenti, certo che Cielo e terra siano legati da un’armonia indissolubile che val la pena comprendere per essere illuminati e guidati nel “concerto” della vita!››.

mettersi-al-servizio-degli-altriPer volere dei Buscemi è nato, ricordiamo, per gli allievi del corso musicale della Scuola Secondaria di I grado “Don L. Milani” di Palermo, il Concorso “Salvatore Buscemi – Il mio sogno è il tuo sogno”. Articolato per le sezioni di flauto, violino, chitarra e pianoforte, esso vuole valorizzare i giovani musicisti e incoraggiarli alla prosecuzione degli studi musicali. Ai vincitori che eseguono un brano predisposto dalla commissione riportando il voto più alto viene infatti dato un premio in denaro da usare per l’acquisto di strumenti, libri, repertori musicali.

«Se posso aggiungere un’ultima cosa – conclude Francesca – vorrei dire ai giovani: studiate musica in qualsiasi ambiente, stimolante e costruttivo, non per forza il Conservatorio per conseguire dei titoli di studio! Perché la musica aiuta tantissimo ad esprimere le proprie emozioni e ad affrontare la vita con maggiore coraggio».

 

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