Un sinistro progetto jihadista in Africa

Secondo fonti di intelligence francesi, il movimento jihadista al-Qaeda nel Sahel sta portando avanti un progetto per stabilire nel continente africano una base di operazioni per attaccare l’Europa e l’Occidente.

Al-Qaeda nel Sahel sta attualmente sviluppando un progetto di espansione verso il Golfo di Guinea, in particolare in Costa d’Avorio e Benin: lo ha rivelato lunedì 1 febbraio Bernard Emié, capo della Direzione generale della sicurezza esterna (Dgse) francese. Il capo dell’intelligence francese ha mostrato le immagini di un vertice, tenutosi nel febbraio 2020, che ha riunito nel Mali centrale i massimi dirigenti locali delle milizie jihadiste. Riunione che, secondo Emié, aveva lo scopo di avviare operazioni su larga scala.

Secondo il funzionario francese «i terroristi stanno da tempo finanziando l’infiltrazione di agenti in Costa d’Avorio e Benin […] Sono anche stati posizionati guerriglieri al confine tra Nigeria, Niger e Ciad». Il continente africano, un tempo risparmiato da attacchi terroristici e guerre su scala internazionale, assiste da qualche anno all’infiltrazione, nelle pieghe di confini incontrollati, di gruppuscoli armati determinati a scatenare il caos, in particolare nel Sahel.

Forse l’obiettivo delle bande armate intervenute nel 2012 in Mali, dopo la caduta di Gheddafi in Libia, era la destabilizzazione degli stati del Maghreb meridionale, ritenuti sufficientemente deboli da subire un attacco organizzato per insediarvi repubbliche fantoccio che potessero fungere da basi di un’ulteriore infiltrazione nei Paesi confinanti. Questo progetto potrebbe essersi evoluto: invece di destabilizzare semplicemente gli stati del Sahel meridionale, saccheggiando remoti villaggi o attaccando le forze armate male addestrate di quei Paesi, i gruppi jihadisti avrebbero deciso di stabilire in Africa la base per un successivo attacco all’Occidente.

«Da un anno e mezzo gli europei hanno forse compreso cosa c’è dietro all’espansione dei jihadisti in Africa: si potrebbe trattare di una concreta minaccia, quella di stabilire una base di retroguardia nel Sahel, come è successo in Medio Oriente», ha detto recentemente la ministro francese della Difesa Florence Parly. La Francia ha dispiegato oltre 5 mila militari nella regione del Sahel dall’inizio dell’Operazione Barkhane, nel 2014.

Il presidente Emmanuel Macron ha confermato a gennaio 2021 che Parigi si sta preparando ad “adeguare i suoi sforzi” nella regione. È in questo contesto e alla luce delle nuove informazioni fornite dall’intelligence che i dettagli del riadattamento di Barkhane saranno discussi dalla Francia e dai suoi alleati del G5-Sahel (Mauritania, Mali, Niger, Burkina Faso e Ciad) durante il vertice in programma a N’Djamena (Ciad) il 15 e 16 febbraio prossimi.

Anche per l’Italia è rilevante considerare e valutare queste informazioni e decisioni che direttamente o indirettamente condizionano la fuga in Libia di molti profughi subsahariani che, dopo lunghe e travagliate sofferenze, tentano disperatamente di attraversare il Mediterraneo per raggiungere clandestinamente Malta, Lampedusa, la Sicilia e le coste meridionali italiane.

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