Un reato ambientale ogni 18 minuti

L'ecomafia fattura 22 miliardi. Il delitto più contestato è l'inquinamento ambientale. Solo sei uffici su dieci hanno applicato la nuova legge    
Manifestazione contro i rifiuti in Campania nella Terra dei fuochi

Finalmente arrivano i primi frutti di una buona legge sui reati ambientali. Il 23 febbraio scorso nella Commissione parlamentare di inchiesta sul ciclo dei rifiuti è stato presentato il monitoraggio dell’applicazione della nuova normativa, diventata legge due anni fa (la legge sugli ecoreati era stata approvata con una maggioranza dei due terzi del Parlamento).

Il Parlamento durante la discussione sul Jobs Act
Il Parlamento

Tra i nuovi ecoreati spicca l’inquinamento ambientale. Numerose le contestazioni per delitti colposi contro l’ambiente, limitato il numero di quelle per il delitto di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività.

Sono 76 le indagini in corso per reati ambientali di cui 26 a carico di ignoti. Dal monitoraggio – condotto in collaborazione con il Servizio per il controllo parlamentare della Camera dei deputati, illustrato nel corso di un convegno a palazzo San Macuto a Roma – risulta che il 39,5 per cento degli uffici giudiziari che hanno trasmesso dati alla Commissione (167 in tutto, tra cui 117 procure) ha ammesso di non aver ancora applicato nessuna norma della legge, il 36,5 per cento ha dichiarato in maniera specifica di aver applicato le nuove norme penali e il 24 per cento ha dichiarato in termini generici di aver applicato la normativa.

Le contestazioni dei nuovi reati hanno una distribuzione alquanto uniforme sul territorio nazionale, con qualche picco dal punto di vista quantitativo nelle isole e al Sud, mentre tra i nuovi ecoreati la fattispecie più frequentemente contestata è l’inquinamento ambientale, che pure presenta – sempre secondo il report – “potenziali criticità sul piano interpretativo”. Il disastro ambientale è stato contestato in almeno 5 casi, a Torino, Perugia, L’Aquila, Roma e Cagliari. Una sesta contestazione a Foggia è in forse. Le indagini per morte o lesioni come conseguenza di inquinamento ambientale sono state 2, 6 quelle per delitti colposi contro l’ambiente, 3 per traffico di materiale radioattivo, 6 per impedimento di controllo, 3 per omessa bonifica.

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Numerose le contestazioni per delitti colposi contro l’ambiente, limitato il numero delle contestazioni per il delitto di traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività. La relazione – sottolineano i componenti della Commissione – non mira ad “un compiuto esame dell’efficacia della legge”, ma “allo stato è ipotizzabile che i numeri contenuti di contestazione dei delitti introdotti dalla legge 68 ne segnalino un campo di seria e ragionata applicazione e, al contempo, che la sua entrata in vigore abbia prodotto effetti di prevenzione generale, a fronte della previsione di sanzioni più gravi”.

Nel nostro Paese avviene un reato ambientale ogni 18 minuti, cioè 80 al giorno, quasi 30 mila l’anno (fonte Legambiente). E un fatturato che, nonostante la crisi degli ultimi anni, raggiunge quota 20 miliardi. Nell’applicare la nuova norma sono però emerse due criticità: la carenza di “personale di polizia giudiziaria specializzato” e la necessità di “nuovi o maggiori oneri finanziari” per affrontare queste nuove competenze. La necessità di aumentare le risorse degli uffici giudiziari per perseguire i nuovi reati contro l’ambiente è stata ribadita anche dal procuratore di Roma, Giuseppe Pignatone.
Il presidente della Commissione Ecomafie, Alessandro Bratti (Pd), ha commentato che “la legge sta lavorando bene. Ci sono delitti come quelli di inquinamento ambientale che cominciano ad essere segnalati. Serve però un lavoro di formazione e collaborazione fra i vari enti e polizie”. Per Bratti “la legge sugli ecoreati, insieme con la riforma delle agenzie ambientali, la legge sulla green economy e l’unione fra forestali e carabinieri, dà a questo paese una architettura istituzionale in tema ambientale fra le più avanzate d’Europa”.

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