Una città normale e senza pizzo

Gli ultimi arresti sono frutto di una sinergia tra investigatori, polizia e associazioni antiracket. La comunità vuole invertire la rotta.
Logo Addio pizzo

«ll sogno? È quello di vivere in una Palermo, città normale, in cui gli imprenditori si preoccupano della concorrenza e non degli esattori», così racconta uno dei magistrati coinvolti nell’ultima operazione antiracket Addiopizzo 5. Crolla il muro dell’omertà e riprende fiato la voglia di riscatto a Palermo. Con i 63 arresti effettuati  lo scorso 14 dicembre, dalla squadra mobile di Palermo è stato assestato un duro colpo alle estorsioni organizzate dal clan dei Lo Piccolo: Salvatore, il boss, e il figlio Sandro, arrestati il 5 novembre del 2007.

Un’azione delle forze di polizia come le tante che si susseguono in questi ultimi tempi, si potrebbe commentare, ma perché invece è così importante quest’operazione? Perché è frutto di un’interessante sinergia, unica nel suo genere, tra operazioni di investigazione, intelligence e azione di sensibilizzazione delle associazioni “Comitato Addiopizzo” e “Libero Futuro” (le prime nate a Palermo). Sono loro ad aver convinto e aiutato numerosi commercianti e imprenditori, vittime del racket delle estorsioni, a collaborare con gli investigatori. Non è da dimenticare il paziente e lungo lavoro investigativo, che grazie alle operazioni condotte sin dalle prime fasi dell’inchiesta Addiopizzo, ha complessivamente portato all’arresto di 184 persone, con la scoperta di 87 azioni di estorsione, la collaborazione di 61 operatori economici e il  sequestro di 15 società con fatturati di svariati milioni di euro. Determinante la testimonianza di 232 persone, sentite come parti offese o “informate sui fatti”.

 

C’è soddisfazione in città, ma anche tanta prudenza. Infatti gli investigatori continuano a ripetere che non siamo ancora di fronte a una ribellione collettiva contro il racket. Il pizzo, dobbiamo dirlo con forza, si paga ancora a Palermo. Ma non possiamo non vedere che è in atto una significativa presa di coscienza da parte degli imprenditori e dei commercianti: è in atto un processo culturale imponente, in evoluzione. Alle due associazioni antiracket impegnate in prima linea nell’ambito economico, si è aggiunta la formazione con il “Comitato Addiopizzo junior”, che lavora con ragazzi e bambini su progetti di legalità, mentre cresce l’impegno e il tempo dedicato dagli insegnanti e dagli studenti all’antimafia e alla cittadinanza responsabile e libera da qualsiasi giogo criminale.

 

«I successi delle “Operazioni Addiopizzo” – dice Enrico Colajanni, presidente dell’associazione antiracket “Libero Futuro”, che unisce imprenditori e commercianti – sono frutto di un impegno continuo e, non so se casualmente, coincidono con la vita dell’associazione». Cos’altro si può fare affinché questo processo culturale ben avviato divenga punto di non ritorno? «Devono essere coinvolte le associazioni di categoria – risponde Colajanni –  che fino ad oggi fanno finta di non sapere chi paga e chi non paga. Penso debbano essere coinvolti gli ordini professionali cosi come, nel consumo critico, sono stati coinvolti i consumatori. È un impegno dell’intera comunità, nessuno escluso».

 

Un processo culturale in cui nessuno è escluso. Mi piace allora pensare all’apporto dato in questi anni dagli incontri sulla legalità (quello svolto a Belmonte Mezzagno, ad esempio, di cui abbiamo parlato qualche giorno fa). Ma anche libri, come “L’uomo d’onore non paga il pizzo” che ho scritto pensando a questo “processo culturale” sempre più coinvolgente, che si dispiega in tante piccole e grandi esperienze in città, fra i commercianti, gli imprenditori, gente comune e professionisti. Supporti importanti che mi aiutano personalmente, ma anche quando sono impegnato in giro per l’Italia nelle diverse presentazioni a parlare della mia comunità di Palermo, in cammino verso la rinascita.

 

Il metodo? La sinergia, l’unità. La stessa base dell’operazione Addiopizzo 5: una sinergia di diverse componenti e sensibilità. Questo è il “processo culturale” in atto a Palermo: un riscatto di popolo! Un processo culturale dal quale nessuno è escluso.

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