Un porto sicuro per le nuove generazioni

In una società in profonda trasformazione, attraversata da una drammatica crisi educativa, dai ritmi frenetici che non lasciano spazio a relazioni stabili, i nonni rappresentano per i nipoti un punto di riferimento affettivo e valoriale sicuro. La conferma nelle pagine di Nonni oggi, se non ci fossero bisognerebbe inventarli (Città Nuova) di Ezio Aceti
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Come sono i nonni oggi? Assomigliano o si di­scostano rispetto a quelli di una volta?

Certamente comprendiamo che la relazione tra nonni e nipoti va inquadrata in un contesto più am­pio, che include necessariamente la relazione di en­trambi con i loro genitori. Ma quando parliamo di genitori, a chi ci riferiamo? Oggi, diversi bambini si trovano a dover gestire rapporti differenti, non solo con un padre e una madre, ma con più padri e più madri.

Le nuove tipologie di famiglia (separate, divor­ziate, allargate, multietniche, monoparentali…) de­terminano una tale complessità di rapporti, che le relazioni (spesso fragili e aleatorie) faticano a essere comprese fino in fondo dai bambini.

Sono proprio i rapporti stabili e duraturi a esse­re continuamente messi in discussione e minaccia­ti, tanto da preoccupare i maggiori studiosi dell’in­fanzia, alle prese con nuove emergenze evolutive e nuove patologie emotive relazionali un tempo sco­nosciute.

Insomma, inutile nasconderlo: l’oggi è in crisi. E la crisi non è solo economica, ma specialmen­te educativa, vedendo minacciati gli assunti di base di ogni trasmissione valoriale da una generazione all’altra.

Per renderci conto del fenomeno caratterizza­to dalla profonda crisi educativa e di senso della società odierna, citiamo, solo come esempio indi­cativo, alcune affermazioni pronunciate o scritte da eminenti studiosi o personalità nel campo dell’edu­cazione e della formazione.

«Questa è una delle epoche più buie della sto­ria dell’umanità» (María Zambrano, filosofa spa­gnola). «In questi ultimi quarant’anni sono avvenu­ti molti più cambiamenti dei 1970 anni preceden­ti» (Umberto Galimberti, psicologo e filosofo). «In questa società esistono ancora il bene e il male?» (Paul Ricoeur, filosofo francese). «Oggi il mondo con cui ci guadagniamo i mezzi per vivere, i valo­ri della professionalità, la valutazione che la socie­tà dà alle virtù e ai successi, i legami intimi e i di­ritti acquisiti, tutto questo è fragile, provvisorio e soggetto alla revoca» (Zygmunt Bauman, sociolo­go polacco). «Siamo nell’emergenza educativa […] per questo la Chiesa dedicherà i prossimi 10 anni al tema dell’educazione» (Benedetto XVI).

Tutto questo testimonia l’urgenza dell’educa­re, di avere testimoni credibili in grado di garantire il passaggio da una generazione tradizionale a una postmoderna.

Sono i nonni le persone più adatte a favorire questo passaggio perché, con la loro disponibilità, possono diventare punto di riferimento per tanti. Ma ancora non è così. Ancora sono messi spesso in disparte, come conseguenza della cultura dell’im­mediato e dell’effimero che si è andata determinan­do con il crollo della società patriarcale.

[…]

Pur nella precarietà delle definizioni e coscien­ti di un contesto in continua evoluzione, proviamo a soffermarci su alcune caratteristiche particolari dell’oggi, per tentare una chiave di lettura utile alla comprensione.

Emozioni al centro: le relazioni oggi sono carat­terizzate per lo più dalle emozioni. Le cose si fanno se uno “le sente”. I bambini e i giovani sono diversi rispetto a un tempo. Le emozioni vengono vissute fino alle estreme conseguenze, dominando spesso il buon senso e la ragione. Quello che è emotiva­mente coinvolgente attira di più e viene esaltato dai mass media in modo esasperante. Tutti sappiamo che è tipico dell’adolescenza vivere in modo inten­so le sensazioni e le relazioni. Ecco, la società di oggi sembra eternamente adolescente, sempre sul punto di precipitare o esaltarsi per poco. E i bam­bini e gli anziani ne fanno le spese. Se una volta gli anziani avevano una loro dignità e venivano rispet­tati e interpellati per i loro consigli, oggi non è più così. Gli anziani, per essere considerati, devono ap­parire, tornare adolescenti.

[…]

Legami fragili e spezzati: gli stili educativi oggi sono spesso caratterizzati da lassismo e confusio­ne. Convivono fianco a fianco stili rigidi e autoritari con stili permissivi e apatici. Il benessere ad ogni costo e la frenesia dell’apparire determinata dai mass media hanno messo fuori gioco la fatica della conquista, la lotta per portare a termine i compiti e gli impegni, la perseveranza della parola data e di tutto quanto è sostenuto dalla fedeltà agli impegni. In questo contesto nascono le nuove dipendenze (dal gioco, dallo shopping, dal sesso, dal lotto…), aumentano i legami “mordi e fuggi” e purtroppo diminuiscono gli impegni. Il permissivismo educa­tivo favorisce nel bambino la convinzione che potrà avere tutto, basta chiederlo, e che non occorrano la fatica e l’impegno, con la conseguenza di enor­mi delusioni e drammatizzazioni quando ciò non accade.

Sul versante dei nonni, la situazione è ancora più complessa perché, oltre al cambiamento de­scritto, la fatica è nella crisi generazionale che in­combe sempre più. La famiglia tradizionale infatti sta sempre più cedendo il posto a quella nucleare moderna, ove più che di famiglia occorre parlare di famiglie e più che di nonni, forse è bene parlare di pluri-nonni.

Al termine di questo excursus sociale, è arri­vato il momento di tracciare il ruolo dei nonni, del loro modo di muoversi e soprattutto di intravedere un loro modo nuovo di essere.

[…]

In una società che rischia di disgregarsi e smar­rirsi, i nonni possono essere quelle travi portanti che non mollano, che sostengono gli elementi più importanti, impedendo il crollo e la distruzione. I nonni possono e debbono farsi sentire non tanto alzando la voce, ma prendendo coraggio dalla loro luce interiore nel compito e nella chiamata che a loro vengono chiesti: presentare le loro radici come sorgente di luce.

Altro che “vecchi relegati in istituzioni di acco­glienza”, ma fari di luce per tutti.

E, anche se vengono ricoverati in case di ripo­so, possono ugualmente dare senso ai loro nipoti mediante il coraggio dell’attesa, la pazienza della sopportazione e la sofferenza offerta per amore. Per amore dei loro figli e dei loro nipoti. E forse questo è quello che più vale.

Da Nonni oggi, se non ci fossero bisognerebbe inventarli di Ezio Aceti (Città Nuova, 2013) pp. 92; € 8,00

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