Per un turismo sostenibile

Nel messaggio dei vescovi italiani il richiamo ai viaggiatori sulla Terra di Dio, per far crescere un turismo autenticamente sostenibile capace di contribuire alla cura della casa comune

Il 1° settembre ricorre la Giornata per la custodia del creato. Il turismo è un fenomeno che muove nel mondo circa un miliardo e duecento milioni di persone. Nel nostro Paese ogni anno transitano circa 60 milioni di turisti, pari alla stessa dimensione della popolazione italiana.

Non possiamo quindi non pensare che a un turismo sostenibile, capace di preservare il nostro territorio e non deturpare, per poter avere a cura la nostra casa come bene comune.

Il ministero dei Beni e delle attività culturali e del turismo (Mibact) ha adottato il Piano strategico del turismo 2017-22, dando molta importanza alla sostenibilità.

Come fare per vivere la sostenibilità nel turismo?

Innanzitutto bisogna cercare di mettere in pratica la Laudato si’, di Papa Francesco perché bisogna avere la consapevolezza di essere parte di una creazione in cui siamo custodi di un patrimonio non solo nostro ma di tutti.

Il Papa scrive che l’ecologia integrale è «inseparabile dalla nozione di bene comune». Questo vuol dire che bisogna fare scelte solidali, sostenibili, per preservare il nostro pianeta.

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Nel Messaggio Cei per la Giornata nazionale del primo settembre, i vescovi italiani sottolineano poi l’impegno a far crescere un turismo autenticamente sostenibile, capace cioè di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza, evitando «sprechi di energia, cibo e consumo di suolo».

Bisogna mettersi in ascolto verso la natura, avere uno sguardo d’amore verso il territorio che ci circonda.

Anche noi «siamo viaggiatori su una terra che è di Dio e che come tale va amata e custodita», si legge nel messaggio. Un turismo quindi «capace di contribuire alla cura della casa comune e della sua bellezza». Oggi più che mai, aggiungono i vescovi, «la mobilità è parte del nostro essere umani». Ed è «aumentata in questi ultimi decenni di globalizzazione in molte direzioni: mobilità è quella drammatica dei migranti, che si trovano a viverla spesso in condizioni inaccettabili, ma è anche quella di chi viaggia per conoscere luoghi e culture».

Quindi la Giornata diventa un richiamo a far crescere «la cultura della cura» nel turismo. Il messaggio dei vescovi indica alcune buone pratiche. Innanzitutto gli operatori del settore sono tenuti a «garantire forme di ospitalità che impattino il meno possibile sull’ambiente» evitando «sprechi di energia e di cibo» e soprattutto il «vorace consumo di suolo». Bisogna, inoltre, far privilegiare «ovunque i mezzi pubblici» piuttosto che il trasporto privato. Il “turismo sostenibile” è sinonimo «della “civiltà dell’amore”, dell’accoglienza, dell’ospitalità, della sobrietà e del rispetto della terra, del mare, del cielo. E la custodia del Creato costituisce, insieme al lavoro, una nuova frontiera dell’evangelizzazione».

La Giornata per la custodia del creato, dal 2015 è stata estesa da papa Francesco a tutta la Chiesa chiamandola Giornata mondiale di preghiera per la cura del Creato e, come si legge nel messaggio Cei, è «elemento di convergenza ecumenica fra le diverse Chiese». La sfida a “custodire” deve caratterizzare un turismo davvero sostenibile che, precisa il messaggio Cei, ha come «fine la persona e non il profitto». Un «turismo alla rovescia» dove «non sono i turisti a entrare, ma le comunità locali che entrano nel cuore e nella mente dei turisti, un viaggio dell’anima» che ci impegna a lasciare il mondo «un po’ migliore di quanto non lo troviamo.

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