Un salario minimo per i lavoratori delle piattaforme digitali

Il Parlamento Europeo chiede un salario minimo, condizioni eque per i lavoratori delle piattaforme digitali ed equilibrio tra lavoro e vita privata.

Secondo la definizione di Eurostat, gli individui sono a rischio di povertà quando lavorano per più di metà anno e il loro reddito annuale è inferiore al 60% del livello di reddito medio familiare nazionale al netto dei contributi sociali. Inoltre, i dati di Eurostat mostrano che il 9,4% dei lavoratori europei si trovava a rischio di povertà nel 2018. Infatti, laddove esistono, i salari minimi non sono aumentati allo stesso ritmo di altri tipi di salari in molti Paesi dell’Unione europea (UE), esacerbando le disuguaglianze di reddito e la povertà lavorativa e riducendo la capacità dei lavoratori a bassa retribuzione di far fronte alle difficoltà finanziarie.

Il lavoro tramite piattaforme è in rapido sviluppo nell’UE in un numero sempre maggiore di settori di attività. Può offrire maggiore flessibilità e più opportunità di lavoro e di reddito aggiuntivo anche a coloro che potrebbero avere maggiori difficoltà a entrare nei mercati del lavoro tradizionali. Però alcuni tipi di lavoro tramite piattaforme sono anche associati a condizioni di lavoro precarie, che si manifestano nell’assenza di trasparenza e prevedibilità degli accordi contrattuali, in problemi di salute e sicurezza e nell’insufficiente tutela sociale. Altri problemi collegati al lavoro tramite le piattaforme sono la sua dimensione transfrontaliera e la questione della gestione mediante algoritmi. Questi sviluppi e la natura transfrontaliera delle piattaforme digitali mettono in luce la necessità di un’iniziativa dell’UE per migliorare le condizioni di lavoro delle persone che lavorano tramite tali piattaforme.

Il Parlamento europeo ha dunque accolto con favore la proposta della Commissione europea di una direttiva UE su salari minimi adeguati, descrivendola come un passo importante per garantire che tutti possano guadagnarsi da vivere con il proprio lavoro e partecipare attivamente alla società. Dove applicabile, la direttiva dovrebbe garantire che i salari minimi legali siano sempre fissati al di sopra della soglia di povertà. Inoltre, gli eurodeputati esortano la Commissione europea e i Paesi europei ad includere la prevenzione della povertà lavorativa nell’obiettivo globale di porre fine alla povertà nell’Unione.

Il lavoro è il mezzo migliore per combattere la povertà, ma questo non è vero per i lavori nei settori a bassa retribuzione e per coloro che lavorano in condizioni di lavoro precarie e atipiche, come i lavoratori delle piattaforme digitali. Nei propri Orientamenti politici, Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, sottolinea che la trasformazione digitale «comporta rapidi cambiamenti che influiscono sui nostri mercati del lavoro», e si è impegnata a cercare «modi per migliorare le condizioni di lavoro degli operatori delle piattaforme digitali».

Infatti, la crisi scaturita dalla pandemia di Covid-19 ha accelerato la trasformazione digitale e l’espansione dei modelli di attività basati su tali piattaforme. Alcune piattaforme hanno svolto un ruolo importante nel garantire l’accesso ai servizi durante i periodi di lockdown. Allo stesso tempo, però, la crisi sanitaria ha ulteriormente messo in evidenza la situazione vulnerabile di coloro che lavorano nell’economia delle piattaforme, sia in termini di esposizione a rischi per la salute e la sicurezza che di limitatezza delle tutele sociali e delle prestazioni corrispondenti.

Per questo gli eurodeputati chiedono che il quadro legislativo relativo alle condizioni minime di lavoro deve essere applicato a tutti i lavoratori come ulteriore elemento della lotta contro la povertà dei lavoratori, inclusi i lavoratori precari e atipici della cosiddetta gig economy, cioè, per l’appunto, quella del lavoro a chiamata, occasionale e temporaneo.

I lavoratori delle piattaforme digitali devono essere inclusi nelle leggi vigenti in materia di lavoro e nelle disposizioni in materia di sicurezza sociale. Inoltre, la proposta legislativa della Commissione europea dovrebbe garantire che i lavoratori delle piattaforme possano costituire rappresentanze dei lavoratori e formare sindacati per concludere contratti collettivi.

Inoltre, gli eurodeputati invitano gli Stati membri a recepire rapidamente la direttiva sull’equilibrio tra attività professionale e vita familiare e a darle piena attuazione. Del resto, le donne sono in media più esposte degli uomini al rischio di povertà e di esclusione sociale rispetto agli uomini e, pertanto, è fondamentale far fronte al divario retributivo di genere e garantire l’accesso a un’assistenza all’infanzia di qualità ed economicamente accessibile.

La Commissione europea ha avviato anche una consultazione delle parti sociali circa il miglioramento delle condizioni di lavoro di questi lavoratori. L’obiettivo di questa prima fase della consultazione  è quello di raccogliere le opinioni delle parti sociali europee sulla necessità e la direzione delle possibili azioni dell’UE per migliorare le condizioni di lavoro in tale settore.

Margrethe Vestager, vicepresidente esecutiva per il portafoglio Un’Europa pronta per l’era digitale, sostiene che «l’era digitale spalanca le porte a grandi opportunità per le imprese, i consumatori e i cittadini. Le piattaforme possono contribuire alla ricerca di un nuovo lavoro e alla sperimentazione di nuove idee imprenditoriali. Allo stesso tempo, dobbiamo garantire che i nostri valori europei siano correttamente integrati nell’economia digitale. Dobbiamo assicurarci che queste nuove forme di lavoro rimangano sostenibili ed eque».

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